51 - Levante, 5 anni e 191 giorni fa

3.9K 512 187
                                    

I tre sedevano in silenzio nella carrozza, in lontananza brillavano le luci del capoluogo di Levante, adagiato sulla catena collinare dalla forma sgraziata che segnava la fine del deserto roccioso. Chissà com'era la gente che abitava la città e quanto tempo avrebbero trascorso lì prima di ripartire. Thuluun aveva parlato di una mansione di famiglia, che era anche il centro di smistamento delle merci nella zona montuosa.

Improvvisamente l'anziano colonnello prese a rovistare tra le proprie cose alla ricerca di nuova bottiglia, visto che aveva lanciato in un punto imprecisato del deserto quella che fino a poco prima si stava scolando senza pudore. Una volta che il mercante ebbe trovato altro alcol, ripresero la conversazione da dove si era interrotta.

«Tumur sapeva...» esordì il Drago, ma Agata gli diede un colpo leggero sulla gamba.

«Il padre di Tseren era a conoscenza del piano per sterminare i Draghi?» lo interruppe la ponentina, mentre con lo sguardo lo ammoniva. Non era il caso di riferirsi a Tumur in quel modo, dopo che per giorni lo aveva chiamato "padre".

«Ne eravamo tutti a conoscenza, purtroppo. E Tumur fece quello che qualsiasi buon padre e marito avrebbe fatto: cercò di salvare la sua famiglia» le condizioni dell'uomo erano ormai pietose, pur da seduto ondeggiava come se fosse su una barca invece che sulla terraferma e tutte le volte che si portava la fiasca alla bocca metà del liquido gli colava lungo il collo, inzuppandogli i vestiti.

Tseren fu improvvisamente contento che Thuluun non fosse suo nonno. Aveva cominciato a cambiare opinione su di lui in seguito all'aggressione nei confronti di Xhoán, ma quello spettacolo sgradevole gli aveva aperto definitivamente gli occhi. Non era tanto la dipendenza dall'alcol, ma le opinioni razziste sugli eventi che avevano portato all'estinzione della sua razza. Thuluun e Tumur sapevano e avevano scelto di non intervenire. Si erano schierati dalla parte dei mercanti che i Draghi consideravano amici e alleati.

«Perché allora non sono fuggiti insieme?» domandò il ragazzo cercando di capire se Thuluun fosse a conoscenza della verità.

«Mi sono fatto un'idea...» gli occhi del colonnello si fecero piccoli, «Una volta che il veleno cominciò a fare effetto, circa mezz'ora dopo l'inizio del banchetto, tutti i Draghi rimasero paralizzati. Tutti tranne ovviamente tua madre, ragazzo. La figlia di Daishir era l'unico Drago assente e nessuno vi diede peso. La sua famiglia pensò probabilmente che fosse ancora debole a seguito del parto, mentre gli uomini erano convinti che Tumur l'avesse portata via, come da accordi».

Tseren e Agata pendevano dalle labbra di Thuluun e la ragazza si era avvicinata al Drago, le sembrava quasi di ascoltare una storia dell'orrore, per di più in una notte senza luna, nel bel mezzo del deserto di Levante.

«Non sto qui a raccontarvi cosa successe una volta che i Draghi furono troppo deboli per reagire. Non ne sopravvisse nessuno e per non lasciare traccia fu dato fuoco a qualsiasi cosa» il tono di voce dell'uomo si era fatto più soffice, forse finalmente si era reso conto dell'effetto che le sue parole avevano su Tseren.

«Nessuno si accorse di mio figlio, che per qualche motivo era rimasto solo nella tenda, probabilmente privo di sensi, se non addirittura senza vita» e qui il ricordo di come Tumur fosse stato arso, forse vivo, ebbe l'effetto di far rinsavire momentaneamente il mercante. Il vecchio posò la bottiglia a terra e guardò in direzione dei due ragazzi, cercando lo sguardo del giovane che considerava suo nipote, come a voler condividere la sofferenza. Riconobbe un sentimento simile nei suoi occhi e si decise finalmente a concludere la storia.

«Mi sono fatto un'idea» riprese, «Credo che l'Ascendente di tua madre sia riuscito in qualche modo a liberarsi e l'abbia convinta a fuggire. Non era un segreto che tra i due ci fosse del tenero. Dopo aver attaccato alle spalle mio figlio, ti hanno preso e hanno lasciato il villaggio, alla vigilia della festa, senza che nessuno se ne accorgesse» concluse e lo sguardo si riempì d'odio al solo nominare Xhoán.

«Deve essere andata così» intervenne Agata per evitare che Tseren tradisse i suoi veri sentimenti. Si chiese se il vecchio fosse veramente convinto che Xhoán avesse attaccato Tumur alle spalle, oppure se era l'ennesimo tentativo di screditare lo sciamano agli occhi di Tseren.

Una volta terminato il racconto, il vecchio mercante si sdraiò a terra e prese a ronfare in modo sguaiato.

«Mi dispiace tanto, Tseren. Il modo in cui la tua famiglia è stata massacrata è terribile» disse la ragazza in ponentese.

«Il modo in cui parla Thuluun è altrettanto terribile. Se è vero che si odia ciò che è diverso, io dovrei provare quello stesso sentimento nei confronti di tutti, inclusa te! E invece non è affatto così!» rispose il Drago e come se fosse la cosa più naturale si stese appoggiando il capo in grembo ad Agata. L'aveva fatto talmente tanto spesso negli ultimi due giorni, nella sua forma di drago, che probabilmente fu un riflesso incondizionato. Aveva bisogno di essere confortato e aveva agito spontaneamente.

La ragazza avrebbe voluto passargli la mano tra i capelli, ma temeva che il giovane avrebbe realizzato che in quel momento aveva le fattezze umane e così si limitò a stringere il bordo della panca imbottita su cui sedeva. Attese e attese e quando finalmente fu sicura che Tseren avesse preso sonno gli accarezzò dolcemente il capo. Il cuore non dava l'aria di voler rallentare e Agata decise di assecondarlo passando con leggerezza il dito sui lineamenti del Drago: le sopracciglia decise, la forma regolare del naso, gli zigomi contratti, le labbra calde.

«E qual è il sentimento che provi, invece?» sussurrò la ragazza tra sé e sé.

L'ultimo dei Draghi [completata]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora