Capitolo 3 - Vizi e inquietudini.

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Il silenzio di quella notte di dicembre era spezzato solo da gemiti animaleschi e da respiri ansanti. In lontananza, nella foschia, si udiva vagamente il bubolare di un gufo.
Le unghie della donna sotto di lui artigliarono fameliche la schiena di Andrew, e ne percorsero la pelle come inchiostro che macchia un foglio di carta. Andrew affondò il volto nell'incavo della sua spalla del colore del latte e tracciò una scia di baci lungo il collo, scorrendo sempre più in basso, mentre i gemiti di lei sfioravano i livelli dell'inudibile. Lo aveva pregato di continuare, di non fermarsi mai, se avesse potuto.

Era stata l'unica cosa che ora ricordasse, poi l'alcol aveva cancellato tutto. Ciò che guidava i suoi movimenti e gli affondi decisi e violenti nel corpo di quella ragazza, all'apparenza molto più giovane di lui, era l'istinto.

Quello carnale, volto al solo scopo di riprodursi. Ricordava anche che lei lo aveva avvertito di non ritirarsi, nemmeno quando si fosse trovato sul punto di far attecchire il suo seme, ma, in qualche modo, Andrew riuscì a scivolare via da lei un attimo prima che accadesse l'inevitabile. 

Quel briciolo di lucidità rimasta avrebbe risparmiato a quella ragazza la sfortuna di ritrovarsi incinta e senza un padre per il suo bambino. Lui ci era già passato. Non avrebbe voluto rivivere l'esperienza, soprattutto perché il senso di colpa lo logorava ancora nell'anima.

Si stese al fianco della ragazza e lei gli passò un braccio intorno alla spalla; i loro corpi erano cosparsi da un velo di sudore, i respiri ansanti non si regolarizzarono che alcuni minuti dopo.

Andrew non la guardò.

Non era importante ricordare il suo viso, o il colore dei suoi capelli e degli occhi, né qualunque altro dettaglio appartenente a quel corpo.
Non l'avrebbe più rivista, dopo quella notte. L'indomani, quando si fosse svegliato, non l'avrebbe trovata accanto a sé, se ne sarebbe andata durante la notte, approfittando del suo stordimento.
Ancora non comprendeva come un padre potesse vendere sua figlia al primo nobiluomo che si presentava nella sua locanda. Uno spregevole e taccagno. Aveva avuto un assaggio della sua personalità solo poche ore prima, non avrebbe dovuto stupirsi di tanta leggerezza nei confronti della figlia.

Sospirando, non si accorse che la ragazza si era addormentata. Del resto, il buio della stanza rendeva impossibile vedere qualunque cosa. Inevitabilmente gli ritornò in mente il ricordo confuso di un'altra donna, dai capelli biondi e la carnagione olivastra. Anche Elizabeth si addormentava subito dopo aver concluso i loro amplessi, lo accarezzava dolcemente e poi crollava in un sonno pacificatore.
Lo aveva fatto anche la notte prima che venisse uccisa.
Ben presto, succube da quei ricordi sbiaditi e stordito dall'alcol che aveva ingerito, anche Andrew crollò in un sonno profondo e avviluppante.

Il mattino dopo si svegliò con una delle emicranie più violente che gli avessero mai ottenebrato la testa. Andrew gettò le gambe fuori dal letto e si accorse che la ragazza era scomparsa; come previsto, naturalmente. Dalla finestra alle sue spalle venivano filtrati i pallidi raggi di un sole invernale, l'esatto contrario della bruma che aveva avviluppato il paesaggio solo la sera prima, raggi che gli riscaldarono la schiena nuda e il collo, la nuca. Nonostante la tremenda emicrania, Andrew si godette la sensazione di benessere che solo il sole era in grado di trasmettergli da sempre.
Lasciò che trascorressero alcuni secondi, poi si passò una mano sugli occhi, per poi massaggiarsi le tempie che pulsavano ritmicamente, tentando invano di alleviare il fastidio. Quando riaprì gli occhi, un paio di minuti dopo, comprese che il primo passo per riacquistare la lucidità fosse una fresca e rigenerante spruzzata d'acqua sul viso.

Nell'angolo della piccola camera della locanda c'era una toletta — antica e sgangherata — che gli sarebbe stata utile.
Si alzò; la stanza cominciò a ruotargli intorno e il giovane rischiò di crollare all'indietro tra le coltri del letto cigolante.
Una volta che si fu sincerato di aver ritrovato l'equilibrio, Andrew si diresse alla toletta.

Mentre si lavava pensò a lei, ancora una volta, come tutte le mattine e tutte le sere, e le notti e i giorni interi. Pensò a quella fragile vita che era stata spezzata da una pugnalata inferta lì, proprio nel grembo dove cresceva suo figlio, pensò alla donna che aveva amato e che amava ancora, nonostante la morte, il trascorrere del tempo, nonostante il dolore angosciante che, internamente, lo logorava giorno dopo giorno. Pensò a suo figlio, il mai nato, che non aveva avuto la possibilità di vedere la luce del sole, di crescere e diventare un uomo. Tutto per colpa sua: il viscido e spregevole verme che aveva ordinato l'assassinio di Elizabeth e che, Andrew lo aveva giurato tanto tempo prima, avrebbe pagato con la sua vita.

***

Quando lasciò la locanda, diretto al cuore pulsante di Londra, il senso di rabbia si era intensificato, sormontando quasi totalmente l'emicrania. Il mattino non presentava  l'ostacolo della nebbia, che si era dissolta nel corso delle ore notturne, e Andrew ringraziò il cielo che avrebbe potuto viaggiare senza dover sforzare la vista per scorgere l'orizzonte al di là del proprio naso.

Il locandiere, come da copione, gli si era inchinato l'equivalente di ben quattro volte, di fronte, prima che montasse in sella al suo cavallo, pregandolo di ritornare in futuro. Aveva anche aggiunto che gli sarebbe stato riservato il medesimo trattamento di quella notte e gli aveva fatto intendere, col solo ausilio dello sguardo, cosa intendesse dire. Andrew aveva gettato l'occhio alle spalle del vecchio e aveva sorpreso la ragazza, sua figlia, a sbirciare da dietro l'angolo, cosa che gli aveva fatto salire il disgusto ancora una volta. Si era stampato sulla bocca un sorriso sbilenco e aveva promesso al locandiere che sì, sarebbe tornato. Ovviamente non lo avrebbe fatto, ma quell'uomo non lo avrebbe mai saputo.

Adesso, mentre percorreva la stradina rocciosa che conduceva fuori dai territori della locanda e imboccava la via principale, rifletté su quanto gli uomini, a volte, sapevano essere crudeli; il verme viscido ne era un esempio, ma il locandiere non era affatto da meno. Entrambi erano stati pronti a cedere una donna, a testimonianza di quanto il sesso femminile fosse facilmente  ed esageratamente calpestabile.

Le donne erano la formica, gli uomini la scarpa che le schiacciava.

Fin da bambino aveva ricevuto quell'insegnamento da suo padre, dai suoi amici e dall'intera società aristocratica. Eppure Andrew non aveva mai pensato che fosse qualcosa di giusto, di sano, aveva lottato costantemente per difendere l'onore e i diritti delle donne.
Anche se ciò lo aveva portato a perdere Elizabeth.

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