Capitolo 33

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Un rumore persistente mi fa svegliare di soprassalto, come se mi fossi risvegliata dopo anni. Il mio telefono inizia a squillare e mi affretto a rispondere prima che la testa mi scoppi.

«Pronto» dico con la voce ancora impastata dal sonno.

«Avery ma che cavolo! Stai bene?»

«Si perché?» domando. Mi sento terribilmente rilassata, un po' frastornata ma completamente in pace con me stessa e con i sensi.

«Hai dormito per ventiquattro ore Avery!» strilla Tessa.

«Sto... Sto bene. Ora devo andare» dico per poi buttare giù. Poso sul letto il telefono e noto il barattolo delle pastiglie aperto su di esso. Mi vengono in mente della sera precedente e la tentazione di mandarne giù un altra si impossessa del mio corpo.

Ne afferro una, sto per portarla alla bocca quando il rumore dello scatto della serratura mi fa immobilizzare. La porta si apre e una sagoma entra all'interno della camera chiudendo la porta alle sue spalle. Il cuore inizia a battere con forza nel petto che penso si possa fermare da un momento all'altro per infarto. La paura che possa essere Travis mi si fa spazio nella mia mente, offuscandomi i pensieri.
La luce si accende e quando vedo che la sagoma tanto temuta è Dallas tiro un sospiro di sollievo e non riesco a trattenere delle lacrime, le quali iniziano a scorrere sul mio viso.
Dallas corre verso di me buttandosi in ginocchio ai miei piedi, così da rimanere alla mia stessa altezza.
Mi afferra il volto tra le mani e mi asciuga le lacrime con il pollice.

«Come stai? Mi hai fatto preoccupare rossa» sussurra appoggiando la fronte alla mia.
Si stacca leggermente da me, lo sguardo fisso nella pastiglia tra le mie mani. La nascondo dentro al pugno sperando che non faccia domande ma si guarda in torno e vede il barattolo. Lo afferra e ringrazio Dio di essere seduta perché probabilmente non reggerei il suo sguardo.

«Xanax? Sei pazza? Ti droghi?» urla. Scuoto la testa mentre le lacrime riprendono a scendere.

«No. Io... Io ho paura Dallas» dico tra un singhiozzo e l'altro.

«Paura?» il suo sguardo si addolcisce mentre mi sposta un ciuffo di capelli dal volto «Non devi avere paura di niente. Ci sono qui io rossa» si siede sul letto per poi trascinarmi sopra di lui.

«Ho paura che riaccada tutto» dico sinceramente.

«Io... Non capisco rossa» la fronte corrucciata e lo sguardo confuso mi fanno domandare dove era lui quando ne avevo bisogno.
Lo guardo indecisa se dirgli la verità, se raccontargli il vortice distruttivo che è stata la mia vita nell'ultimo anno. Ho paura che scapperà via, e si pentirà di avermi conosciuta. Sono sicura che il suo segreto non è niente in confronto al mio e io sono capace di accettare il suo segreto, qualsiasi esso sia, ma lui?

«Sono qui Avery» mi posa un bacio sulla fronte e dei brividi scorrono lungo la mia spina dorsale sentendolo sussurrare il mio nome.

Lo guardo dritta nei suoi occhi blu mentre cerco la forza di scavare dentro ai miei ricordi. Non riesco a spiegarmelo ma per qualche ragione a me ignora mi fido di lui.
Prendo un lungo e profondo respiro e inizio a raccontare quel passato che pensavo di aver sepolto da tempo.
La psicologa ha detto che fa bene parlare, è come se liberassi la mente dai quei pensieri che ormai sono diventati la tua prigione.

«Ho conosciuto un ragazzo» sussurro e sento che gli occhi si stanno già riempiendo di lacrime «Travis» quando pronuncio il suo nome il cuore perde un battito e le lacrime iniziano a scendere sul mio volto, venendo subito fermate dalla mano di Dallas con una carezza.

«Siamo usciti, mi piaceva e nel giro di un mese avevo dato il mio primo bacio ed ero innamorata persa. Il tempo passava velocemente, stare con lui era così bello che mi dimenticavo persino di rispondere alle chiamate di mia mamma. Poi un giorno mi ha presentato i suoi amici: Audrey e Dustin. Audrey era la migliore amica e Dustin è stato come un fratello per me fino all'estate della terza media quando ha iniziato a cambiare, finendo col sparire dalla mia vita.
Pensavo di conoscerli. La verità è che non li conoscevo affatto. Da quel giorno sono entrata in un vortice di soldi, alcool e droga. Facevamo tutto ciò che ci passava per la testa! Rubavamo, facevamo gare clandestine per poter avere i soldi per soddisfare i nostri vizi.
Era come un fulmine a ciel sereno. Bellissimo e unico. Però un giorno la magia si è spezzata» la mia voce si incrina e distolgo lo sguardo da quello preoccupato di Dallas.

Kiss me under the sunshine #wattys2019Donde viven las historias. Descúbrelo ahora