Capitolo 17 ― Una notte senza di lei.

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― Peter, sella il mio cavallo.―
L'ordine venne impartito con una tale determinazione che lo stalliere, un giovane di corporatura imponente e di svariati centimetri più alto del padrone, ne fu turbato. Era notte fonda, il ragazzo aveva appena terminato di ripulire le stalle e di ammansire gli animali, quando Andrew si era precipitato verso di lui e, senza neanche rivolgergli uno sguardo, gli aveva impartito l'ordine. Aveva trovato insolito quel comportamento da parte sua, ma aveva compreso che doveva avere un motivo valido per averlo assunto.
Annuendo, Peter si immerse nella penombra della stalla per afferrare la sella dello stallone del padrone. Quando, grazie alle redini, trascinò fuori l'animale e gli depose in groppa la sella, Andrew montò senza dire una parola, spronandolo con veemenza.
Tratteneva il respiro, mentre il vento freddo della notte gli sferzava il volto. Se qualcuno avesse potuto vedere i suoi lineamenti in quel preciso istante, li avrebbe identificati come duri, scolpiti, come spigoli che si stagliavano taglienti contro il dipinto blu scuro della notte.
Ma nessuno, naturalmente, lo avrebbe visto eccetto per le persone da cui si stava dirigendo.
Io non vi desidero.
Quelle parole, letali e affilate, gli rimbombavano nella testa, come una biglia che venga sbattuta ripetutamente contro gli angoli di un tavolino. Gli procuravano dolore, nonostante tutti i tentativi che si era ripromesso di fare per non cedere, per rimanere impassibile di fronte a tanta freddezza.
Era ovvio, pensava, che Megan non lo ricambiasse. Altrimenti, pensava con altrettanza delusione, non avrebbe assecondato le attenzioni di suo fratello. E invece lo aveva fatto, li aveva visti con i suoi occhi, anche se poi lei aveva allontanato Philip. Andrew sospettava che l'avesse fatto solo per essere stata colta in flagrante; se lui e Abigail non fossero arrivati, chissà a quali altre proposte Megan avrebbe acconsentito...
Quel pensiero gli gelò il sangue nelle vene.
Megan. Se solo non l'avesse incontrata non si sarebbe trovato a soffrire, e la sofferenza era tale, mentre cavalcava, da fargli dolere il petto. Le sue antiche ferite non si erano ancora rimarginate, ed ecco che, sempre a causa di una donna, se ne aggiungevano delle altre. Ma Andrew aveva deciso che, almeno per una notte, non voleva provare dolore. Cancellò con un grido l'immagine di Megan nel momento in cui gli aveva sputato in faccia quelle maledette parole, cancellò i suoi occhi luminosi, ogni tratto di quel viso che tanto lo affascinava, e quelle labbra rosee e piene che tanto a lungo e tante volte aveva desiderato baciare. Megan, senza un cognome, non sarebbe esistita per quella notte, Andrew lo giurò a se stesso e al proprio orgoglio.

Le lanterne gettavano una luce fioca sopra le lastre in legno del portico e, dall'interno della locanda, si udivano le note sghembe di una melodia suonata da un clavicembalo, risate sguaiate di uomini ubriachi e gemiti sospirati di amanti sfacciate. Con una smorfia sulle labbra, Andrew smontò da cavallo e gli batté una mano sul muso. A quel tocco l'animale emise un lieve nitrito, e lui legò le redini a uno dei pali che sorreggevano l'edificio.
Quando entrò nel locale, l'atmosfera inebriante e letale lo inondarono come la risacca che si riversa sulla riva di un mare.
Con un sorriso che gli mostrò una dentatura irregolare, la locandiera gli andò incontro e lo aiutò a togliersi la giacca blu scuro.
― È un piacere rivedervi, signore.―
― Anche per me, Morgana.― Andrew rise, una risata suadente e affilata che avrebbe potuto tagliare una pietra.
― Andrew Turner! ― biascicò una voce maschile ottenebrata dall'alcol.
― Finalmente vi fate rivedere! ―
― Duca Richardson ― Andrew si avvicinò, lasciandosi la locandiera alle spalle.
― Amico mio.―
Il duca gli rifilò una pacca sulla spalla, mentre la ragazza che gli sedeva sulle ginocchia emetteva un risolino civettuolo. Aveva lunghi capelli biondi sciolti, che le ricadevano sopra ai seni semi scoperti, e un paio di labbra, gonfie per i probabili baci che aveva ricevuto dall'uomo. Gli rivolse uno sguardo languido, mentre il duca le cospargeva il collo di baci umidi.
― È da tanto che non vi fate vedere da queste parti. ―
Seguì una risata di tracotanza, mentre tornava ad affondare il viso scarno nei seni della giovane.
― Vero, ma stasera ho deciso di rimediare alla mia imperdonabile assenza.― 
La giovane rise languidamente, e il duca la accompagnò gettando indietro la testa, mentre afferrava il bicchiere e mandava giù il vino in un unico sorso.
― Morgana!―  sbraitò l'uomo girando il viso a metà. ― Fai portare una bottiglia per il mio amico qui presente!― 
Andrew scosse la testa, ridendo.
― Non ti smentisci mai, David.―
Lui stampò un altro bacio sulle labbra della ragazza.
― Puoi dirlo forte.― 
Quando la locandiera portò una brocca colma di vino rosso, Andrew le fece scivolare nel solco tra i seni una moneta d'argento.
― Trovami una ragazza, Morgana. ―
La donna sorrise maliziosamente, annuendo.
― Neanche tu ti smentisci, a quanto pare―  commentò ridendo David Richardson quando Morgana si fu allontanata.
― Fai bene, sia chiaro.―
E tornò ad occuparsi della ragazza sulle sue ginocchia.
Andrew allargò le braccia e distese le gambe sotto al tavolino, sospirando beatamente quando mandò giù il primo sorso di vino che gli riscaldò lo stomaco e la gola. Fece per berne altro, quando delle dita gli tracciarono un percorso immaginario sulla spalla.

