Capitolo 47

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«Pronta per il tuo ultimo giorno a Parigi?» domanda Dallas per poi posarmi un bacio all'angolo della bocca. Per niente pronta, non voglio che questo rimanga solo un bel ricordo.

«Pronta» sorrido ma dentro di me so benissimo che sto mentendo.

«Mi mancherà questa colazione» borbotta mangiando l'ultimo pezzo di pancake.
Ridacchio è sempre il solito, pensa in continuazione al cibo. «Mi mancheranno anche le nostre splendide notti» fa su e giù con le sopracciglia facendomi andare di traverso la colazione. Mi correggo pensa ventiquattro ore su ventiquattro al cibo e al sesso. Questo ragazzo è impossibile.

«Sei pronta per domani?» il suo volto si fa incredibilmente serio mentre mi scruta attentamente da sotto le ciglia folte.
Questi giorni qua, nella città dell'amore, vissuti con tanta spensieratezza mi hanno fatto dimenticare dei miei problemi. I quali ormai sono stati risolti o quasi visto che si deve ancora tenere il processo.
Annuisco. Anche se una parte di me non è così sicura di voler rivedere Travis, anche se con delle manette ai polsi. Ma devo farlo per me, per Dustin, per la mia famiglia e per la mia vita in generale; devo testimoniare contro di lui e mandarlo in prigione.

«Vabbè non pensiamoci, andiamo a divertirci» sussurra alzandosi e posando sul tavolino una manciata di euro.

***

«Il Louvre?» guardo con aria sognante la piramide fatta di vetro del museo «Non ti facevo un tipo da museo» affermo.

«Così mi offendi» si porta una mano sul petto, all'altezza del cuore e fa una faccia dispiaciuta.

«Ti devo ricordare la bellissima frase di Dostoevsky che ti ho dedicato?» sussurra al mio orecchio.

«No» sorrido «Mi ricordo benissimo quanto tu mi abbia stupito quel giorno! Credevo fossi stupido»

«Ehy!» mi riprende. Ridacchio e afferro la sua mano.

«Su andiamo!» urlo iniziando a correre verso la fine della fila.

«Dio! È stata davvero una pessima idea venire qua» sbuffa.
«Che ne dici se ce ne andiamo? Insomma dobbiamo anche pagare per vedere queste stupide opere quando io sono meglio di una banale opera d'arte» afferma. La signora in coda davanti a noi si gira a guardarlo seccata, in questo momento vorrei decisamente sotterrarmi. Davvero si è paragonato a un opera d'arte del calibro della Gioconda di Leonardo o la Venere di Botticelli?
Per tutto il tempo che stiamo in fila Dallas non fa altro che sbuffare, criticare le persone davanti a lui a voce alta e lodarsi da solo. Dopo quella che sembra un eternità passata a volermi sotterrare per colpa del ragazzo al mio fianco entriamo nel maestoso museo. Una vastità di opere d'arte si apre davanti ai miei occhi. Le osservo tutte attentamente, quasi con fare minuzioso, come se volessi imprimere nella mia mente ogni dettaglio impresso nella tela.

«Guarda che bella questa statua!» esclama Dallas indicando il David di Michelangelo. «Devo dire che mi assomiglia, tranne che per il naso ovviamente» si mette in posa affianco alla statua mostrando i suoi muscoli scolpiti da sopra la maglietta.

«Assomigli molto di più al David di Donatello» si guarda intorno.

«Quale statua è? -alza un sopracciglio- sono convinto che sia più bella di questa» scoppio a ridere. «Non è esposta qui tesoro» afferro il telefono e gli faccio vedere la foto del gracile David di Donatello, sicuramente molto diverso dall'imponente statua alle nostre spalle.

Kiss me under the sunshine #wattys2019Where stories live. Discover now