42 - Levante, 5 anni e 197 giorni fa (I)

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I tre ragazzi arrivarono trafelati in prossimità del villaggio, stavano per attraversare l'ingresso che Tseren si fermò lanciando uno sguardo confuso verso la carovana. Fece un paio di passi in quella direzione, ma Agata lo afferrò saldamente per un polso.

«Andiamo a controllare prima come sta Xhoán» lo supplicò.

Tseren si liberò dalla presa. «Devo capire cosa è successo, se veramente... veramente mio nonno...»

«Per una volta, non puoi ascoltare prima la versione di Xhoán?» replicò la ragazza con un tono che recriminava il comportamento che il Drago aveva avuto negli ultimi giorni. Tseren si arrese, mosso dalla cruda verità che l'Ascendente gli aveva posto di fronte. Da quanto tempo non parlava a tu per tu con Xhoán?

Lo spettacolo che i due ragazzi si trovarono davanti una volta entrati nella tenda dello sciamano, fu più raccapricciante del previsto. L'uomo era infatti sdraiato sui cuscini sparsi a terra, privo di forze, un occhio completamente tumefatto e la mascella rigata da tagli che ancora sanguinavano copiosamente. Kheni aveva fatto del suo meglio, ma non aveva idea di come medicare il guaritore. Agata, al contrario, dopo aver osservato per settimane come Xhoán trattava l'una o l'altra ferita, aveva imparato a muoversi tra le garze e le erbe medicinali. Le risse erano all'ordine del giorno nel villaggio e la ragazza, pur non avendo ancora dimestichezza con la procedura, sapeva a grandi linee cosa fare.

Per prima cosa passò del liquido disinfettante sulle lesioni e chiese a Tseren di far bollire dell'acqua. Una volta che questa raggiunse la temperatura di ebollizione, fece sciogliere nel piccolo paiolo un dado appiccicoso che aveva individuato con facilità nella cesta dei medicinali.

Chiese al Drago di rimestare il contenuto finché l'acqua non fu evaporata del tutto, lasciando nella pentola una sostanza melmosa. Mostrò poi a Tseren e Kheni come ricoprire con quel rimedio naturale delle spesse foglie gialle, mentre lei continuava a passare il liquido disinfettante sulle ferite di Xhoán. Sapeva che le infezioni erano spesso letali e voleva essere sicura di aver pulito a fondo i tagli.

Kheni faceva del suo meglio per aiutare, ma era ancora sconvolta dalla scena cui aveva assistito poche ore prima e dalla corsa disperata su per il monte, le mani le tremavano violentemente. Tseren era altrettanto agitato e Agata sperava che la preparazione della pomata curativa lo distraesse dall'idea di andare a parlare con Thuluun. Temeva che il ragazzo si facesse prendere dalla collera, mentre sarebbe stato meglio confrontare il vecchio mercante la mattina dopo, lucidamente.

Una volta che il viso dello sciamano fu ricoperto dalle foglie ricolme della sostanza che doveva facilitare la cicatrizzazione delle lesioni, i tre ragazzi aiutarono l'uomo a stendersi. Subito dopo, Kheni disse che aveva bisogno di riposare qualche ora.

«Perché hai chiamato proprio noi?» le domandò Tseren a bruciapelo mentre la levantina stava per uscire.

«Me lo ha chiesto lo sciamano, mi ha persino spiegato come arrivare alla vostra tenda» rispose l'altra in un sussurro.

Agata si sedette al capezzale e chiese a Tseren di fare altrettanto, voleva vegliare per essere sicura che le condizioni dell'uomo non peggiorassero e perché aveva paura di perdere di vista il Drago.

Tseren era fuori di sé; dopo averlo visto lanciare un paio di volte un'occhiata nervosa verso l'uscita, Agata, ormai in dormiveglia, aveva afferrato un lembo della sua camicia. Non aveva intenzione di allentare la presa e il ragazzo guardò rassegnato la ponentina che poco dopo crollò per il sonno, con le gambe incrociate, la testa appoggiata al bordo del letto di Xhoán e quella mano serrata che lo tratteneva lì.

Lo sciamano respirava con fatica, per via degli impacchi che aveva sul viso, e ogni tanto si lasciava sfuggire un lamento di dolore. Tseren allungò il braccio per pulire la zona del naso e della bocca, così che l'aria passasse più facilmente.

Che cosa era successo tra i due? Il Drago conosceva bene l'indole pacifica di Xhoán ed era certo che non potesse essere stato lui a passare alle mani. Sapeva anche, però, che l'Ascendente di sua madre covava un annoso rancore nei confronti di suo padre e della famiglia di mercanti. Per questo aveva deciso di non renderlo partecipe di quello di cui era venuto a conoscenza negli ultimi giorni. Dopo anni, era finalmente libero di parlare di suo padre con qualcuno, qualcuno che lo amava profondamente. Sua madre non gli aveva mai descritto in termini chiari il rapporto che aveva avuto con Tumur, anzi si rabbuiava ogni volta che il figlio provava a tirare fuori l'argomento. E così, con il passare del tempo, Tseren si era rassegnato all'idea che non avrebbe mai conosciuto suo padre, neanche attraverso i racconti delle uniche due persone che avrebbero potuto condividere con lui i ricordi. L'arrivo del nonno aveva scoperchiato il vaso di domande che Tseren aveva sigillato con cura e il fatto che le risposte fossero tanto diverse da quello che aveva immaginato lo riempiva di gioia.

Vedere Xhoán in quello stato, ricoperto di lividi e in preda ai lamenti, gli fece tornare alla mente le parole poco lusinghiere che lo sciamano si era fatto sfuggire in un paio di occasioni. "La famiglia di tuo padre... Insomma non erano brave persone, Tseren". Quelle parole continuavano a torturarlo a tal punto che alla fine si divincolò dalla presa di Agata.

**********

Thuluun, un po' come tutti i vecchi, non aveva veramente bisogno di dormire. Tseren lo trovò infatti sveglio, seduto nell'oscurità di fronte alla carrozza più lussuosa, da cui si sentiva ronfare sonoramente. I sensi di Drago del giovane contarono cinque persone che dormivano tra i cuscini di seta, mentre il resto della comitiva era in parte ammassata nella seconda carrozza e in parte accampata nel deserto. Il vecchio colonnello stringeva in una mano una borraccia vuota e nell'altra una pipa maleodorante. Vegliava fumando, assorto nei propri pensieri.

«Mi dispiace, figliolo. Mi dispiace» disse non appena riconobbe la sagoma del nipote. Gli occhi di Tseren si accesero per un attimo di luce dorata e il ragazzo ebbe la conferma che il nonno non era ferito. Si pentì immediatamente di aver sospettato che lo sciamano eremita avesse picchiato quel vecchio che a stento riusciva a tenersi in piedi.

«Xhoán è come un padre adottivo per me» disse duramente il Drago.

«Lo so. Per questo sono uscito fuori di testa quando ha insultato Tumur. L'idea che tu sia cresciuto sentendo quelle menzogne sul tuo vero padre mi ha fatto salire il sangue al cervello. Cerca di capirmi, figliolo, nonostante la mia età ho lo spirito di un soldato. È così che affrontiamo i problemi, noi soldati, con una sana zuffa» si giustificò Thuluun con voce pacata.

«Xhoán non mi ha mai parlato male di mio padre, non mi ha proprio mai parlato di lui. E neanche mia madre» rispose freddo Tseren, "sana zuffa" non era l'espressione adatta a descrivere il volto tumefatto dello sciamano. Kheni aveva parlato di una vera e propria aggressione.

Il cielo si stava rischiarando e Tseren temette che se svegliandosi non l'avesse trovato accanto a Xhoán, Agata sarebbe stata molto delusa e così, dopo aver lanciato un'ultima occhiata amara, lasciò il vecchio mercante con i suoi vizi.

L'ultimo dei Draghi [completata]Where stories live. Discover now