Prologo

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Estate. L'estate è  una stagione che odio. Il sole non va assolutamente d'accordo con la mia carnagione pallida e i miei capelli rossi. Di solito quando vado al mare passo l'intera giornata sotto l'ombrellone in compagnia della mia amatissima protezione solare, che spalmo fino a diventare di un imbarazzante bianco marmoreo. 

Eppure eccomi qui: sotto il sole cuocente di Maui, lontana 7863 chilometri da casa mia. Non è stato facile prendere la decisione di partire però il bisogno che avevo di lasciarmi tutto alle spalle era più forte, così tanto da prevalere su tutto il resto.

L'ultimo hanno è stato come un fulmine a ciel sereno, così imprevedibile da riuscire a devastare  la mia vita buttandola completamente fino a non farla sembrare più la stessa. La mia vita non mi apparteneva più. La mia mente era sempre in subbuglio, tormentata in continuazione da pensieri malsani. Il mio cuore era inevitabilmente spezzato, in miliardi di piccoli frammenti che ormai non possono più essere ricongiunti. Ho pensato che l'unico modo per staccare definitivamente la spina dalla mia vita fosse: un altro cambiamento. Ho riflettuto molto negli ultimi due mesi e ho preso la decisione di prendermi una pausa da casa mia, da tutti quei luoghi comuni che fanno solo riaffiorare in me orribili ricordi. Ho deciso di partire. Inizialmente i miei genitori erano contrari a questa mia decisione, per loro anche se ho già compiuto vent'anni, da qualche mese ormai sono piccola. Quando hanno capito ero decisa ad andarmene mio padre mi ha proposto un compromesso: andare a lavorare, in un villaggio turistico, da un suo vecchio amico. Ho accettato. Mi sarebbe servito un lavoro in ogni caso per mantenermi dall'altra parte del mondo e sapere che loro sarebbero stati più tranquilli mi rassicurava togliendomi un pò di quel peso che mi opprimeva il petto. 
Oggi è il mio primo giorno di lavoro. Ho paura di non dare una buona impressione a Eric Sunway, l'amico di mio padre. Ha accettato che lavorassi per lui così, sulla fiducia e questo mi stringe lo stomaco in una morsa d'ansia. Osservo la scritta Aloha's Paradise costeggiata da due palme. Prendo un bel respiro, sistemo lo zainetto sulla spalla e varco la soglia del villaggio.

Varco l'entrata del villaggio e un paradiso terrestre si apre ai miei occhi: piante, mare, piscine e persone che sprizzano felicità da tutti i pori.
Sistemo il mio zainetto pesante sulla spalla e continuo a camminare.

«Scusa, sai dove posso trovare Eric Sunway?» domando alla prima ragazza in tenuta da lavoro che incontro. Passa lo sguardo su tutta la mia figura con una faccia disgustata.

«Si... La vedi quella casetta la?» indica un punto non molto lontano. Annuisco. «Ecco è li» afferma scocciata. Borbotto un grazie anche se vorrei prendere il bicchiere che è sul vassoio che tiene tra le mani e versarle il contenuto addosso.

Mi avvicino alla casetta che mi ha indicato. Noto che tutti i lavoratori sono ragazze, rigorosamente bionde, alte e con un fisico da urlo. Sei sicuro papà di non avermi mandato ad un concorso di bellezza?
«Cerco Eric Sunway» dico alla ragazza che si trova dietro al bancone.
Ecco l'ennesima Barbie. Mi guarda alzando un sopracciglio.

«Chi mi cerca?» il signor Eric spunta dietro alla ragazza dal viso angelico.
Mi rivolge un sorriso cordiale avvicinandosi a me.

«Sono Avery Nicholson» sorrido timidamente.

«Oh certo! La figlia di Tom!» esclama passandosi una mano tra i capelli grigi. «Seguimi» ordina facendo un cenno del capo.

Lo seguo all'interno della casetta. «Accomodati pure» indica la poltrona. Mi siedo e lui si siede difronte a me.

«Allora Avery giusto?» Annuisco. «Parliamo di lavoro» afferma.

«I turni sono due o la mattina e la sera o la mattina e il pomeriggio. Il tuo ruolo non è fisso. Sei come una sorta di cameriera aiutante e potrai cambiare postazione, anzi sarà sicuramente così» incrocia le braccia al petto.
«il tuo compito è quello di soddisfare ogni richiesta del cliente con un bel sorriso stampato in faccia, sempre se sono lecite ovviamente. Avrai una divisa come tutte le altre ragazze che ti verrà portata domani mattina al tuo appartamento» prende dalla tasca posteriore dei jeans scuri le chiavi e me la porge. Sorrido «Grazie!»
«Non devi ringraziarmi...» viene interrotto dallo sbattere delle porte.

«Salve padre, il Re è tornato!» urla una voce. Guardo verso la porta e vedo un ragazzo, un ragazzo venire verso di noi. Capelli castani chiaro, spalle larghe, carnagione dorata e un paio di occhiali da sole neri.
Anche se ha gli occhiali posso dedurre dal movimento della sua testa e dalla leggera smorfia che ha sulle labbra carnose che mi ha squadrato diverse volte.

«Chi è questa?» domanda guardando il padre abbassandosi leggermente gli occhiali per guardarlo.

«Una nuova dipendente» spiega. Il ragazzo volta la testa verso di me e mi guarda.

«Ora vai al mercato a prendere le cameriere Eric?» alza un sopracciglio.

«Quante volte ti ho detto di non chiamarmi per nome?» domanda infastidito il padre.
Il ragazzo si toglie gli occhiali e alza gli occhi al cielo.

«Eric lo sai che le vendite caleranno vero? Il rosso non va di moda» afferma e mi scocca un occhiata.

«Cosa vorresti dire?» domando sbalordita dalla sfacciataggine e dalla maleducazione di questo essere.

«Che c'è non hai sentito? Non dirmi che sei pure sorda!» sto per rispondere ma lui rivolge lo sguardo al padre iniziando a parlare nuovamente  «Ottimo lavoro padre, davvero! Io manco per un semestre e tu assumi individui del genere... Spero per te che almeno sappia fare il suo lavoro» da una pacca sulla spalla del padre e se ne va senza salutare. Che maleducato!

«Scusalo! Mio figlio è così... così... Non si può definire» la faccia mortificata di Eric mi fa fare un sorriso di comprensione. 

«Sono tutti come lui qui?» domando. Pregando Dio, con tutte le mie forze, che dica di no.
Il figlio di Eric, di cui non so ancora il nome, spunta dietro il padre con un sorrisetto impresso nel volto.

«Oh tesoro vorresti! Io sono il meglio, nessuno è come me» ghigna.

Ma non era andato via?

Forse stare a casa a crogiolarmi nei miei problemi non era così male. Posso farmi il segno della croce perché se tutti all'Aloha's Paradise sono così questa vacanza, se così la possiamo chiamare, sarà un vero e proprio inferno.

KMUTS☀️
Ciao ragazzi! Spero che mi seguirete in questa avventura.
Che ne pensate? Vi è piaciuto il capitolo?
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Un bacio e buon primo maggio❤️

Kiss me under the sunshine #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora