Chapter 33

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Quando arriviamo a Chicago, il clima si fa umido, piove ma fa caldo, è strano questo tempo.
Mentre un taxi ci porta in un hotel precedentemente prenotato da Cameron, vedo scorrere la strada dai finestrini pieni di goccioline d'acqua, colano come lacrime, tristemente e lentamente, tra gli alberi ramati e neri ai lati delle strade, che mi ricordano casa.
Quando arriviamo in hotel, l'ambiente si prospetta molto diverso dagli altri edifici, è tutto in legno antico, pavimenti in legno anch'essi, quadri artistici ai muri, tutto in vecchio stile, molto grezzo ma caruccio, ci sta!
Non è uno di quegli hotel lussuosi al cui siamo ormai abituati, ma d'altronde non mi importa, sono cresciuto in una vecchia casetta di legno, con delle crepe nei muri e le ragnatele ovunque, già questo per me è lusso..
Un dipendente ci accompagna nella nostra stanza, che è piccolina ma accogliente, con un divano in rosa antico e le pareti color salmone, una TV nera e delle poltrone rosa antico anch'esse, la camera da letto, contiene un letto a baldacchino, un'altra TV nera, dei mobiletti in legno antico e un'enorme tappeto sul pavimento tutto maculato.
Angie si sdraia subito e mi sorride
"Io dormo un'po'" mormora assonnata
Anche sé il primo pomeriggio, quindi la lascio riposare, d'altronde abbiamo fatto un viaggio pesante.
Io mi metto nel salotto, sul divano rosa, è morbidissimo ed estraggo dalla tasca posteriore dei Jeans, la foto della mamma, è strano pensare che adesso mi trovo proprio nella città dove fu scattata questa foto, e decido che devo sbrigarmi a trovare la verità, mi alzo e scendo al piano inferiore, dov'eravamo prima, il receptionist, un ragazzo sulla 30ina, capelli biondi e ricci e occhi castani, rigorosamente in divisa, mi sorride
"Mr Black, posso esserle d'aiuto?" mi chiede disponibile e mi avvicinò a lui, gli faccio vedere la foto
"Cerco i genitori di questa donna..sono venuto qui per questo" dico pensieroso e speranzoso
"Mi dispiace, ma solo guardando questa foto non so proprio aiutarla" mormora dispiaciuto, abbasso lo sguardo chiaramente deluso
"Però posso chiamare mio papà, forse lui può aiutarti" continua poi illuminandosi e tornando a sorridere
"Ok, grazie" mormoro accennando un sorriso, il ragazzo chiama il padre al telefono e appena interrompe la telefonata, mi guarda
"Sta per arrivare, mio padre lavora nella cucina del ristorante, magari conosceva questa donna" dice e io annuisco.
Passati 5 minuti, un signore con i capelli bianchi e la barba, vestito elegante si avvicina a noi e rivolge uno sguardo d'affetto al receptionist
"Dimmi Lion, cosa ti serve?" gli domanda serio
"Questo ragazzo cerca i genitori di questa donna, tu la conoscevi?" gli chiede mostrandogli la foto e il signore la guarda con sguardo indagatore, poi ci pensa, guardando il soffitto dell'atrio
"Non ricordo bene, se ci andavo alle scuole elementare io o mio fratello, con questa ragazza" dice pensieroso guardandomi, Lion fa una smorfia
"Di sicuro lo zio che è più giovane, ma tu ricordi che questa donna andava nella tua stessa scuola?" gli chiede
"Si, la ricordo, non è cambiata per niente da quando era bambina, andava nella mia scuola, sia alle elementari, sia alle medie, ma ora che ricordo meglio, non eravamo nella stessa classe" dice pensieroso
"Ma.. Non conoscevi nessuno della sua classe?" gli chiedo
"Posso chiedere a mio fratello, se andava nella sua stessa classe, oppure chiedo a mia moglie, forse la conosceva" mormora con un sorriso disponibile poi continua
"Tu alloggi qui?" mi chiede
"Si, io e la mia fidanzata alloggiamo qui e abbiamo pochi giorni per venire a capo di questa faccenda, potete aiutarmi?" domando guardando sia Lion che suo padre
"Stasera venite a cena al ristorante, farò venire mia moglie e mio fratello, così parleremo della tua situazione e cercheremo di aiutarti" mormora gentile rivolgendomi uno sguardo comprensivo
"Infinitamente grazie" dico con un sorrisone
"Allora ci vediamo stasera a cena!" dice salutandomi.
Torno in camera trionfante ma sento il telefono di Angie squillare sonoramente ancor prima di entrare in camera da letto, lo prendo dal comodino e guardo lo schermo
CHIAMATA IN ARRIVO... ALEXANDER BLACK
rispondo alla chiamata
" Papà?" mormoro appoggiando il telefono all'orecchio
"Loris, finalmente ho tue notizie, ho provato a chiamare diverse volte ma buttava giù la telefonata e cadeva la linea, ero preoccupato per te" mormora sincero
"Va tutto bene" dico solamente pensieroso
"Dove siete?" mi chiede curioso
"A Chicago.." rispondo
"Vi state divertendo?? Com'è il tempo lì?" suppongo stia sorridendo
"Mh.. Niente male, il tempo lascia a desiderare, fa caldo, odio il caldo" dico infastidito e lui ride
"Hai preso da me su questo, Sydney è fredda e piovosa come al solito, e il Nightfire procede come sempre tra gli affari e i guadagni" mi informa
"Manco solo io allora" sorrido
"Eh si, si sente più tranquillità da quando non ci sei, Iris mi ha chiesto di te e voleva salutarti prima della tua partenza" mi dice dispiaciuto
"Beh, la mia sorellina non ha nessuno con cui giocare sennò " scoppio a ridere
La telefonata si conclude e subito dopo ne arriva un'altra da Cameron, premo il tasto verde nuovamente
"Cameron" dico
"Loris? Tutto bene? Ho provato a chiamare diverse volte" mormora con preoccupazione
"A quanto pare qui non prende bene la linea, anche Alexander ha provato a chiamare tante volte. Va tutto bene" mormoro e lui fa un sospiro
"Cosa fate?" mi chiede
"Siamo arrivati da un'oretta circa nell'hotel, Angie dorme e già da questa sera siamo invitati a cena dal cuoco e la sua famiglia" dico divertito
"Hai già fatto amicizia eh!!" mormora con un sorriso suppongo
"Eh si" dico ironicamente
"Sei uguale a tuo padre, inutile negarlo" dice con una nota d'affetto nelle sue parole.
La telefonata si conclude e io guardo fuori dalla finestra le strade bagnate dalla pioggia, se mio padre ha fatto davvero ciò che penso allora non sono come lui.
Angie si sveglia e si stropiccia gli occhi, io sono rimasto seduto sul letto accanto a lei, c'è ormai il tramonto e i suoi occhi verdi mi guardano con amore, pensare che lei diventerà mia moglie e mamma dei miei figli mi fa felice, finalmente avrò la famiglia unita che non ho mai avuto, le accarezzo la pancia sorridendo e sento il battito del nostro bimbo più forte, in risposta ai miei pensieri
"A che pensi?" mi chiede e mette la sua mano sopra la mia sulla sua pancia
"Penso che sei la mia favola che diventa realtà.." mormoro pensieroso mentre le nostre mani si intrecciano sopra la sua pancia
"Mi fai stare bene, Loris.." dice con voce roca e un luccichio negli occhi,
la bacio intensamente e profondamente, non riuscirei più ad immaginarmi una vita senza di lei.
Facciamo l'amore come non lo abbiamo mai fatto, con una dolcezza assurda, lentamente e scavandoci dentro con gli sguardi
"Ti amo" sussurra al mio orecchio mentre la stringo forte con la faccia tra i suoi capelli, respiro forte il suo buonissimo odore
"Ti amo anch'io" mormoro come una venerazione e inizia a tremare leggermente mentre raggiunge il culmine graffiandomi la schiena e baciandomi affamata..
Mi accarezza i capelli e continua a guardarmi, persi l'uno nell'altra, trascorrono minuti o forse ore ma non mi importa, è il nostro momento magico, la quiete cala su di noi come un velo leggero e il buio della sera comincia già a far capolino, la sveglia sul comodino di legno segna le 19:35 ed è ora di alzarci per andare a cena.
"Prima, il cuoco del ristorante ci ha invitati a cena con la sua famiglia, forse possono aiutarmi a trovare i miei nonni" mormoro con voce roca e rilassata
"Va bene, devo andare a prepararmi allora, facciamo la doccia insieme?" mi chiede sorridendo
"Ovvio" dico retoricamente facendo uno sguardo sensuale e carico di desiderio.
Dopo la doccia, ci prepariamo entrambi nello specchio enorme del bagno, con due lavabi davanti a noi, io ho indossato dei pantaloni neri e stretti e le vans bianche, con una canotta bianca e nera che termina in una cerniera di lato, è particolare, questo vestiario mi è stato interamente regalato da Alexander.
Angie invece indossa un vestito rosso corto fino alle ginocchia e senza maniche, dei sandali bassi e si liscia i capelli con un aggeggio che prende le ciocche come due tenaglie e magicamente i capelli ne escono lisci, appena finisce, mi fa sedere sul bordo della vasca da bagno con un sorriso
"Aspetta, ti sistemo i capelli" mi dice e passa questo aggeggio anche tra i miei capelli
"Ma io li ho già lisci" rido
"Si ma li hai fuori posto! La piastra te li ordina un'pò" mormora divertita
"Si chiama piastra?" la tocco sulle estremità ma ritraggo la mano velocemente BRUCIA!
"NOO,È ROVENTE! Ti sei fatto male?" esclama allarmata e poggia la piastra sul mobiletto accanto al lavabo prendendomi la mano in cui adesso campeggia un alone rossastro
"Brucia" mormoro solamente pensieroso, mi bacia la mano
"Cucciolo mio.." dice con amore e io sorrido "Non sento dolore!"
"Si si, non raccontare balle, voi demoni non sentite niente, cuore di pietra, cattivi grrr grrr" scimmiotta le parole con fare divertito e scoppiamo a ridere entrambi
"Che scema" dico ridendo.

Entriamo nel ristorante al piano terra, è grandissimo, ci sono tanti tavoli imbanditi con tovaglie bianche e gialle, le sedie di legno sono rivestite con comodi cuscini gialli e sembrano comode, e dei lampadari di cristallo grandissimi che illuminano l'intero ambiente, Lion, il receptionist ci accompagna al nostro tavolo e si siede con noi
"Il mio turno di lavoro è finito poco fa, tra poco arriverà mio padre, si è fatto cambiare il turno di lavoro apposta per partecipare a questa cena" mormora tranquillo e ci versa nei calici di cristallo del vino bianco
"Piacere di conoscerti, io sono Angie" dice e gli pone la mano, che Lion accetta di buon grado e glie la stringe
"Piacere mio, Angie" risponde gentile
"Beh, ora che ci penso prima non ci siamo presentati, io sono Loris" mormoro divertito e Lion sorride anche lui divertito, vediamo suo padre che ci viene incontro con un sorrisone "Benvenuti nel mio ristorante!" annuncia poi si avvicina a noi "Piacere, io sono Adam" mormora poi e io gli stringo la mano
"Loris" dico solamente sorridendo
"io sono Angie" mormora Angie stringendogli anche lei la mano.
Appena arriva la moglie di Adam e suo fratello Richard, ci sediamo tutti e arrivano i primi piatti con affettati e formaggi, Richard si protende verso di me guardando la foto di mia madre
"Era la ragazza più carina della scuola, come posso dimenticare? Era popolare alle medie ma non era una di quelle smorfiose, tutt'altro" racconta con nostalgia e la moglie di Adam si appresta pure lei a guardare la foto
"Margharet! Si la ricordo anch'io!" mormora guardando Richard con un sorriso
"Io cerco i suoi genitori.." mormoro abbassando lo sguardo
"Perché li stai cercando?" mi chiede Richard incuriosito
"Margharet è mia mamma.. È morta purtroppo in un incidente stradale a Sydney facendo una vacanza lì e io sono rimasto orfano, non ho mai conosciuto i miei nonni perché sono rimasto a Sydney non facendo più ritorno a Chicago e ad oggi, voglio scoprire chi siano" mormoro tristemente, mi dispiace mentire, ma d'altronde non so neanche io quale sia la verità.
Richard e Adam annuiscono comprensivi
"Mi dispiace ragazzo.. È una storia davvero triste e spero troverai i tuoi nonni" mormora Adam
"Noi possiamo aiutarlo, di certo da solo e senza conoscere la città non c'è la farà mai" risponde Richard con una nota di compassione
"Specialmente in meno di una settimana, come mi ha già detto oggi pomeriggio" mormora Adam preoccupato
"Io so dove abitava Margharet , era la vicina di casa della mia migliore amica dell'epoca, dunque la vedevo sempre che entrava e usciva dal cancello di casa sua" mormora la moglie di Adam di cui mi sfugge il nome
"Chissà se ora i genitori di Margharet abitano ancora lì, non ci resta che scoprirlo" mormora Richard determinato, sorrido... quanto sono gentili gli umani, mi ero sbagliato di grosso sul loro conto, sono sempre pronti ad aiutare, per sino chi non conoscono
"Grazie mille signori" mormoro riconoscente
"Non hai di che ringraziarci, d'altronde la vita è noiosa tra lavoro e casa, se c'è qualcosa di diverso da fare, può essere divertente" mormora la moglie di Adam con un sorriso smagliante, è una signora in carne, in un abito nero, bassina e con i capelli legati in uno chignon, dev'essere una donna di mezza età, mentre Richard è molto più giovane forse l'età di mio padre, con una camicia azzurra e dei pantaloni bianchi, è altissimo ed ha gli occhi castani e i capelli altrettanto.
La serata procede bene e Richard mi racconta di quanto era bella mia mamma, faceva parte delle cheerleader e la moglie di Adam ricorda con nostalgia le feste di carnevale dove mia mamma si divertiva a costruirne i costumi nel laboratorio della scuola con altre sue amiche nelle attività pomeridiane...

~Beyond the Darkness IWhere stories live. Discover now