Capitolo 38 - seconda parte

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Il rumore di una porta che veniva sbattuta, voci concitate che ponevano domande, che aspettavano risposte, stivali che calpestavano un pavimento di marmo, un colpo di tosse, schiocchi di lingua. Questo accolse l'entrata di Philip nell'atrio, luogo in cui, non appena la realtà gli si gettò addosso, ogni sua certezza si frantumò come cenere al vento. In piedi, davanti al portone, con in braccio un fagotto che gemeva sommessamente, una giovane donna piangeva lacrime silenziose, mentre al suo fianco la vecchia Gladys faceva schioccare la lingua e puntava il dito contro Hanna. -Ha bisogno di mettere qualcosa nello stomaco e di un letto caldo in cui potersi stendere.

Un po' riluttante, Hanna guardò il conte Andrew, che annuì. -E una coperta pulita per il bambino.

-Subito, signore.

-Elizabeth?

Al suono della voce di Philip, la giovane donna sollevò lo sguardo e le lacrime si fissarono lungo le sue guance, assumendo le sembianze di un velo cristallino. Sostenne il suo sguardo per un lungo istante, il cuore le si fermò nel petto. Chinò il capo. -Fratello mio.

Con il fiato congelato nei polmoni, lui rimase attimi eterni a fissarla, incapace di credere ai propri occhi. Com'era possibile che fosse ancora viva, dopo che la notizia della sua morte era giunta perfino nei meandri più ignoti della città? Com'era possibile che la sua sorellastra si trovasse proprio lì, davanti a lui, in carne e ossa e che stringesse tra le braccia un bambino? Poi comprese che quel bambino era un figlio illegittimo, il figlio che Elizabeth aveva concepito con suo fratello Andrew e l'angoscia gli serrò le viscere. -Beth... Beth, tu non dovresti essere qui.

Andrew si voltò repentinamente verso Philip e cercò di afferrargli il braccio. Aveva un dolore sordo negli occhi, che erano arrossati, come se avesse pianto per una notte intera, ma c'era anche qualcos'altro; la gioia e il sollievo di aver ritrovato l'amore, il primo, vero amore, che aveva creduto per sempre perso. -Lei non dovrebbe essere qui- ribadì, scostandosi e muovendo un passo verso la sorella. Elizabeth lo guardò con coscienza, sostenendo il suo sguardo al massimo delle sue capacità. -Ne sono consapevole. Non volevo venire. Io...

-No- decretò Andrew, facendosi avanti. -Lei merita di avere un tetto sopra la testa e un letto in cui poter riposare. E così lo merita mio figlio. Philip, ti prego, cerca di comprendere. Non potevo lasciarla là fuori, non potevo abbandonarla di nuovo! - Per il tormento della sua anima, Andrew gridò, digrignando i denti. -Che cosa avresti fatto al posto mio? Rispondimi, Philip.

-A Megan non pensi, vero?- replicò lui senza alcuna ombra di tatto. C'era collera, nelle sue parole, c'era il rimpianto di averla lasciata sola nel suo letto come aveva fatto Andrew. - Come diavolo credi che si sentirà quando scoprirà che hai portato la tua prima donna a casa, e con lei suo figlio? Vostro figlio! Come potrà sopportare di vivere sotto il suo stesso tetto?

La voce di Philip era fredda e carica di tensione, e colpì il fratello come un pugno al centro dello stomaco. Il pensiero di Megan che dormiva al piano di sopra non lo aveva nemmeno sfiorato. Quella consapevolezza, il fatto che si era concentrato unicamente su Elizabeth e suo figlio, dimenticando l'altro che cresceva nel grembo di Megan, lo fecero sentire come il più vile dei traditori. Come poteva agire senza seguire la logica, quando per tutta la vita era stato educato così? Perché quando si trattava di Beth ogni cosa perdeva razionalità, e lui veniva soverchiato dalle emozioni, dalle sensazioni?

Elizabeth si accorse del pallore sul suo volto. Una ruga si formò nel solco tra le sue sopracciglia.  -Cosa succede? Chi è Megan?

-Non le hai detto niente?- Philip non poté impedirsi di afferrare il fratello per le spalle e scuoterlo come avrebbe fatto con un cuscino. Hanna sussultò, Glayds però non si scompose e fece cozzare la punta del suo bastone contro il pavimento.  -Non le hai realmente detto niente? - insistette Philip, stringendo gli occhi. -Come avrei potuto? L'ho rivista solo qualche ora fa.

