43 - Levante, 5 anni e 197 giorni fa (II)

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Quando rientrò nella tenda, Tseren trovò Agata ancora addormentata. Xhoán invece si era alzato e stava cambiando gli impacchi sul volto.

«Ha fatto un buon lavoro» disse lo sciamano con voce roca, «Avrebbe dovuto far asciugare di meno la mistura, ma interrompere la cottura al momento esatto non è facile».

Tseren ci mise un po' a capire che l'uomo stava parlando delle doti di guaritrice di Agata. Rimase in silenzio mentre lo sciamano si puliva il viso e applicava nuovamente le foglie appiccicose sulle ferite.

«Sei andato a parlare con Thuluun?» chiese infine l'Ascendente senza alzare lo sguardo.

«Mi ha detto che hai insultato mio padre» rispose Tseren rimarcando ogni parola. L'altro iniziò a sgrassare il paiolo, sembrava non avere il coraggio di guardare il Drago negli occhi. Il ragazzo non l'aveva mai visto con le spalle così curve.

«Mi dispiace, Tseren, non avrei dovuto sputare tutto il veleno che ho dentro in quel modo. Penso ogni singola cosa che ho detto, Tumur non era una brava persona e Baya... Baya....» il resto della frase cadde nel vuoto e lo sciamano finalmente alzò il capo.

Tseren lo fissava severamente, i pugni stretti e gli occhi fiammanti. Xhoán sospirò, che senso aveva specificare che anche Baya la pensava allo stesso modo? La donna Drago non era lì a confermarlo e quelle parole avrebbero allontanato ancora di più il giovane, invece che riavvicinarlo.

«Mi dispiace, Tseren. Ho covato rancore nei confronti di Tumur e Thuluun per vent'anni e sono esploso. Mi dispiace» riprese lo sciamano.

Tseren sospirò a sua volta e riuscì finalmente ad aprire i pugni. «Qualsiasi cosa tu abbia detto su mio padre, non giustifica il comportamento di mio nonno. Non posso credere che ti ha quasi ammazzato di botte. Capisco che tu, da Ascendente, abbia detestato mio padre, ma viceversa non capisco cosa sia passato per la testa di mio nonno per picchiarti così» spiegò il Drago amareggiato.

Lo sciamano avrebbe voluto rispondere che alcune persone non hanno bisogno di un motivo per ricorrere alla violenza, è nella loro indole e godono dell'atto stesso di torturare il prossimo. Thuluun era quel tipo di persona, Xhoán l'aveva scoperto quarant'anni prima vedendolo spegnere la pipa rovente sul pelo dei cavalli. Ricordava le lacrime che Baya aveva versato di fronte a un gesto tanto crudele ed era il motivo per cui il Drago non aveva mai voluto avere a che fare con quella gentaglia, finché i genitori non l'avevano incatenata in un matrimonio combinato con uno di loro. Avrebbe voluto raccontare a Tseren quella storia, e tante altre storie simili, ma la paura di perdere il ragazzo era troppo grande e gravava sulle sue spalle come un macigno da quando il vecchio mercante aveva messo piede nel villaggio e nelle loro vite.

Tseren disse che voleva stare un po' solo e uscì dalla tenda proprio mentre sorgeva il sole.

«Puoi smetterla di far finta di dormire» disse lo sciamano con un tono di voce affettuoso. Agata si tirò su imbarazzata e scambiò uno sguardo triste con Xhoán.

«Mi sembrava una conversazione privata» disse preoccupata, «Xhoán, perché non racconti chiaramente la verità a Tseren?»

«Che verità?» rispose il levantino confuso.

«Perché detesti Tumur e il fatto... cioè i tuoi sentimenti per...» nonostante ci avesse rimuginato a lungo, le faceva strano condividere quei sospetti a voce alta. "Il fatto che tu abbia amato Baya" pensò e sperò che Xhoán non la costringesse a esprimerlo a parole.

Lo sciamano, con la sensibilità che lo contraddistingueva, colse al volo a cosa Agata si riferisse e le fece cenno di tacere. Tseren era ancora nelle vicinanze ed era la vigilia della settimana di luna nuova.

«È un momento delicato, non voglio confonderlo ancora di più» tagliò corto. Agata non riuscì a trattenere un'espressione delusa, ecco da chi aveva imparato Tseren a evitare le questioni spinose!

**********

La giornata trascorse velocemente, Agata avrebbe voluto controllare che Xhoán si medicasse a dovere. Tanto era zelante e attento nei confronti dei propri pazienti, quanto negligente nel curare se stesso. Lo sciamano la spedì invece a fare il giro delle visite al suo posto. Doveva prendersi cura delle persone che erano in fase di guarigione e osservare, senza intervenire, i casi più critici. Kheni, invece, fu mandata ad avvisare lo sciamano del villaggio più vicino, in modo che per un paio di giorni passasse da loro per controllare i malati gravi di Xhoán. Tseren girava attorno ad Agata irrequieto, non aveva dato segni di volersi chiarire con Thuluun e l'Ascendente si sorprese del fatto che questo la rasserenasse. Una parte di lei desiderava infatti tornare alla tranquillità delle settimane precedenti, aveva appena trovato un nuovo equilibrio e l'idea di lasciare tutto ciò per andare in guerra la atterriva.

La sera, quando il Drago e l'Ascendente rientrarono nella tenda dello sciamano, la cena era già pronta. Xhoán si era fatto la barba e ora, invece delle foglie gialle, le ferite erano ricoperte da una polverina arancione. L'occhio livido faceva ancora impressione, ma i tagli almeno si stavano rimarginando in fretta.

Si sedettero a tavola e Agata cominciò a raccontare delle gaffe che aveva fatto nel diagnosticare erroneamente le chiazze blu che erano comparse sul braccio della pittrice più rinomata del villaggio. Sperava di rallegrare un po' l'aria mesta che si respirava, ma i suoi racconti non parvero sortire l'effetto desiderato e la ragazza si alzò in piedi per servire la tisana fredda digestiva che bevevano alla fine di ogni pasto.

E mentre si riavvicinava con il vassoio in mano, vide Xhoán e Tseren, entrambi di profilo, come se li vedesse per la prima volta. Forse fu perché lo sciamano si era raso la barba e i lineamenti del volto erano visibili chiaramente. Forse fu la frazione di secondo in cui entrambi si passarono una mano sulla nuca e la ragazza poté mettere a confronto la forma del gomito. In quel momento Agata vide la somiglianza innegabile tra i due, una somiglianza che non era dovuta all'essere stati tanto a contatto l'uno con l'altro, ma che era il risultato di geni che si passavano di generazione in generazione.

Fece cadere a terra il vassoio, presa dal panico per quella verità che avrebbe preferito non vedere. Tremante si chinò per raccogliere i cocci e proprio mentre si feriva con un frammento, riconobbe il calore di Tseren al suo fianco: il Drago le aveva avvolto immediatamente una mano in un panno e la guardava allarmato. «Agata, cosa ti è preso?!» esclamò agitato.

Ma la giovane ponentina teneva lo sguardo fisso su Xhoán e l'uomo, così come aveva fatto fin dal giorno in cui si erano conosciuti, riuscì incredibilmente a indovinare i suoi pensieri e si portò il dito alle labbra, mentre con gli occhi la supplicava di non dire nulla.

L'ultimo dei Draghi [completata]Where stories live. Discover now