• 24 - I due guastafeste

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"Buongiorno Richard. Posso entrare?", domando affacciandomi nel suo ufficio.

Annuisce ed entro barcollando leggermente sulle mie solite décolleté nere verniciate.

Eh si, sono ritornate.

Sistemo una ciocca di capelli dietro l'orecchio con la mano buona,  e vedo il suo sguardo incupirsi alla vista della fasciatura prepotente che copre la mia mano.

"Che hai fatto?", domanda alzandosi.
E ovviamente si rivela in tutta la sua imponente altezza di fronte al mio metro e sessantasette scarso.
I capelli biondi sono pettinati all'indietro stamattina, il che lo rende ancora più affascinante e fa risaltare gli occhi cerulei che sembrano abbinarsi totalmente alla camicia che indossa.

"Mi sono slogata la mano...cadendo.", mento. Non voglio parlare di Ryan adesso, perché, ahimè, credo di aver capito che non gli va tanto a genio.

Intanto lui sembra non credermi, infatti inarca un sopracciglio mettendo su l'espressione da 'mi prendi per il culo?' e faccio le spallucce.

"Io-",

"Dimmi la verità.", dice lapidario.

"Non ti scaldare. Ho dato un pugno al volante troppo forte.", mento di nuovo, ma stavolta sembra crederci.
Infatti ritorna normale e sorride facendomi saltare il cuore nel petto alla vista delle sue adorabili fossette.

"Questo sì che è da te, Steffy.",

Mi ha chiamato Steffy di nuovo. Segnatevi questa data.

"Sei venuta qui per qualcosa in particolare?",

"Beh si.", due cose.
Però non so se la seconda la chiederò. Riguarda il bacio sotto la pioggia.

Insomma, non sono un adolescente che si accontenta di baci dati a sfizio, sono adulta e devo sapere se è una cosa seria o no.
A me stare con Richard non dispiacerebbe, per nulla, anzi. Perché l'ho già detto, e lo ammetto di nuovo.

Mi piace.

"Kylie ha chiesto quando verrai di nuovo a giocare con le sue Barbie.", spiego.

È stata tutta la mattina a saltare per casa avanti ed indietro e ad attaccarsi alle mie gambe implorandomi di fargli questa domanda.

'Mamma ti prego' , mi implora allungando la 'e' di Prego.
All'ennesima volta che incrocia le sue braccia intorno alle mie gambe impedendomi di uscire di casa sbotto.

'Va bene! Va bene! Glielo chiederò!'

Sul suo volto si forma nuovamente un sorriso tenerissimo.

"Per te va bene oggi pomeriggio?",

"Va benissimo.", ribatto incrociando le braccia dietro la schiena.
Nessuno dei due fiata più, e nella stanza cala un silenzio a dir poco imbarazzante, il che è strano perché non è mai capitata una cosa del genere.

Così decido di rompere il silenzio con la prima cosa che mi salta in mente.

"Come va con la novellina?", Richard sgrana leggermente le palpebre, poi si appoggia alla scrivania in mogano bianco ed incrocia le braccia al petto mettendo in mostra i pettorali.

"Bene. Lei è...", sembra pensarci per una manciata di secondi, "Brava. E...simpatica.",

Ptf, simpatica come un palo in culo.
Brava? A me è sembrata più stupida di un mulo in quei suoi stupidi tentativi di stargli attaccata come fa una cozza vicino al proprio scoglio.

Per un Manhattan di troppoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora