• 34 - Prometto.

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Le bambine hanno reclamato Richard per una settimana intera e chiesto continuamente perché non viene più, perciò sono stata costretta ad inviargli un messaggio nella quale vi era scritto se potesse venire a prenderle e portarle al parco per passare un po' di tempo con loro e ha risposto 'ho bisogno di parlarti ' ma non ho risposto al messaggio.

Adesso sono dietro la tenda del salotto a sbirciare fuori dalla finestra mentre le mie bambine giocano nel giardino e attendo con ansia la macchina di Richard. Pochi attimi e vedo la sua Ford fare ingresso nel mio vialetto e scende dalla macchina abbozzando un sorriso triste per poi spalancare le braccia per le mie figlie, le quali non esitano ad abbracciarlo.

Le stringe a se' come se fossero le cose più importanti della sua vita e mi si stringe un po' anche a me il cuore.

Soprattutto quando le lascia entrare in macchina e prima di entrare al posto di guida fissa insistentemente la finestra, facendo sobbalzare il mio cuore.
Nei suoi occhi una tristezza che sembra contagiare anche me, che sembra reclamarmi, gridare 'perfavore' ma raccolgo la mia forza e mi sposto dalla finestra.

Richard's pov.

Lei era lì.
Sono certo di averla vista.
Dietro quella finestra con i suoi occhioni ambra lucidi e le mani tremanti.

Ha fatto finta di non esserci.

Si è nascosta dietro una tenda e ho provato a far finta di non vederla, come ho provato a far finta di non aver capito che non appena ha spostato la tenda si è messa a piangere.
Inutile dire che sto male, che mi sento una merda per averla trattata così ma è stato necessario.

Ma io voglio starle vicino, lo voglio più di ogni altra cosa al mondo.

"Papà, tu e mamma avete litigato?", sento la flebile voce di Chloe, seduta dietro con la cintura allacciata che stringe tra le braccia il suo orsacchiotto.
Dallo specchietto retrovisore osservo il suo volto e riesco a vedere un po' di Stephanie in lei.

"Non è nulla di che.", deglutisco mandando giù il groppo che mi si è formato in gola, "Solo un brutto momento.", concludo mentre continuo a guidare per le strade.

E vorrei che fosse così.
Non mi perdonerà mai. È stato un colpo basso per lei, fottutamente basso.

"Tanto brutto?", interviene Kylie.
"Perché?", chiedo inarcando le sopracciglia mentre giro il volante a destra.

"Perché mamma la notte piange. Mi da' anche un po' fastidio perché non riesco a dormire poi la mattina ha sempre due grandi macchie qui.", indica con i suoi indici l'area sotto gli occhi.

E mi sento un po' morire dentro.
In meno di una settimana si è ritrovata senza un lavoro con la famiglia sulle spalle, con tante preoccupazioni.

"Ha smesso anche di mandarci all'asilo. Maggie non viene più a casa.", aggiunge Chloe.

"Chi è Maggie?", chiedo confuso.
"La babysitter.",

Ah.
Ma allora non quadra una cosa.

"Vi lascia a casa da sole?",

"No. C'è Ryan. Non so se lo conosci.", risponde Chloe con nonchalance senza neanche guardarmi in volto. È troppo impegnata col suo orsacchiotto.
"Lo conosco.", ringhio premendo sull'acceleratore.

Ecco perché si è preso una settimana di permesso e ha fatto scambio turno con Victoria.

Ma la rabbia defluisce via immediatamente, non appena mi rendo conto che lo sta facendo per le mie figlie e rivolgo uno sguardo di scuse ad entrambe le gemelle dallo specchietto; sembrano comprendermi.

Dopo un paio di minuti intravedo i cancelli del parco e parcheggio qualche metro più in là, per poi scendere e slacciare le cinture ad entrambe.

Kylie scende velocemente dalla macchina correndo in direzione del parco, Chloe anche sembra in procinto di farlo, ma torna indietro con il volto corrucciato in una smorfia troppo seria per la sua età e trattengo un sorriso.

Quella faccia è mia.

"Papà?", mi chiama.
"Sì?", mi abbasso alla sua altezza e si avvicina un altro poco spostando una ciocca dei suoi capelli biondissimi di lato. Sono lunghi e lucenti, sembrano raggi di sole.
Sbatte più volte le palpebre circondate da folte ciglia bionde, osservandomi con i suoi grandissimi occhioni azzurri, poi schiude le labbra e tentenna leggermente prima di formulare una frase.

"Mi prometti che farai pace con mamma?",

Rimango spiazzato dalla sua domanda.
Nonostante l'età sembra aver capito tutto, ma non è questo quello che mi spaventa. È il modo in cui mi sta guardando e il tono di voce con cui l'ha detto, la sua serietà.
Totalmente identici ai miei.

E vorrei tanto che fosse così facile fare la pace. Vorrei che fosse una cosa da nulla, una cosa da 'dammi il mignolo e facciamo pace' ma anziché il mignolo la bacerei fino a consumargli le labbra.

"Prometto.", sospiro.

"Okay, allora stringi il mio pollice.", dice allungando la sua manina verso di me.
Inarco il sopracciglio e avvicino le mie dita per stringerle il pollice ma lo tira indietro e mi rivolge un'occhiataccia.

"Non stringerlo se non sei sicuro.", poi lo avvicina di nuovo e lo stringo, stavolta, poi sorride soddisfatta lasciandomi ammaliato dalla bellezza del suo sorriso.
Identico a quello della madre.

"Perché questo modo di fare?", chiedo sollevandola per prenderla in braccio.
Lei ridacchia giocherellando col pupazzo, poi si volta verso di me con un sorriso che conosco troppo bene e ricomincia a fissare la sua attenzione sul suo orsacchiotto.

Oh no.
Sta facendo il sorriso da psicopatica per davvero?
Quello che faccio io quando sto per uccidere qualcuno.
O almeno,  quando sono sul punto di farlo oppure ho in mente un'idea diabolica.

"Perché se infrangi la promessa te lo ficco nell'occhio. Fidati, lo faccio sempre.",




🍹Spazio autrice🍹

Okay, sto praticamente ridendo da un'ora per la battuta finale.

Cioè, immaginate Chloe che ficca il suo dito nell'occhio a qualche suo coetaneo. Ho creato un mostro.😂

Vi ringrazio per le visualizzazioni ed i voti, aumentate ogni giorno sempre di più e non posso fare altro che ringraziarvi.💘

Vi lascio con una domanda: secondo voi perché Richard ha fatto una cosa del genere?

Ci vediamo giovedì prossimo😈🍹

Cheers🍹

Per un Manhattan di troppoWhere stories live. Discover now