Capitolo 12

43.5K 1.4K 556
                                    

Ventun giugno, oggi. Lo stesso giorno l'anno scorso ho firmato un patto con il diavolo. Non avrei mai immaginato che tutto iniziasse così da un semplice "Ciao"

Sono seduta su una panchina sotto un salice piangente del parco nazionale di Philadelphia, il più grande della Pensilvenia, per ripassare le ultime parole del corso di francese per l'esame DALF.

Continuo a ripetere le parole che non mi ricordo mai ammirando i fiori colorati davanti a me.

«Ciao! Francese eh?» una voce mi fa distogliere lo sguardo dal libro. Un ragazzo dai capelli neri, gli occhi verdi e la faccia da bravo ragazzo, si mette davanti a me facendomi ombra con il suo corpo.

«Si» affermo e ribasso lo sguardo sul libro. Quando vedo che il sole non torna a baciare dolcemente la mia pelle alzo nuovamente lo sguardo su di lui.

«Hai bisogno di qualcosa?» mi acciglio.

Sorride «Se vuoi posso aiutarti» fa una piccola pausa «sono canadese e quindi diciamo che il francese lo so anche se non per scelta»

Si siede al mio fianco senza che io abbia detto di si, che volevo il suo aiuto.

Il pomeriggio trascorre velocemente e tutta l'ansia che avevo sembra essere sparita grazie alle sue battute.

«Allora Avery... Ci rivediamo?» si passa le mani sul dietro dei jeans slavati per togliere i residui d'erba.

«Io tra qualche giorno parto con la mia famiglia, magari quando torno» Non era vero... Non partivo, non così presto almeno. Avrei avuto tutto il tempo di vederlo almeno una volta prima di andare a Parigi però ho deciso di dare ascolto al consiglio di mia mamma 'Mai dare confidenza agli sconosciuti'.

«Quando torni?»

«A settembre» faccio finta di essere dispiaciuta.

«Oh... In che scuola andrai? Sai sono nuovo qui» si passa una mano tra i capelli neri imbarazzato.

«Alla Westmister» affermo.

«Anche io andrò in quella scuola» sorride «Allora ci vediamo a scuola, a presto rossa» Se ne va via, questo soprannome 'rossa' detto da lui non è scontato. Penso che niente con lui sarà scontato.

Mi risveglio da questo ricordo che è un incubo, il mio sguardo è fisso sullo schermo illuminato del telefono che segna la data di oggi.
Lancio il cellulare sul letto e corro in bagno.
Apro l'acqua del rubinetto e mi sciacquo il viso uno, due, tre volte. Rabbrividisco all'impatto con l'acqua ghiacciata.
Mi guardo allo specchio. Non è vero, è solo un ricordo! Lui non c'è, Trevis è morto. Ripeto a voce alta in continuazione guardandomi negli occhi come per auto convincermi.

Bussano alla porta. Per un momento penso che sia lui, che sia in qualche modo tornato dagli inferi per perseguitarmi ma poi, fortunatamente, torno alla realtà.
Mi asciugo il volto e vado verso l'ingresso.

«Chi è»

«Sono Brian apri» sorrido sollevata, mi serve proprio il suo buon umore e la sua positività oggi.

Apro la porta «Ciao»

«Ciao Avery» si passa una mano tra i boccoli color cioccolato sorridendo «Ti va di venire con me ad Hanauma? È una piccola baia, un vero paradiso terrestre»

«Io dovrei lavorare stasera»

«Torneremo in tempo»

Kiss me under the sunshine #wattys2019Where stories live. Discover now