Capitolo 28 - Solo un mal di stomaco.

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—Io non… Non credo di aver sentito bene.—
Megan si portò una mano alla gola per contenere lo stupore.

—Hai appena detto... —
Si voltò verso Andrew, che la stava fissando con trepidante attesa e un sorriso carico d'aspettativa sulle labbra. Megan sbatté le palpebre.

—Possiamo parlarne in privato?—

—Come desideri, Lady Megan— rispose il conte prendendole una mano tra le proprie. Sentire di nuovo quell'appellattivo fece rizzare i peli sulle sue braccia, ma la ragazza cercò di contenere l'ansia.

—Bene, signori— ingiunse Andrew tornando a rivolgersi agli altri uomini.
—Che cosa ne dite se ci sediamo a tavola? La cena verrà servita a breve!—
Max sorrise e annuì dandogli una pacca sulla spalla, e Philip si limitò a un solo cenno del capo. A Megan sembrò di notare una traccia di tristezza nel suo sguardo e si sentì, inspiegabilmente, colpevole. Anche se non si rendeva conto, ancora, del motivo.

Andrew prese posto a capo tavola, Megan sedette impacciata nel primo posto accanto a lui; l'abito era ingombrante e doveva ancora abituarcisi. Philip occupò la sedia dalla parte opposta della ragazza, e Max gli sedette accanto.

C'era una strana tensione, palpabile e gravitante nell'aria, forse dovuta al fatto che Andrew… Le aveva appena chiesto di sposarlo.
Davanti a tutti.
Megan si era sentita travolgere da un peso enorme di doveri e responsabilità che non erano ancora giunti, per un momento le era mancata l'aria. Sì, la prospettiva di diventare la moglie di un conte era senza dubbio allettante e piacevole, ma c'era qualcosa che la rendeva estremamente nervosa. Era troppo presto, la nuova vita che si stava trovando a condurre era appena iniziata e ci sarebbe voluto del tempo prima che lei riuscisse ad abituarcisi. Eppure, nonostante tutto, aveva visto una scintilla luminosa negli occhi di Andrew, come se da una sua risposta positiva sarebbe dipesa la felicità del conte. E le responsabilità, per Megan, erano aumentate. Sarebbe davvero stata in grado di soddisfarlo a pieno? Sarebbe stata all'altezza di essere una contessa? La sua vita avrebbe preso una svolta radicale, le sue insicurezze si sarebbero ingigantite. Come poteva anche solo pensare di sposare un nobile? Lei, che era nata serva e sarebbe, nonostante lo zampino del destino, morta come tale. Amava Andrew, ma non avrebbe accettato di sposarlo. Proprio perché lo amava e voleva evitargli il disagio e l'imbarazzo di avere una serva come moglie.

Gettò lo sguardo alle strette finestre che popolavano la grossa parete di fronte, e notò che gli ultimi stralci di luce del giorno stavano scomparendo.
Le prime portate arrivarono nel giro di pochi minuti.

Megan vide Ginny e Lexie trasportare vassoio colmi di cibo e bevande, posarne uno al centro della tavola che conteneva un grosso pezzo di montone e subito dopo del pane, all'apparenza fresco, con dei fiocchi di burro. Lexie poggiò due bottiglie di vino all'estremità del cibo, poi le rivolse un piccolo sorriso prima che entrambe lasciassero la sala.

—Allora, Max— esordì Andrew distendendo con le mani il tessuto blu scuro della sua giacca. —Come hai trascorso queste settimane senza di me?—

—Bene, direi— Max gli ammiccò per poi scoppiare a ridere.

—No, in verità ammetto di aver sentito la tua mancanza più di quanto avessi pensato. Le serate di poker erano estremamente noiose in tua assenza.—
Megan si portò alle labbra un bicchiere e mandò giù qualche sorso di vino. Andrew giocava a poker; ora sapeva qualcosa in più su di lui.

—Posso immaginarlo— commentò il conte sinceramente divertito.

—Anche tu mi sei mancato molto, amico mio.— Gli strinse la spalla in un gesto d'affetto.

—E tu, Philip!— ingiunse Max voltandosi appena verso Philip, che aveva già infilzato il suo trancio di montone. Gli piantò addosso un paio di occhi distratti.

- IN REVISIONE - Il tuo respiro sulla pelle Where stories live. Discover now