― Tutto solo, signore?― 
La voce femminile gli fece vibrare la spina dorsale, procurandogli un brivido di eccitazione. Gli risalì lungo il collo e il respiro caldo della ragazza gli sfiorò l'orecchio quando si abbassò per sussurrargli: ― Posso farvi compagnia?―
Andrew lasciò cadere il collo indietro, sorridendo.
― Non aspettavo altro.― La sua voce era profonda e forte, ma priva di calore.
Lei sorrise, e quando si abbassò per sedersi sulle sue ginocchia, lui notò il colore dei suoi capelli. Neri. Li ricondusse immediatamente a quelli di Megan e un groppo gli si formò in gola.
― No ― le bloccò il polso con la mano, rivolgendole uno sguardo freddo.
― Vattene.―
Il duca, intento a trastullarsi con l'altra ragazza, si staccò appena, attirato dal tono di voce alto.
― Andrew, che succede?―
― Ti ho detto di andartene ― sibilò Andrew rivolto alla ragazza, ignorandolo.
Lei chinò il capo, nascondendo la scocciatura, e si allontanò.
― Che ti prende?― volle sapere David Richardson, mentre le mani della ragazza continuavano ad accarezzargli il collo.
― Niente che ti riguardi ― fu la sua risposta secca.
― Tu ― apostrofò una ragazza che trasportava un vassoio con delle brocche di vino.
― Tu, sei perfetta. Vieni qui.―
Lei, capelli ondulati e ramati e un viso ovale spruzzato di un velo di efelidi, rimase interdetta appena un istante. Poi depose il vassoio su di un tavolo e lo raggiunse.
Andrew picchiettò con due dita sul suo ginocchio per invitarla a sedersi, e lei obbedì sensualmente.
― Buonasera, signore ― sorrise spostandosi la folta chioma dietro le spalle, in modo da mettere in mostra il seno prosperoso.
― Avete bisogno di qualcosa? ―
Andrew si girò a guardarla negli occhi, sogghignando.
― Sì ― rispose, chinandosi verso le sue labbra. ― Tutto quello che hai da offrirmi.―
Fu un sussurro a un centimetro dal suo viso, poi le loro labbra si incontrarono e, quando la lingua esperta di lei si intrecciò alla sua, il membro di Andrew fu attraversato da un fremito.
― Non qui ― ansimò bloccandole i polsi quando lei fece per slacciargli i bottoni della camicia. ― Andiamo di sopra.―
Il duca Richardson rise ancora, congratulandosi con lui con un'altra pacca sulla spalla e poi tornò a rivolgere le degne attenzioni alla sua preda.
La ragazza annuì, sorridendo maliziosamente.
Andrew le afferrò la mano e imboccarono la corta rampa di scale a chiocciola che conduceva al piano superiore, dove si trovavano le stanze da letto. Il corridoio era ingombrato di gemiti animaleschi e sospiri bollenti.
Andrew spalancò una porta libera con una spallata, trascinandosi dietro la ragazza che lo seguì obbediente.
Lei si stese sul letto, misero e poco raffinato dato il livello della locanda, e piegò le gambe e il busto in avanti per dare ancora più mostra dei suoi seni candidi.
Andrew richiuse la porta alle sue spalle, si sbottonò la camicia e se la sfilò dalla testa, mettendo in mostra i pettorali scolpiti e bronzei e rimanendo solo con i pantaloni. Gettò la camicia sul pavimento e salì sul letto, accostandosi alla ragazza come una bestia che abbia appena sorpreso la sua preda.
― Sei bellissima ― sussurrò prima di catturarle le labbra in un bacio ardente, al quale lei rispose con impeto. Andrew le sollevò la gonna sui fianchi e le gambe di lei si avvinghiarono ai suoi, stringendo forte sopra le natiche di lui.

― Voglio essere vostra ― gemette la ragazza, gli occhi luminosi che sembravano oro liquefatto.
― Possedetemi.―
Un angolo della bocca di Andrew si sollevò in un sorriso suadente, mentre tornava ad affondare la lingua nella sua. Con una mano abbassò la stoffa che celava la metà inferiore dei suoi seni, rivelando le punte rosee dei capezzoli turgidi.
Si chinò a succhiarne uno e lei gemette ancora più forte, mentre lui cominciava a slacciarsi la cintura e si abbassava i pantaloni quel tanto che bastava ad estrarre il membro.
Poi, guardandola intensamente negli occhi, la penetrò con una spinta decisa.
La ragazza urlò, ansimando e gettando indietro la testa, assecondando ogni spinta con lo stesso impeto di lui.
Quando Andrew raggiunse l'estasi con un grido animalesco, abbandonò la testa sul suo seno e sospirò beatamente.
― Sei meravigliosa― sussurrò, prima di baciarla ancora. ― La donna più bella che abbia mai visto.

In quello stesso momento, stesa nella sua branda negli alloggi della servitù, al palazzo dei Turner, Megan avvertì un brivido gelido lungo la spina dorsale.


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