• 49 - Pistacchio, mio vecchio amico.

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Penultimo capitolo.





Il padre di Richard sta bene.
Si è svegliato e la prima cosa che ha detto è stata 'che cazzo ci faccio qui?'.

Tipico, no?

Dopo neanche dodici ore ha firmato le carte per le dimissioni dall'ospedale ed è fuggito ancora col pigiama addosso e il completo da lavoro sottobraccio successivamente, borbottando parole incomprensibili, ha raggiunto il parcheggio ed è fuggito all'interno della sua Mercedes bianca sotto i miei occhi e quelli di Richard.

Appena tornati a casa, Richard si è sdraiato sul divano con le gemelline e l'ho lasciato un po' da solo con loro mentre io mi sono chiusa in camera con un libro tra le mani.
E ora sono qui, che ho appena divorato più di tre quarti del libro nonostante gli occhi mi pesino per la stanchezza, ma non m'interessa.
Sono troppo presa da questa storia.

Improvvisamente nella stanza si ode un cigolio e mi volto in direzione della porta, che è appena stata chiusa alle spalle di Richard.
Indossa soltanto un pantaloncino sportivo e ha i capelli tutti scombinati, segno evidente che c'è stata una lotta con le gemelline.

"Hanno consumato tutte le loro energie.", ridacchia avvicinandosi al letto, "Le ho messe a letto e sono crollate.", continua mentre sento il materasso abbassarsi sotto il suo peso.

Pochi attimi e sento il suo fiato battere sul mio collo, poi le sue labbra iniziano a prenderlo d'assalto.

"Posa quel libro...", la voce arrocchita dal desiderio.
Lo farei volare dalla finestra, altrochè posare.

Deglutisco.

"Nah. È molto interessante.",

Accoglie la mia affermazione come una sfida e scende sempre più giù con le labbra fino a raggiungere le mie clavicole e trattengo a labbra serrate un sospiro.
Porto i miei occhi tra le righe della pagina, quasi come una sfida per me stessa, ma non ci riesco. Rileggo più volte la stessa parte senza che assuma un significato.

E quando la sua mano s'insinua sotto la mia canottiera di seta, mando a fanculo tutto e lascio cadere il libro a terra provocando un tonfo ed una sua risata divertita.

"Era interessante, dicevi?", mi schernisce posizionandosi sul mio corpo sorreggendo il suo peso con le sue braccia.

"Taci e baciami.",

E non se lo fa ripetere due volte.

***

Circa tre giorni dopo...

"Sul serio avete divorato tutti i gusti del gelato e mi avete lasciato solo il pistacchio?!", urlo sull'orlo di una crisi isterica.
I tre traditori di patria annuiscono timorosi e mi trattengo dall'urlare per la rabbia.

Sanno bene che quel gelato mi fa andare in bagno così violentemente che a volte rischierei anche di trovare i miei organi interni nella tazza del water e/o mi fa vomitare.

Ma capitemi.
È da una settimana e più che non tocco i gelati per via dell'abuso che ne ho fatto il mese scorso ed ora ne ho una voglia quasi iperbolica.

Costretta dalla fame e dalla ripicca che voglio dare loro, afferro la vaschetta dal freezer, mi munisco di cucchiaio e mi fiondo sul divano facendo finta di godere esageratamente mentre dentro di me schiatto per lo schifo.

Per un Manhattan di troppoWhere stories live. Discover now