Capitolo 25 - Ciò che il cuore ti dice.

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Sentiva le sue mani, le dita affusolate sulla pelle. Il suo respiro caldo le lambiva il collo, procurandole brividi di disgusto lungo tutto il corpo.
-No!- gridò lei, agitando le braccia. Spalancò la bocca in una chiara richiesta d'aiuto. -Lasciatemi! Lasciatemi, maledetto...- Lui, però, non le diede ascolto. Insinuò la mano nel solco tra i suoi seni, stringendone uno talmente forte da farla urlare, poi le passò una scia di umidi baci sopra la pelle lattea al di sopra del capezzolo.
Tutto il suo corpo venne scosso da un fremito violento.
-Vi prego... Ho bisogno di respirare... Lasciatemi!-
La bocca dell'uomo catturò la sua con prepotenza inaudita, le sue orecchie sembravano sorde a qualunque sua protesta. Le insinuò la lingua all'interno della bocca, mentre con il ginocchio spingeva contro il solco tra le sue gambe. Tentando di allargarle, di separarle per avere accesso a quella parte di lei che era stata marchiata troppe volte e dalla persona sbagliata, in passato. Megan desiderò urlare, ma le mancava il fiato. Lui non parlava, ansimava e basta. Le pieghe della sua femminilità erano rigide e dure, eppure le dita di lui trovarono lo sbocco per farsi strada all'interno. Spinse, forte, prepotentemente, strappandole un mugolio di cocente dolore.
-B...Basta!-

Un attimo di silenzio. La parete buia davanti a lei cominciò a lacerarsi, come se delle mani invisibili ne stessero separando i lembi. Poi sentì una voce, quella voce, che le provocò un'ondata di sollievo al cuore.

-Megan? Megan, guardami.-
Un sussurro delicato, eppure determinato.
Lentamente, lei sentì le proprie palpebre sollevarsi. Ci mise alcuni secondi per mettere a fuoco il volto che si trovò di fronte, anche se aveva già riconosciuto la voce.
Gli occhi grigio azzurri di Andrew la fissavano gentili e preoccupati, le labbra incurvate agli angoli in un sorriso appena accennato.

-Era solo un incubo- la rassicurò, prendendole una mano e accarezzandone dolcemente il dorso. -Qualunque cosa fosse, adesso è finita.-
Lei deglutì nervosamente, passandosi la mano libera sopra agli occhi.
-Che cosa... È successo?- domandò in un sussurro. Il sollievo che lesse sul volto di Andrew la gratificò, inspiegabilmente.
-Ti hanno sparato. Quegli uomini che cercavano di trascinarti via, ti hanno sparato alla gamba- rispose lui con sguardo teso. -Hai passato due giorni di delirio, ma adesso stai bene. Sia ringraziato Dio.-
Megan colse una sincera preoccupazione nelle sue parole. Le avevano sparato. Gli uomini di chi? Poi, tagliente come una lama, la risposta affiorò nella sua mente confusa: gli uomini di Victor. Un brivido le fece tremare la spina dorsale. Se non fosse stato per Andrew a quell'ora sarebbe morta.

Sorrise stancamente, lasciando cadere la testa indietro e atterrando su qualcosa di morbido. Un cuscino. Profumava di nuovo, di pulito. Dove si trovava? Un'espressione confusa apparve sul suo viso, mentre un pizzicorio leggero si risvegliava sulla sua coscia sinistra. Doveva essere lì che la pallottola era penetrata. Lei non ricordava molto, solo immagini confuse e sbiadite si affacciavano sporadicamente nella sua mente. Avrebbe voluto capirci di più, ma una voce lontana le diceva che la cosa importante non era quella, in quel momento. Il cuore le suggeriva che c'era qualcos'altro su cui soffermare l'attenzione. Davanti a lei c'era Andrew, l'uomo che aveva scoperto di amare, che la guardava come fosse stata un tesoro prezioso. Come aveva fatto a trovarla? Perché l'aveva riportata indietro? E dov'era Roxanne?

-Andrew... -
Non sapeva esattamente cosa volesse dirgli. Quel nome si era formato nella sua mente, giungendo alle corde vocali e poi passando per le labbra, in un sussurro che voleva dire tante cose e nessuna. Si rese conto di quanto pronunciarlo, Andrew e non più signore, la rendesse libera e felice. Quel nome era un piccolo tesoro, e lei lo custodiva come tale.

Il sorriso di lui tornò. La sua mano salì sulla guancia di Megan, sfiorando delicatamente la pelle di porcellana. Inclinò la testa di lato. -Per un attimo, un attimo tremendo, ho temuto di averti persa.-
La tensione era sparita, ma lei ne percepì lo stesso qualche traccia, nella sua voce.
Si tirò su con un gemito, intrecciando lentamente le dita a quelle di lui. -Non so che cosa avrei fatto se... Megan, io non potrei più continuare a vivere se ti succedesse qualcosa.-
Lei avvertì un tuffo al cuore. Trattenne il respiro, mentre lacrime di commozione affioravano nei suoi occhi. Che cosa significavano, esattamente, quelle parole? Lo sguardo di Andrew era dei più sinceri che avesse mai visto. Gli strinse le dita, mentre schiudeva le labbra e ripeteva il suo nome in un sussurro più marcato del precedente. Lui la fissò con occhi lucenti e un accenno di sorriso.
-Non posso più immaginare la mia vita senza di te, Megan- riprese. Stavolta la sua voce era roca e profonda. Aveva una sola certezza: non avrebbe accettato l'idea di vederla insieme a nessun altro, all'infuori di lui. La amava. Con ogni parte del proprio essere, del cuore, dell'anima. La amava, come si ama un figlio, una donna e una madre, fusi in un unico amore. Non l'avrebbe persa di nuovo.
Lei lo guardava con gli occhi lucidi.
-Io ho bisogno di te, Megan.-
Si sporse verso il suo viso, stringendole la mano, riscaldandola. -Ho bisogno di sentirti vicina, vicina più di chiunque altro. Sento che non ho più bisogno di nessuno, all'infuori di te. E se... Se per te è lo stesso, io sono pronto a rinunciare a tutto pur di farti felice.-