Andrew si sottrasse con un movimento brusco alla sua presa e affiancò Elizabeth, mentre Gladys e Hanna intuivano che fosse meglio lasciare la stanza e ritirarsi. -Con il vostro permesso, signore.

-Cosa avrebbe dovuto dirmi?- mormorò Elizabeth, carezzando la guancia di Elijah per farlo addormentare. C'era la parvenza di una bufera, nello sguardo della ragazza, ma non aveva nulla a che vedere con la collera. Solo con la delusione. Elizabeth era intelligente. Fin dalle prime parole di Philip aveva intuito chi fosse quella donna chiamata Megan, quale fosse il suo ruolo nella vita di Andrew e perché lui non gliene avesse fatto menzione. Appoggiò il capo di Elijah contro il suo seno e chiuse gli occhi, senza però lasciar andare le lacrime che minacciavano di sopraffarla. Aveva sofferto troppo, e troppo a lungo, perché potesse permettere ad altro dolore di intrappolarla. Philip Turner puntò i suoi occhi profondamente amareggiati in quelli di suo fratello. -Stai commettendo più errori di quanti immagini, Drew.

Poi si volse verso Beth e la guardò con compassione, preda del desiderio di riabbracciarla, prima di dirigersi lentamente verso di lei. Le sue palpebre si sollevarono. Stavolta le rivolse uno sguardo colmo di dolcezza. L'aveva ritrovata, lei era di nuovo lì, e, nonostante non condividesse la scelta di aver profanato un vincolo di sangue come quello tra fratello e sorella, l'affetto che lo legava a lei non si era scalfito neanche un po'. Allungò un braccio e le sfiorò una guancia, strappandole un sospiro mesto. -Sono felice che tu sia qui, Beth- sussurrò Philip, accennando un sorriso. Beth sbatté le palpebre per impedirsi di piangere, reclinando il capo verso le dita dell'uomo e abbandonandosi alla sua carezza. -Mi dispiace per tutto, Philip. Mi dispiace di non essere morta.

-Non dire idiozie! Non hai nulla di cui scusarti- disse Andrew, colpevole. Si sentiva un macigno sul cuore, ben più pesante del giorno in cui si era reso conto di aver perduto per sempre la fiducia di Megan. -Sei fortunata ad essere viva. E noi siamo felici di averti ritrovata.

La ragazza si lasciò scappare una smorfia amara, allontanandosi dal tocco di Philip. -Non mi trascino dietro nient'altro che guai, Andrew.- La malinconia del suo tono di voce raffreddò la pelle di entrambi come avrebbe fatto la lama gelida di un pugnale. - Questa ragazza di cui parlate... sarà lei a soffrire più di tutti noi.

-Indubbiamente- asserì Philip con freddezza, lanciando uno sguardo di ghiaccio al fratello. – È sempre Megan a soffrire. Ed è la sola e unica che non lo merita neanche un po'.

Seguendo la traiettoria dello sguardo di Philip, Andrew serrò le labbra. -Vai a riposare, Beth- mormorò. -Hanna ti avrà preparato un giaciglio negli alloggi della servitù. E domani penseremo meglio alla tua sistemazione.

Lei chinò il capo e, grata del fatto che Elijah si fosse riaddormentato, si diresse lentamente verso le cucine, locali che ricordava perfettamente. Prima di andarsene si voltò a guardare Andrew. -Mi dispiace- sussurrò, e mentre lasciava l'atrio non riuscì a trattenere il pianto che le aveva serrato la gola fino a quel momento.

Philip toccò la spalla del fratello, facendolo sussultare. -Grazie di averla riportata a casa.

Senza distogliere lo sguardo dal punto in cui Beth era sparita, il conte schiuse le labbra. -Come sta Megan?

L'altro serrò la mascella, indurendo lo sguardo. Se avesse potuto dire la verità, se fosse venuto a conoscenza dei sentimenti di Megan per un altro uomo, Andrew sarebbe morto per il senso di colpa e per l'amarezza.  -Credo che riuscirà a riprendersi, prima o poi. E' una donna forte. E lo sarà anche suo figlio.

Andrew annuì, lasciando vagare lo sguardo per alcuni istanti prima di posarlo su suo fratello.

-  Non mi perdonerà mai.

- No - rispose Philip, il cuore stretto in una morsa d'acciaio. Quella volta non poteva mentire. Se lo avesse fatto, comunque, suo fratello avrebbe capito che non stava dicendo la verità; non era mai stato bravo a inventare storie. - Soprattutto quando capirà chi è Beth e di chi è il figlio che culla tra le braccia.


- IN REVISIONE - Il tuo respiro sulla pelle Where stories live. Discover now