81 - Levante, 5 anni e 77 giorni fa (II)

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Tseren provò per l'ennesima volta a forzare le sbarre della gabbia gigantesca in cui era rinchiuso: una struttura fatta chiaramente per contenere il suo corpo di drago. Aveva dormito per giorni, probabilmente sotto l'effetto di qualche sostanza cui era sensibile persino lui, magari una droga miscelata appositamente. Non sarebbe stato strano, visto che quel luogo sembrava essere stato fatto su misura per lui.

La gabbia era al centro di un vasto hangar dal soffitto altissimo, un tetto di vetro che almeno lasciava intravedere il cielo; anche se forse sarebbe stato meglio non vederlo, il cielo. Averlo a portata di mano, ma non poterlo raggiungere, era una tortura per uno come lui, che sentiva da sempre il richiamo del suo elemento: l'aria.

La gola gli doleva, aveva gridato il nome di Agata ancora e ancora, ma nessuno si era degnato di spiegargli cosa ne sarebbe stato di lui e della sua Ascendente. Aveva il presentimento che da quella prigione non sarebbe mai più uscito, eppure gli sembrava un male sopportabile in confronto alla possibilità di non vedere mai più lei.

Quelle sbarre non erano fragili come quelle che, appena una settimana prima, aveva piegato con facilità: barre messe lì non per rinchiudere quello strano mezzo rettile che era con ogni probabilità un esperimento della FSI, ma per intrappolare lui. Tutto era una trappola, quello gli era evidente, ma una trappola di chi? Si trattava di Utukur, ne era certo. E proprio in quel momento ne ebbe la conferma.

«Non puoi forzare la gabbia, Tseren. Non riconosci il materiale? È uguale a quello che porti legato al polso» spiegò in modo pacato l'uomo con cui erano in viaggio da due mesi.

Agata entrò dopo di lui e, senza attendere, corse nella sua direzione con gli occhi carichi di terrore. I due intrecciarono le mani attraverso le sbarre e si scambiarono un bacio fugace, con una naturalezza che sembrava a tutti gli effetti già un'abitudine.

«Utukur è il fondatore della FSI! Vogliono fare delle sperimentazioni» sussurrò l'Ascendente cercando di condividere l'informazione più importante prima che l'altro si avvicinasse.

Tseren guardò con rabbia quel finto soldato, quel finto professore, l'essere più falso che avesse mai conosciuto. «Avresti potuto catturarmi in qualsiasi momento, perché mettere in piedi questa messinscena, facendomi credere che ci fosse un altro Drago vivente?»

Lo scienziato lo fissò con quell'espressione compiaciuta che non abbandonava il suo volto da giorni. «Non volevo rischiare che mi sfuggissi e... » A-8Z8 arricciò le labbra, «E sarebbe stato meno divertente».

 «Divertente?!» sbottò Agata fissando con odio l'uomo, ma lui si limitò a guardarla con sufficienza.

 «Credete che la vita eterna sia perfetta? Non vi viene in mente nessuno svantaggio?» rispose Utukur alzando le spalle, sembrava annoiato solo a parlarne «Tutto diventa monotono, non esistono più prime volte».

«Non finisce qui» disse il Drago a denti stretti.

«Oh ma questo è solo l'inizio, Tseren». L'altro fu colpito nel vedere negli occhi di Utukur una persona che non conosceva. Quell'uomo ingioiellato, e che esibiva con orgoglio lo stemma della FSI sulla veste, era uno sconosciuto. Avrebbe dovuto fidarsi dell'istinto: il levantino sagace e dalla lingua svelta non gli era mai piaciuto, ma mai e poi mai avrebbe immaginato che fosse tanto pericoloso. Aveva temuto le grinfie di Thuulun, ma le macchinazioni del vecchio mercante non erano niente in confronto a quella gabbia indistruttibile in cui Utukur l'aveva rinchiuso, giorno dopo giorno.

«È l'inizio per me, per i miei progetti di ricerca, per il contributo che puoi indirettamente portare alla scienza. È la fine della vita come l'hai conosciuta finora. Ma non deve essere così per Agata» A-8Z8 fissava il Drago negli occhi, l'Ascendente era una pedina che non gli serviva più e non meritava alcuna attenzione.

