• 22 - La sfiga

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"Sei serio?",

"Serissimo, Stephanie. Avevo messo troppo ossigeno e sembravo un albino. Avresti dovuto vedermi.",

Scoppio a ridere senza ritegno tenendomi la pancia con le mani e Ryan mi segue allargando le labbra, mettendo in mostra un sorriso in grado di illuminare una stanza intera.

Immaginate una persona che ha sempre avuto i capelli neri aggiungere troppo ossigeno nella tinta e ritrovarsi con i capelli bianchi.
È a dir poco esilarante.

"Non uscii di casa per una settimana. È stata l'esperienza più brutta della mia vita.", ridacchia giocherellando con l'anello che porta intorno al medio.
Mi piace la sua risata, è rilassante e contagiosa.

Ma mai come quella di Richard.
Oh, basta Stephanie. Rimuovi Richard per un po'.

Il mio occhio agisce meccanicamente e scivola lentamente verso destra fissando incessantemente Victoria che sta letteralmente attaccata come una piovra a Richard.
Addirittura finge di prendere una storta e si aggrappa al suo petto facendo salire almeno quattro litri di sangue al mio cervello.

"Ti piace?", sento la sua voce.
Ritorno con lo sguardo su di lui e scuoto il capo.

"No, quando mai. Mi da solo fastidio la novellina.",

"Victoria.", puntualizza.

"La voglio chiamare così.", alla mia affermazione ridacchia e prende un'altra pratica tra le sue mani per poi leggerla attentamente aggrottando le sopracciglia nere come la pece.

Con il pollice tortura il suo labbro inferiore, di un colore talmente rosso che sembra che lo abbiano appena finito di baciare.

È bello, davvero bello, anche lui, ahimè.

"Mi fissi?", domanda.

"Mi piaceva l'anello che porti al medio.", mento.

Subito ci crede e lo toglie prendendolo tra le mani.

Vedete? Riesco a mentire benissimo con tutti gli altri ma appena entra in gioco Richard non riesco neanche a guardarlo negli occhi.

"Era di mio nonno.", me lo porge e lo prendo tra le mani quasi come se fosse una reliquia.

L'argento scivola sui miei polpastrelli ed i ghirigori incisi sopra li solleticano. Sono particolari, s'intrecciano l'uno con l'altro creando disegni particolari e rimango incantata davanti alla maestria con la quale è stato forgiato.

"È davvero bello.",

"Lo so.", ribatte. Allungo il palmo aperto verso di lui e riprende in mano l'anello infilandolo al medio.

"Adesso vorrei finire di sbrigare tutte queste pratiche sennò non finisco più.", sbuffa con un sorriso sulle labbra.
È per me inevitabile ricambiare.

"Va bene.", rispondo.

"Però non guardarmi.",

Rimango perplessa.

"Perché?",

"Mi distrai. Hai uno sguardo particolare, è impossibile non accorgersi che mi guardi.", istantaneamente arrossisco e inizio a dondolarmi sulla mia sedia fissando la mia scrivania vuota.

Spero soltanto che non si faccia strane idee. Arrossisco a qualunque complimento nonostante la mia età, non voglio che inizi a credere che voglia essergli qualcosa di più di una semplice amica.

Per un Manhattan di troppoWhere stories live. Discover now