Capitolo 38 - prima parte

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-Philip... - Megan si asciugò in fretta le lacrime e sollevò il capo verso di lui. Si accorse che Philip non la stava guardando, che aveva lo sguardo perso chissà dove, rivolto a chissà quali pensieri, e allora gli sfiorò le labbra con le dita. Sotto quel tocco, l'uomo fremette, riscuotendosi improvvisamente. Portò gli occhi su di lei e la prese per le spalle; Megan fu costretta ad abbassare le mani. E così, intrappolata, avvolta nel suo mantello di lana, guardò l'uomo che aveva capito di amare e lo guardò senza parlare, perché nessuna parola sarebbe valsa a placare il suo tormento interiore.

-Io ti amo- ribadì Philip; lentamente, la sospinse verso la parete alle loro spalle e lei vi appoggiò contro la schiena, forte di sensazioni che mai aveva provato. I capelli di lui ricadevano in morbide ciocche dorate lungo il collo; sentì il desiderio di passarci in mezzo le dita, di assaporare la morbidezza che la vista prometteva, e poi di stringere quelle ciocche fino a quando non avesse gridato. La stava guardando adesso, come si osserva qualcosa di bello e prezioso, qualcosa che si ha timore di perdere da un momento all'altro. Portò le mani ai lati del suo viso e la accarezzò dolcemente, senza smettere di fissarla, e lei comprese che era quello di cui sempre aveva avuto bisogno, perfino prima che si innamorasse di Andrew: era del tocco e dello sguardo di Philip Turner che aveva bisogno, era del calore del suo respiro e della gentilezza dei suoi gesti. Aveva bisogno di qualcuno che non la umiliasse, o che la usasse. Non era di un uomo come Andrew che avrebbe dovuto fidarsi, un uomo che oramai l'aveva perduta per sempre e che con la sofferenza che le aveva procurato le aveva permesso di crescere. -Ma non posso fare questo a mio fratello.

In silenzio, Megan sollevò le braccia e i lembi del mantello scivolarono appena lungo i gomiti, scoprendole le maniche della camiciola bianca. Incatenata allo sguardo di Philip, i cui occhi erano diventati di un blu cobalto, di un blu forte e vivido, Megan sfiorò i tratti scolpiti di lui, mentre il desiderio cresceva e il respiro si faceva più pesante. -Che cosa vuoi fare, Megan?- le chiese Philip, continuando ad accarezzarla con il pollice. -Che cosa vuoi che io faccia? –

- Voglio solo che mi accarezzi – mormorò lei timidamente. -E voglio che poi mi lasci tornare nella mia stanza e che dimentichi tutto quello che ci siamo detti questa sera. Quello che abbiamo fatto questa sera.

Se qualcuno avesse scoperto la verità, se qualcuno avesse visto che si erano scambiati un bacio, il futuro di Megan sarebbe stato inevitabilmente compromesso e così quello del suo bambino. Ma la verità sarebbe morta insieme a loro, perché così era giusto. - Ti prego, dimentica...

Seguirono attimi di silenzio assordante, un silenzio rumoroso che fiorì come una tortura sulle loro orecchie. Poi Megan si sollevò sulle punte dei piedi e, chiudendo gli occhi, lo baciò teneramente sulle labbra, uccidendo l'ultima prova dell'amore sbagliato che provava per lui. Aveva un'ultima richiesta da fargli, qualcosa che, nel caso Philip si fosse rifiutato di esaudire, avrebbe avuto il potere di distruggere l'ultimo, fragile brandello d'umanità di Megan.

-Ma promettimi che ricorderai questo bacio fino a quando potrai- lo implorò quando si fu allontanata ed ebbe scostato le mani dal suo volto. -Ti supplico, non dimenticarlo. Ho bisogno che tu non lo dimentichi.

Allora Philip girò il viso verso la finestra rigata di pioggia, abbandonò la pelle serica della donna che amava, e abbassò le palpebre quando seppe con certezza che non avrebbe mai dimenticato quel bacio, né il respiro o l'odore di lei, il suo tocco che era capace di incendiare, che era capace di curare. E seppe, soprattutto, che Megan, una donna senza alcun cognome, sarebbe sempre rimasta accanto a lui, anche se solo con il pensiero. Quello, considerò, era già un dono incommensurabile di cui sarebbe stato grato fino a che non avesse esalato l'ultimo respiro. Con il sorriso triste di lei davanti agli occhi, Philip abbassò le palpebre. -Te lo prometto.

In quel momento si udì un bussare leggero di nocche contro la porta, che distolse entrambi dalle reciproche attenzioni. -Milord, vostro fratello è appena rientrato e ha portato... un'ospite. Dice di aver bisogno di voi.

La voce ansiosa di Hanna sopraggiunse dal retro della porta, e il suo tono carico d'urgenza scosse qualcosa nell'intuito di Megan. Accigliandosi, fissò Philip che, prima ancora di parlare, seppe che qualcosa non stava andando nel verso giusto. -Dice che è molto urgente- aggiunse Hanna, poi sentirono vagamente i passi che si allontanavano lungo il corridoio e un tramestio al piano di sotto che fece scattare Philip verso la porta. -Torna nella tua stanza, Meg- la pregò, fermandosi sulla soglia quando ebbe spalancato l'anta. -Se ti trovano qui ci saranno delle conseguenze, ed è davvero l'ultima cosa che desidero.

Lei annuì mestamente, e lo osservò lasciare la stanza, rimanendo sola. Fu solo svariati istanti più tardi che le sue gambe si decisero a percorrere i pochi metri che la separavano dall'uscita e a imboccare la rampa di scale che conduceva agli alloggi del conte. Ignara di quanto stava accadendo nell'ingresso, pur immaginando che qualcosa di importante era accaduto, si rannicchiò nella sua parte del letto e affondò la testa nel cuscino. Sentì più freddo, adesso, senza il conforto di Philip, ma lo ingoiò e si costrinse a chiudere gli occhi. Nell'oscurità, il fantasma dell'uomo le tenne compagnia, e il ricordo del suo bacio le massaggiò le labbra cullandola nel sonno.


- IN REVISIONE - Il tuo respiro sulla pelle Where stories live. Discover now