• 6 - Dimenticanze.

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"Kylie, Chloe, mi raccomando: comportatevi bene con la nonna, okay?", annuiscono così stampo un bacio in fronte ad entrambe ed esco di casa rivolgendo un cenno a mia madre, donna che meriterebbe un premio Nobel per tutti gli sforzi fatti per me.
In verità ogni madre meriterebbe un premio per gli sforzi che fanno ogni giorno.

Mi capita spesso di pensare come sarebbero state le cose se ci fosse stato mio padre.
Di certo non sarebbe stato contento del fatto che sia rimasta incinta prima della laurea, ma ciò non credo che avrebbe inciso più di tanto.

Mio padre è morto quando avevo sette anni.

Questa cosa mi ha fatto soffrire tantissimo, perché ero molto legata a lui e gli volevo tanto bene.
Mi sarebbe piaciuto vederlo insieme alle mie figlie, ad insegnargli a fare gli areoplanini come faceva con me.
A farle ridere.

Invece no, il destino se l'è portato via troppo presto e, ahimè, anche alle mie figlie toccherà crescere senza sapere chi sia il loro padre biologico, a meno che non vogliano fare delle ricerche, e allora a quel punto le lascerò libere di fare.
Finora non hanno mai chiesto chi fosse il loro papà e perché non ci fosse, ma ho beccato varie volte Chloe a fissare il papà della sua migliore amica con uno sguardo strano.

Quella bambina pensa troppo e sinceramente questa cosa è un po' inquietante: forse è un tratto di suo padre, chi lo sa.

Dopo dieci minuti di macchina raggiungo l'ufficio e parcheggio, per poi entrare e prendere l'ascensore.
Nel frattempo l'ansia, la mia migliore amica, inizia a salire piano piano quando ricordo la risposta brusca che ho rivolto a Richard ieri.

E me ne pento, anche troppo.

Ho sbagliato a rispondere così, ma chi è che non avrebbe fatto lo stesso?
Io non lo conosco, non so cosa avrebbe potuto pensare di me in quel momento, non so se avrebbe avuto una buona reazione o meno. Questa più o meno è la reazione di una persona che ha passato anni interi con le dita della gente puntate contro. Purtroppo viviamo in un mondo di pregiudizi, estetica e falsità.

Le porte dell'ascensore si aprono e emetto un sospiro di sollievo quando noto che il corridoio è vuoto, ma inizio a pregare affinché Richard non decida di uscire dall'ufficio proprio ora che sono arrivata io.

Ave o Maria, piena di grazia, il signore è con te. Tu...Tu cosa? Oddio non ricordo nemmeno la preghiera.

Cristo, che disgraziata che sono. Adesso ho capito la causa delle mie disgrazie.

Improvvisamente una porta si apre giusto quando arrivo io ed il fiato mi si mozza in gola quando scopro che è Richard quello che sta davanti a me.
Ha i capelli scompligliati e la camicia sempre sbottonata sui primi due bottoni.

Tesò ho capito che hai caldo ma adesso fai venire caldo anche a me.

Dannazione.

Contieniti Stephanie.

"Stavo giusto per venirla a chiamare.", sputa acido fissandomi con sufficienza ; inarco un sopracciglio.

Ancora con questa storia del 'lei'?

"Ti avevo detto di-",
"Preferisco mantenere una certa professionalità tra me e lei, se non le dispiace, e che anche lei faccia lo stesso, per evitare inconvenienti e l'essere invadenti.",

Il modo lento in cui scandisce le parole mi dà letteralmente sui nervi.
Specie quando capisco che si riferiva a quello che gli avevo detto ieri.

Per un Manhattan di troppoWhere stories live. Discover now