La mente veloce di Agata capì immediatamente dove il fondatore stesse conducendo la conversazione e la ponentina strinse più forte le mani del ragazzo. «Non ascoltarlo, Tseren!»

«Non c'è bisogno di costringere Agata a trascorrere il resto della sua vita qui» riprese l'altro, «Questa gabbia è abbastanza resistente a contenerti nelle settimane di luna nuova. Sei davvero tanto egoista da privare anche lei di un futuro?»

«Finiscila!» gridò la ragazza furiosa. Che ne sapeva Utukur di cos'era meglio per lei? L'ombra che aveva attraversato gli occhi chiari di Tseren non faceva presagire nulla di buono, lo scaltro scienziato stava attingendo ai suoi tormenti più profondi, a quella solitudine esistenziale cui il Drago si sentiva condannato da sempre.

«Non ho alcun motivo di farle del male, ma neanche di tenerla in vita» continuó implacabile il fondatore. «Certo, se tu ti impegnassi a collaborare...»

«È quello che ho sempre voluto: essere sicuro di non fare male a nessuno» lo interruppe Tseren con voce piatta. «E, anche se in un modo perverso, hai esaudito il mio desiderio». Tutta l'attenzione del Drago era concentrata su quell'uomo che lo teneva in pugno.

«Ti prego, Tseren» la voce dell'Ascendente era un lamento disperato.

«Agata, questa è la mia prigione, non la tua. Hai la possibilità di costruirti una vita normale, lontano da tutto questo. Con il tempo riuscirai a dimenticare, ne sono convinto. Tutti dimenticano per sopravvivere» le disse dolcemente. La voleva lontano da Utukur e i suoi capricci al più presto; al sicuro, con la famiglia e gli amici. Se le fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato.

La ponentina cominciò a singhiozzare, non le piaceva la piega che aveva preso quel discorso. Non voleva una vita normale, non voleva dimenticare i mesi trascorsi con Tseren, voleva lui e lui soltanto. Anche se significava vivere rinchiusa in un laboratorio il resto dei suoi giorni.

«Se la lasci andare e mi assicuri che sarà al sicuro, a Ponente, mi presterò a qualsiasi esperimento vorrai condurre». La voce di Tseren era carica di dolore, ma inflessibile.

«No!» gridò Agata tra le lacrime. «Io voglio rimanere con te!» aggiunse aggrappandosi a lui con le unghie, ma l'altro ritirò le braccia e si allontanò dalle sbarre. Se avesse continuato a starle così vicino forse avrebbe ceduto, l'idea di non rivederla mai più era peggio dell'idea di morire. Un po' sarebbe morto quel giorno, ne era consapevole, ma non poteva essere così egoista da trascinare Agata con sé, in quel baratro senza fondo che era il suo destino.

«Va bene. Non farò del male ad Agata; è una ragazza in gamba, sono sicuro che se la caverà e riuscirà a razionalizzare anche questa disavventura». A-8Z8 sembrava sincero e fece cenno alle guardie rimaste sulla soglia di portare via la giovane, che in ginocchio accanto alla gabbia tendeva le braccia verso il Drago.

«No! Lasciatemi! Lasciatemi! Tseren guardami, guardami!» Ma lo sguardo del giovane levantino era puntato verso le nuvole che passavano sul tetto di vetro dell'hangar. Non poteva guardarla o la sua determinazione sarebbe crollata.

Tseren aspettò che Agata fosse trascinata via e tornò a fissare con disprezzo il fondatore della FSI. «Se farai del male alla mia Ascendente, lo saprò. Se farai del male alla donna che amo, non ti basterà questa gabbia a contenermi» e il levantino battè con forza le nocche sulle sbarre, facendo vibrare l'oro degli Gnomi. I suoi occhi di Drago erano tizzoni infuocati dietro a quelli di uomo.

«Avresti dovuto dirlo a lei» si limitò a rispondere A-8Z8.

«Cosa?» replicò Tseren.

«Che la ami. Certe cose non vanno tenute dentro». E l'uomo gli lanciò uno sguardo intenso prima di lasciare la stanza.

Tseren vide la porta chiudersi alle spalle di Utukur e si soffermò su quelle parole che gli ricordarono l'amore sepolto tra i suoi genitori.

L'ultimo dei Draghi [completata]Where stories live. Discover now