• 44 - Molto dura.

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Okay Stephanie.
Stavolta sul serio.

Prendo un respiro profondo ripassando mentalmente i limiti che stavolta mi sono imposta.

Numero uno: non farti abbindolare.
Numero due: evita il suo sguardo. E-V-I-T-A.

Lascio scivolare il mio rossetto sulle labbra facendo strane smorfie con esse per poterlo stendere.

Numero tre: sii stronza. Ma tanto. Così tanto da fare un baffo a Richard.

Chiudo il rossetto gettandolo nella pochette poi afferro il mio adorato mascara.

Numero quattro: non osare permettergli di avvicinarsi oltre i sette centimetri di distanza. È da lì che i neuroni smettono di funzionare e vanno a ballare la macarena.

Una volta finito do' un'ultima sistemata ai miei capelli, perfettamente acconciati e prendo l'occorrente prima di uscire di casa e salutare le mie gemelline.
Oggi rimarranno con la nonna.

Numero cinque: non infrangere nessuna di queste regole.

Abbasso sul mio naso il mio paio d'occhiali neri,gentilmente forniti da mia madre, mentre pianto i tacchi sul cemento delle strade già affollate di New York.
Un caldo torrido prevale nell'aria e riesco a sentire la mia povera pelle tentare il suicidio sotto lo strato di fondotinta.

Mi sembra di avere un involucro di cellophane in faccia.

Dopo un paio di metri sono già davanti alla Ford Industries e mi specchio nei vetri dell'edificio prima di entrare e prendere l'ascensore.

Spero solo di riuscire nel mio intento.
Ho scelto Richard, credo si sia capito.
Non mi ci è voluto molto per arrivare a capire che è lui quello di cui sono più innamorata.
Tengo molto a Ryan, credo sia più una cotta quella che ho per lui, e col tempo passerà.

E sapete quando le ho capite queste cose? Quando mia madre ieri sera mi ha posto la domanda 'Chi hai scelto?' Ed io sono rimasta in silenzio e lei mi ha puntato la padella contro.

A mali estremi, estremi rimedi, insomma.

Le porte si spalancano ed esco attirando, per l'ennesima volta, l'attenzione di mezzo piano, con l'unica differenza che questa volta non sarà uno scherzo.
Renderò fiera mia madre.
E me stessa.
Ma più mia madre.

Noto che Millie non è alla sua postazione; quest'ultima ha solo alcune pratiche sopra ma il computer spento, segno che non è proprio venuta a lavoro.

Al pensiero che il mio ufficio è di fronte a quello di Richard l'idea di togliere le scarpe e fuggire a gambe levate sfiora la mia mente ma mi faccio forza e trascino il mio corpo fino al mio ufficio per poi tirare fuori le chiavi e cercare di infilare quella giusta nella toppa.
Avanti, probabilmente non c'è ancora e sono arrivata in anticipo. Non voglio vederlo ora.
La mano trema, la chiave non riesce a centrare la toppa e cade per terra.

E vaffanculo.

Mi chino raccogliendola velocemente e provo di nuovo: stavolta ci riesco ed entro nell'ufficio sbattendo frettolosamente la porta alle mie spalle.
Non appena mi appoggio ad essa, con le spalle, chiudo gli occhi senza neanche guardarmi intorno e mi rendo conto del mio battito accellerato.

Iniziamo bene.
Davvero bene. Si prospetta una bella giornata, insomma.

"Stephanie?",

Per un Manhattan di troppoWhere stories live. Discover now