• 26 - Buio.

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"Sono in paradiso?", mugolo con la bocca impastata e la gola arida come il Sahara. Ho tutto il corpo intorpidito e percepisco un continuo pulsare sulla parte sinistra della mia fronte. La mano fasciata mi fa male, quasi come se l'avessi distorta o qualcos'altro, e niente.

Voglio morì.

"Purtroppo sei ancora tra noi.", ribatte una voce maschile, che scopro appartenere a Richard non appena mi volto e lo trovo al mio fianco.

"Hai preso una brutta botta in testa e...beh, ti sei slogata una caviglia.", continua premendo qualcosa di gelido sulla mia fronte.
"Sei fottutamente serio?!", urlo scattando seduta provocando una fitta dolorosissima alla mia schiena.

Prima la manoora anche la caviglia?!

Sento la sua risata roca e mi rilasso borbottando frasi sconnesse come una pentola di fagioli mentre cerco di ricordare il motivo per la quale io mi sia ridotta così.

"Hai solo un...Grande livido sulla fronte."

*tre ore prima*

"Devo fare tutto io. Sempre tutto io. C'è un problema? Perfetto, chiamate Stephanie e chiedete a lei di risolverlo. Manca qualcuno? Non ci sono problemi. Chiedete a Stephanie di sostituirlo. Muore il vostro cane?! Chiedete a Stephanie di resuscitarlo!!", urlo mentre vado avanti ed indietro per gli uffici Ford con talmente tante cose da fare che non riesco ad ordinarle mentalmente.

Mi sposto da un corridoio all'altro decisa a fare una cosa, poi cambio idea e torno indietro per svolgerne un'altra e cambio nuovamente idea tornando al punto di partenza e la cambio ancora, tornando nuovamente al punto di partenza.

I miei poveri neuroni chiedono pietà.
Non vedo l'ora che comincino le ferie perché non ce la faccio più.

La verità è che ci sono tutte queste cose da fare in ufficio perché quasi la metà dei dipendenti manca per via del temporale che si sta scatenando sull'intera città.
Chi è rimasto con la macchina bloccata, chi ha chiamato il taxi ma non è venuto.

Tanto non ci credo. Saranno tutti sotto le coperte a girarsi i pollici guardando serie TV mentre io, la scema di turno, sono venuta a lavoro.
Bastardi. Dante ha creato un girone dell'inferno per voi.

Per di più Ryan è venuto a lavoro ma ha deciso di ignorarmi, Victoria non fa altro che lanciarmi occhiate che ricambio fortemente in modo ancora più cruento.

"Devo portare questo al piano di sopra, da Richard. Poi devo sbrigare un paio di pratiche alla svelta.", mormoro parlando con me stessa mentre sistemo velocemente una ciocca di capelli dietro il mio orecchio.

"Non dovresti spaccarti la schiena così. Ormai ti sei presa Richard. Perché non vai a scopartelo nel suo ufficio e lasci fare a noi il lavoro?", e mentirei se dicessi che non ho riconosciuto questa vocetta fastidiosa.

Victoria.

Mi volto di scatto verso di lei osservandola con sguardo truce: se me sta appoggiata allo stipite della porta con le braccia incrociate. I capelli acconciati nel solito caschetto corto nero e i soliti chili di trucco sul viso a coprire la sua maschera di antipatia.

"Non stavamo 'scopando', Victoria. Ci piacciamo e cos'è che fanno due persone che si piacciono? Pettinano le bambole insieme? No.",  alle mie parole le sue labbra si curvano in un sorriso velenoso e ridacchia.

Per un Manhattan di troppoHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin