20 - Ponente, 5 anni e 358 giorni fa (III)

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Il deserto polveroso era una lingua arida che attraversava l'entroterra di Ponente. Lungo l'unico fiume erano sorte oasi di medio piccole dimensioni. Tre erano grandi abbastanza da veder riconosciuta la loro esistenza sulle mappe, le altre quarantuno contavano in media dalle cinque alle quindici case e non avevano granché da raccontare di sé al resto del mondo.

Dopo poco più di due ore di cammino, Agata e Tseren videro in lontananza una macchia verde, proprio nel punto in cui il fiumiciattolo si ingrossava. La ragazza sapeva che la gente di quella zona si dedicava principalmente a due attività: il trasporto di persone e merci da un'oasi all'altra e l'estrazione di fossili.

Il deserto di Ponente era la parte del continente dove si presupponeva fosse nata la civiltà, perlomeno questa era la teoria più diffusa, comprovata da ritrovamenti archeologici di vario tipo. C'erano talmente tanti fossili, sepolti a circa otto metri di profondità, che negli ultimi anni si era creata una vera e propria domanda di mercato. I ricchi, tanto di Ponente quanto di Levante, erano disposti a pagare profumatamente per un reperto risalente agli albori della razza umana. Le oasi non si erano lasciate sfuggire l'occasione di agguantare uno stile di vita migliore. Da quando era esplosa la "corsa ai fossili", la gente poteva permettersi di spostarsi con mezzi di trasporto trainati da animali invece che a piedi, e sulle tavole erano comparsi cibi pregiati come i chicchi di riso viola ripieni di linfa o i polipetti a più teste, alimenti che per le altre zone di Ponente erano all'ordine del giorno. L'altra faccia della medaglia era però che il deserto si era riempito di buche. Non appena veniva individuato un luogo promettente, si cominciava a scavare fosse grandi abbastanza da permettere la discesa di una o due persone. Questo era uno dei motivi per cui la polvere, da sempre un tratto caratteristico del deserto, era divenuta onnipresente.

Agata e Tseren raggiunsero l'oasi che il sole era ancora alto nel cielo e cominciarono subito a cercare lavoro.

«Mi stai dicendo che devo scegliere tra cavalcare degli animali per portare pacchi in giro per il deserto oppure trascorrere la giornata sottoterra alla ricerca di pietre?» chiese Tseren perplesso.

Agata annuì. «C'è un motivo se nessuno vuole lavorare da queste parti...» precisò la ragazza.

Tseren si dondolava da un piede all'altro. «La prima possibilità è fuori discussione. Gli animali mi stanno alla larga e non ho intenzione di essere trasportato da un'altra creatura, visto che a mia volta detesto l'idea che un essere umano cavalchi la mia forma di drago» gli occhi blu si accesero di fastidio al solo pensiero.

Agata si ricordò che Tseren le aveva detto che amava stare in alto, approfittava infatti di qualsiasi occasione per arrampicarsi su qualche tetto o albero. Anche l'attività di scavatore, lontano dal cielo, doveva sembrargli una tortura. Ora che il Drago aveva condiviso con lei il suo disprezzo per il fatto che gli uomini usassero con tanta leggerezza le altre creature come mezzi di trasporto, si sentiva piuttosto a disagio a scegliere il lavoro di fattorino del deserto. Anche se l'idea di calarsi a parecchi metri di profondità nel suolo era alquanto angosciante.

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«Ho finito proprio oggi di scavare una buca grande abbastanza per due persone della vostra taglia. Il salario è quanto offro agli altri scavatori che lavorano per me, più un bonus se superate una certa quantità di ritrovamenti a settimana... Vi interessa?» chiese loro un ponentino sovrappeso allungando un contratto.

Agata sbirciò le cifre che l'uomo aveva scarabocchiato sulla bozza del documento. Cercava di non far cadere l'occhio sulla pancia pelosa che strabordava da sotto la maglietta di tela, era uno spettacolo raccapricciante. Il piccolo impresario era a capo di un gruppo di scavatori e si era avvicinato non appena aveva intuito che i due nuovi arrivati erano alla ricerca di un lavoro.

«Il contratto si rinnova di due settimane in due settimane. La maggior parte dei lavoratori non resiste troppi giorni di fila...» ridacchiò, nonostante ci fosse ben poco da ridere.

Due settimane costituivano un intervallo di tempo perfetto e con i guadagni sarebbero riusciti ad assicurarsi i posti per il passaggio a Levante. Agata aveva sentito dire che gli stipendi per il lavoro di scavatore del deserto erano da capogiro, ma quando aveva visto quelle cifre con i propri occhi, era a malapena riuscita a trattenere un'esclamazione di stupore. Il salario di una settimana di lavoro equivaleva a quanto i suoi genitori accumulavano in tre mesi di pesca.

Trovarono un posto letto presso la locanda più grande dell'oasi, occupata unicamente da scavatori. Dal momento che la maggior parte degli ospiti erano uomini, le poche donne dormivano insieme nella stanza della figlia adolescente dei proprietari, il locale più spazioso del pianterreno.

La ragazzina era vivace e saccente, abituata alla compagnia rude degli scavatori aveva imparato a controbattere in modo arguto alle loro battute. Il suo modo di fare ricordava ad Agata una delle compagne di dormitorio, Isaba. Ma al contrario di quest'ultima, la giovane Primi amava studiare. E proprio per questo motivo lei e l'Ascendente legarono fin da subito.

Le coppie che volevano dormire insieme si sistemavano nella tendopoli nello spiazzo dietro la casa. Non appena si faceva buio, il cortile si illuminava, le luci filtravano dalle pareti delle tende di paglia, in contrasto con la fitta oscurità del deserto. Nonostante il fiume scorresse proprio lì vicino, non si sentiva lo scrosciare tipico dell'acqua, forse perché la portata era debole o forse perché il deserto polveroso aveva un modo misterioso di ovattare i rumori.

La comunità degli scavatori era talmente variegata, che Tseren passava quasi inosservato. Non ricevettero domande curiose sul suo sguardo inusuale. Nonostante ci fossero altri levantini dagli occhi a mandorla e nessuno li avesse di quel colore, il suo sguardo era probabilmente considerato solo un altro tratto esotico.

Così come aveva imparato la terminologia tecnica della pesca, Tseren cominciò fin da subito ad afferrare alcuni dei termini propri del lavoro da scavatore. Mentre Agata era una mente teorica, che amava imparare le regole e usarle per decodificare la realtà, Tseren viveva nel presente fatto di azioni e reazioni, era uno di quegli spiriti attrezzati con le caratteristiche per sopravvivere in qualsiasi contesto. Agata lo osservava interagire amichevolmente con gli altri scavatori e si ritrovava a pensare che se doveva passare il resto della propria vita con una persona, era contenta che fosse proprio lui.

L'ultimo dei Draghi [completata]Where stories live. Discover now