Capitolo 43

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Travis scoppia a ridere e a fatica si rialza. La mano è sul suo volto e si impregna a poco a poco di sangue.

«Non sei per niente come tuo fratello» afferma Travis.

«Non è mio fratello! E tu come sai di lui» ringhia Dallas riavvicinandosi a lui minaccioso.

«Io so tutto caro quarterback» sorride «Scherzo, so di lui perché è proprio lui che fa le foto» un ghigno malefico spunta sul suo volto. Soddisfatto fa un cenno verso la folla, più precisamente verso Thomas che ci rivolge un occhiata prima di far cadere il telefono che tiene la tra le sue mani.
Come ho fatto a non accorgermene prima? Come ho fatto, anzi come abbiamo potuto essere così stupidi?

Dallas si avvicina a lui a grandi falcate, lo afferra per il polso e lo strattona via dalla folla, vicino a me.

«Spero per te che sta volta tu abbia una scusa valida perché non avrò scrupoli nel spaccarti la faccia» ringhia a un passo dal suo viso. Thomas mi rivolge un occhiata preoccupata e io abbasso lo sguardo sulla foto che ci ha scattato qualche minuto fa. Come ha potuto farlo? E io che mi ostinavo a difenderlo con Dallas! Credevo fosse un bravo ragazzo. Ma magari anche lui è una vittima no? È come un gioco, un gioco malato, nel quale una volta entrato non puoi più uscire. Nel quale Travis è il burattinaio e noi solo le pedine spaventate che lo aiutano nel suo piano.

«Mi... Mi dispiace!» i suoi occhi si riempiono di lacrime.

«Mi dispiace non è abbastanza cazzo!» sbraita Dallas «Dammi un motivo per non ucciderti, per non farti del male» sembra quasi che lo stia supplicando, ed è quello che sta realmente facendo. Ha paura, è normale ma allo stesso tempo lo odia. In questi momenti una domanda sorge spontanea: cosa faccio? Bisogna seguire i sentimenti, la ragione o la rabbia?
Poso una mano sulla spalla di Dallas e gliela stringo leggermente.

«Lascialo parlare» sussurro.

«No Avery! Diavolo! Come fai ad essere così buona... Dovresti volermi vedere morto»

«Chi ti dice che non ti voglio vedere morto?» alzo un sopracciglio.
Fa un mezzo sorriso e poi passa lo sguardo da me a Dallas.

«Ho fatto cose bruttissime, cose di cui mi vergogno» sussurra. Lancia un occhiata a Travis alle nostre spalle.
«Se ora mi odi dopo che sentirai tutta la storia non so cosa proverai nei miei confronti» sussurra preoccupato guardando Dallas.

«Parla!» Ringhia Dallas mollando la presa su di lui e facendo un passo indietro.

«Okay... Uff... Da dove posso iniziare...» si passa una mano tra i folti ricci neri.
«Sai che papà mi ha mandato in questo collegio per ragazzi complicati»

«Lui è mio padre non il tuo figlio di puttana!»

«Dallas!» lo ammonisco.

Thomas alza gli occhi al cielo e fa un mezzo sorriso. Sembra però che sta trattenendo le lacrime pronte a scivolare sul suo volto e la sua voce che si incrina ne è la prova.

«In quel posto... In quello squallido posto ho conosciuto lui. La mia vita ha iniziato a prendere una piega divertente, andava tutto alla grande. Avevo la droga, le ragazze, i compiti già fatti degli sfigati. Mi sentivo invincibile ma questo era solo quello che lui mi faceva credere per avermi in pugno» si blocca un attimo e lancia uno sguardo carico d'odio a Travis.
«Prendevo sempre più pasticche, avevo iniziato pure a farmi in indovena quando lui ha smesso di procurarmi la droga. Sono stato una merda, non riuscivo ad alzarmi dal letto o meglio non volevo. Ero caduto in depressione, una di quelle forti, senza ritorno. Il mio compagno di stanza preoccupato ha chiamato Travis, il mio migliore amico» il suo volto si piega in una smorfia «A riiniziato a darmi la droga di cui sentivo il bisogno, in cambio dovevo fare delle cose per lui. Mi ha ricattato, usava la mia dipendenza, il mio unico punto debole a suo favore» chiude gli occhi e sospira «Ho rubato, ricattato, picchiato, l'ho aiutato a stuprare delle ragazze innocenti» il suo volto si riempie di lacrime «Facevo la guardia mentre lui faceva sesso contro il loro volere. Sentivo le loro urla e non ho fatto niente» singhiozza «Sono un fottuto codardo! Mi merito di morire!» Vedo nei suoi occhi passare una miriade di emozioni: rabbia, delusione, tristezza e colpevolezza.

«Infatti devi morire schifoso verme!» la voce di Travis precede un boato. Uno sparo. Succede tutto velocemente. Thomas cade per terra, nel suo sguardo c'è il terrore puro.

«No!» urlo «No, no, no! Non di nuovo!» dico in preda alla disperazione.

«Avery fa qualcosa!» urla Dallas mentre si abbassa sul corpo di Thomas.

«Vai dove vuoi principessa, sei libera» sorride «Intanto non puoi scappare da nessuna parte, nessuno di voi può!» agita la pistola. Mi faccio spazio tra la gente dando gomitate a destra e sinistra, senza chiedere scusa. Ci sono persone che piangono, altri che bevono disperati e altri che provano a chiamare aiuto preoccupati. Il problema è che se anche chiamassimo la polizia come fanno a raggiungerci? Siamo in mezzo al mare, nel nulla completo. Forse preferirei buttarmi giù e morire affogata piuttosto che per mano di un pazzo psicopatico ma non posso abbandonare i miei amici, non posso abbandonare Dallas.
Arrivo alla cabina di navigazione entro dentro e noto che non c'è nessuno a comando dello yacht. Inizio a fare avanti e indietro mentre la preoccupazione e il panico mi assalgono. Il comandante ha deciso di prendere la via più facile e sparire? Meno male che devono essere gli ultimi che abbandonano l'equipaggio...
Bussano nella porta di vetro facendomi sussultare.
Brian entra nella stanza.

«Posso?»

«Oddio Brian siamo morti! C'è un pazzo psicopatico sulla nave e il comandante se n'è andato! Io non so cosa fare... Dallas è si la e...»

«Shhh» mi interrompe «Piano, respira. Andare nel panico non serve a niente»

«Siediti li e chiama la polizia. Qua ci penso io» fa un cenno verso la poltrona dietro di noi.
Mi siedo e lo guardo preoccupata.

Schiaccia un pulsante rosso al centro del timone e poi inizia a ruotarlo. La nave sotto i nostri piedi su muove bruscamente.

Brian mi lancia un occhiata «C'era il pilota automatico» sorride per poi riportare lo sguardo davanti a se.
Come avrei fatto se non ci fosse stato lui ad aiutarmi?
Tiro un sospiro di sollievo e afferro il telefono. Lo sblocco e c'è ancora la foto che raffigura me, Dallas e Travis. Perché lo hai fatto Thomas? Digito 911 e parlo con i poliziotti descrivendo bene tutta la situazione in cui siamo finiti.

«Hanno detto di sbarcare la porto di Maui, loro sono già la ad aspettarci»
Brian annuisce e continua a guidare concentrato.

«Sai penso di non averti mai ringraziato per tutto quello che hai fatto per me. Mi hai sempre aiutato, sei sempre stato così gentile e io diciamo che non ti ho ripagato con la stessa moneta»

«Non mi devi ringraziare per niente Avery e per la questione di Dallas, è acqua passata ormai» scrolla le spalle. Faccio per parlare ma il suono sordo di uno sparo mi fa morire le parole in bocca.

«Vado a vedere cosa succede» asserisco alzandomi dalla poltrona e andando verso la porta.

«Avery» gli lancio un occhiata da sopra la spalla. «Sta attenta» annuisco ed esco, mi faccio spazio tra gli invitati di Dallas.

Arrivo da Dallas e noto che per fortuna non gli è successo niente. Non me lo perdonerei.

«Sapevo che saresti venuta» afferma Travis per poi portare la canna della pistola verso il cielo e sparare un altro colpo. Tiro un sospiro di sollievo, non ha sparato a nessun altro.
Si avvicina a me, tenendo la pistola puntata addosso a Dallas.

«Ora tu vieni con me tesoro» sorride afferrandomi la mano. Mi strattona avvicinandomi a se «Vieni con me o di addio al tuo amore» annuisco decisa. Mi fido di Brian. Credo in lui. Ci porterà a casa.

«No Avery! Lascia che mi spari, tu non andare! Non me lo perdonerei!» Cerca di afferrarmi l'altra mano ma io non glielo permetto e inizio a seguire Travis con la paura che mi corrode lo stomaco. Ora siamo solo io e te, facciamo i conti una volta per tutti carogna.
Prima che Travis possa trascinarmi dentro a una delle tre stanze sentiamo il rumore delle sirene. Ce l'ha fatta! Brian ci è riuscito! C'ha salvati tutti. Sorrido e quando i primi agenti salgono sullo yacht mi separo da Travis che viene afferrato da alcuni di loro. Gli tolgono la pistola di mano con la forza, lo spogliano di tutte le armi che ha addosso.

«Lei è in arresto! Qualunque cosa dirà potrà essere usata contro di lei» afferma uno degli agenti e a fatica lo trascinano giù dallo yacht. Guardo i volti preoccupati di tutte le persone attorno a me e sorrido. Ora non potrà più farmi del male, non potrà più fare del male a nessuno.

KMUTS☀️:
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