Da un angolo dell'occhio di Megan esplose una lacrima, che colò lungo lo zigomo e si fermò sopra il labbro. Il valore che avevano quelle parole era inquantificabile. Si sentì esplodere il petto di felicità, chiuse gli occhi dando libero sfogo alle lacrime. Non le importò di mostrare quel pianto, l'emozione, davanti a lui. Era la prima volta che piangeva lacrime autentiche dalla morte di sua madre, e le stava piangendo davanti all'uomo che amava.
Riaprì gli occhi, sbattendo le palpebre e gli sorrise, ignorando il pizzicorio alla gamba che si faceva di minuto in minuto più intenso.

-Ma Roxanne... - cominciò, sospirando tra le lacrime.
-Tu sei dentro di me, non Roxanne- la interruppe lui portandosi la sua mano sul petto, in corrispondenza del cuore.
-Anche in quelle parti di me che avevo giurato di chiudere per sempre. Sei riuscita a penetrare quelle barriere che avevo innalzato intorno al mio cuore. Sei nel mio sangue, nelle mie vene, nella mia mente, tutto il tempo. E vorrei... Vorrei così ardentemente lasciarti fuori, dimenticare le cose che mi fai provare ma... Ma non posso. E non voglio. Perché tu, Megan, mi fai sentire un uomo diverso. Tu sei il bene, sei la pace in questa mia vita buia.-
Si sporse un po' più vicino a lei.
-E se me lo permetterai- sussurrò a un centimetro dalle sue labbra, - io sono pronto ad amarti.-
Quando lei gli sorrise, Andrew si chinò a baciarla.
Megan schiuse le labbra. Fu un bacio leggero, dolce, delicato. Grazie a quel tocco, lei tornò a vivere. Adesso che lo aveva trovato, non aveva alcuna intenzione di perderlo.
Ma il peggio, anche se entrambi non lo sapevano, doveva ancora arrivare.

All'improvviso si udì un bussare impaziente alla porta. Andrew si staccò da Megan, voltandosi per controllare chi fosse e diede il permesso per entrare.
La serva che aveva visto piangere davanti a Megan, alcuni giorni prima, apparve sulla soglia. Sembrava agitata, forse eccitata per qualcosa, e non appena vide che la ragazza sul letto era sveglia lanciò un gridolino di sollievo.

-Sapevo che ti saresti risvegliata presto!- esclamò correndo verso il letto e gettandosi contro la sua spalla. Megan le sorrise, asciugandosi le lacrime da poco versate con il dorso della mano.
-Lexie- sussurrò, accarezzandole delicatamente i capelli. Lei sollevò la testa, senza cercare di nascondere le lacrime. -Quando il signor conte ti ha portata qui eri svenuta... E ho avuto così tanta paura di... di... - La voce le si strozzò in gola, e affondò di nuovo il viso nella spalla di lei.
-Va tutto bene- la tranquillizzò Megan con un sorriso, mentre cercava di tendere la gamba fuori dalle coltri.
Trattenne un gemito, quando un crampo le avviluppò la coscia. Andrew allungò un braccio e le accarezzò la pelle, meticolosamente, poi le sorrise incoraggiante.

-Ti senti bene?-
Megan annuì, mentre Lexie si alzava e si lisciava le pieghe della gonna, asciugandosi poi le lacrime con il dorso della mano. -Perdonate la mia intromissione, signore- balbettò, chinando il capo in segno di scusa. -Ma ho sentito da Gladys che Megan si stava riprendendo e non ho resistito.-
Megan le sorrise, un sorriso sincero e che scaldò il cuore di Andrew, quando si accorse che le era comparso sulle labbra.

-Non preoccuparti, Lexie- la rassicurò lui con gentilezza. -Conosco l'affetto che ti lega a Megan, e sono felice che tu sia venuta a dimostrarglielo.-
La ragazza allargò gli occhi, sollevata e soddisfatta. Si chinò a deporre un bacio leggero sui capelli di Megan e poi lasciò la stanza.
-Le voglio veramente bene- mormorò Megan, lasciando scivolare la testa verso di lui. Andrew le sorrise. -E lei ne vuole a te.-

-Che giorno è oggi?- chiese la ragazza, gettando uno sguardo di sfuggita fuori dalla finestra, dai cui vetri filtravano i raggi aranciati del sole.
-Giovedì. Mancano cinque giorni a Natale.-
Lo sguardo di Megan si illuminò.
-Natale... - sussurrò tra sé e sé. -Non ho mai... passato un Natale in compagnia di qualcuno che mi volesse bene... -
Un groppo le si formò nella gola ma, guardando l'uomo davanti a sé, quello scomparve in fretta com'era giunto.
Andrew le baciò il dorso della mano, fissandola con occhi penetranti e colmi di sincera fiducia.
-Questa volta sarà diverso- le promise, sorridendo. Un sorriso carico di aspettativa, incoraggiamento, un giuramento che le fece con il cuore e con l'anima.

- IN REVISIONE - Il tuo respiro sulla pelle Where stories live. Discover now