• 25 - Fai bene al cuore.

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Sono certa che se uno sguardo potesse uccidere, io e Victoria saremmo già morte da un bel pezzo a causa degli sguardi reciproci - schifati - che ci stiamo mandando.
In questo momento è in piedi, affiancata da Ryan, con le mani sui fianchi e il volto rosso dalla rabbia.

Mica è la sua fidanzata?
Puh. Reclama diritti che non deve avere.

Quello che mi ferisce leggermente è lo sguardo di Ryan.
Tiene la mascella contratta e gli occhi, nonostante il colore scuro, sembrano mandare saette di furia indirizzate a Richard, che regge il suo sguardo con la stessa intensità.

Porto le mie mani sulla blusa sbracciata che indosso, eliminando le pieghe che si sono formate precedentemente a causa della situazione troppo hot, poi guardo Richard che a sua volta intercetta il mio sguardo e mi rivolge un'occhiata carica di tensione.

"Victoria, prima di entrare nell'ufficio di un tuo superiore dovresti bussare.", ringhia verso di lei e in un paio di secondi la sua espressione passa da rilassata a furiosa.
Più furiosa di quando lasci l'ultimo biscotto al cioccolato nel piatto per andare in bagno e quando torni non lo trovi più. Ecco, di modi per descrivere la furia di Richard ce ne sono tanti, ma questo qui calza proprio a pennello.

"Ma-",

"Niente ma. Quello che entrambi avete visto non vi riguarda. ", dopo quest'affermazione, Ryan si passa la lingua tra le labbra e sorride sadico.

"Se non fossimo entrati te la saresti scopata in quest'ufficio, adesso!", urla ma tutto ciò non sembra scalfire minimamente Richard.
Invece io sono certa di essere arrossita per l'imbarazzo.
Ragazzo, che termini.
Non stavamo per scopare, oh.

"Non sono cazzi che ti riguardano.", ribatte abbassando la voce e rendendola ancora più rauca. Quelle poche volte che ha usato questo tono con me è stato quando era a dir poco furioso, adesso non credo sia da meno.

"Adesso uscite, e se scopro che ne avete fatto parola con qualcuno sbatto il vostro culo fuori da qui senza pensarci due volte. Sono stato chiaro?", Victoria annuisce, mascherando la furia dietro una finta espressione calma.

Ryan invece sposta il suo sguardo su di me, e mi rivolge un'occhiata schifata prima di uscire dall'ufficio sbattendo la porta alle sue spalle.

Merda.

Senza pensarci due volte scatto in avanti e raggiungo la porta ma una mano afferra il mio polso costringendomi a voltarmi.

"Dove vai? Non vorrai mica seguire quell'imbecille?", chiede confuso e con un broncio ad adornargli il viso.

"Richard...io...Non lo so. Non voglio che sia arrabbiato, ecco tutto.",

Sinceramente non so neanch'io perché voglio corrergli dietro e parlargli ma mi sento in colpa e quando questo sentimento aleggia dentro di me non riesco a ragionare in modo razionale.
Inoltre non mi piace sapere che qualcuno ce l'ha con me, mi mette una strana ansia addosso.

"Va bene. Lascia perdere.", sbuffo puntando le mie iridi nelle sue.
Avvicina il suo volto al mio e preme le sue labbra sulla mia fronte, facendomi sorridere d'impulso, poi cinge la mia vita con entrambe le braccia.

"Questo a cosa lo devo?",

"A niente. Mi è venuta voglia di darti un bacio sulla fronte.", ribatte sorridendo.
E il Richard furioso di prima sembra quasi scomparire in un battito di ciglia.
Lo dico io che ha qualche abilità nel cambiare umore così facilmente.

"Devi insegnarmi ad incazzarmi come fai tu. Fai davvero paura.", ridacchio e sorride anche lui di rimando.

"Ero davvero incazzato, Stephanie.", scuote il capo, sempre sorridendo, poi si allontana e prende posto su una delle due poltrone che stanno nell'ufficio, successivamente batte la mano al suo fianco facendomi cenno di andarmi a sedere e lo raggiungo.

Per un Manhattan di troppoWhere stories live. Discover now