Capitolo 4 - Strani incontri.

2.2K 169 21
                                    

Megan maledisse la nebbia per la terza volta in neanche mezz'ora. Aggiustandosi le pieghe della gonna sudicia di giorni, impose alle proprie gambe di mantenere un ritmo rapido ed equilibrato ma, reduce dalle troppe ore d'eccessivo lavoro, sarebbe stato chiedere troppo.

Il freddo era talmente pungente che, nonostante avesse rubato uno dei mantelli più pesanti dalle stanze del padrone, riusciva comunque a procurarle intensi e taglienti brividi lungo la schiena. Rabbrividì e allungò le mani per sciogliere i capelli dalla treccia, in modo da creare un riparo più resistente ai lati del viso. Quando rischiò di inciampare ancora nei propri passi, cominciò a sciorinare una serie di imprecazioni che, dalla bocca di una giovane donna, non sarebbe stato appropriato sentir uscire. 

Sospirò sconsolata, riflettendo su cosa stava facendo e sulle conseguenze che il suo gesto sconsiderato avrebbe provocato.
Dopo esser tornata dal mercato, quella mattina, si era messa al lavoro, ma poi la sua mente aveva cominciato a vagare e a riflettere, giungendo alla conclusione che quella donna, chiunque fosse, aveva assolutamente ragione. Aveva pensato a cosa avrebbe detto sua madre della situazione che viveva ormai da tre lunghi anni, all'espressione sul suo viso se avesse saputo a cosa il padrone la costringeva, a cosa la sottoponeva senza indugi e remore, a cosa gridava durante gli atti animaleschi, e quanto godeva nell'accorgersi che Megan soffriva. Sua madre l'avrebbe presa da parte, le avrebbe accarezzato la guancia destra — come aveva sempre fatto quando la figlia era scossa o stava male — e con il solo sguardo le avrebbe fatto capire quanto tutto quello fosse sbagliato, ingiusto, imperdonabile. Non avrebbe detto niente, perché sua madre era stata muta e nessuno aveva mai saputo il motivo. Megan, però, avrebbe capito lo stesso. Avrebbe capito, agendo di conseguenza, come stava facendo in quel preciso istante. Qualcosa che avrebbe dovuto fare fin dall'inizio, da quando la tortura — fisica e psicologica — era cominciata: stava fuggendo. Scappava da una quotidianità terribile, impregnata da un'oscurità avviluppante, scappava dai giochi perversi e sadici che un uomo che sarebbe potuto essere suo padre si era divertito a fare per tutti quegli anni. Scappava, ma non per sempre; un giorno, quando avesse trovato il proprio posto nel mondo e fosse diventata una vera donna, sarebbe tornata per prendersi la sua rivincita, la sua vendetta.

Ancora immersa in quei pensieri, le parve all'improvviso di udire dei passi alle sue spalle, rapidi e concisi come quelli del padrone. Sbatté le palpebre tentando di ritrovare la lucidità e l'equilibrio del presente, e subito una fitta di panico le serrò lo stomaco: era davvero lui, Victor? Si era accorto della sua fuga o qualcuno che l'aveva vista sgattaiolare fuori dalla villa glielo aveva riferito?
Poi, però, rifletté che il suo padrone non si sarebbe scomodato ad andarla a cercare sulle proprie gambe, piuttosto avrebbe mandato qualche servo.

Più probabilmente, pensò Megan accelerando il passo, doveva trattarsi di un ladruncolo. Ma, se davvero lo era e di lì a pochi istanti avesse cercato di derubarla, avrebbe trovato altro che vuoto nelle sue tasche.
Non si era mai fidata di nessuno, nella sua vita, in particolar modo da quando era stata deflorata, e sapeva che in quel frangente avrebbe fatto meglio a tenere gli occhi ben aperti.

Presto la nebbia si dissipò lasciando spazio alla pioggia, e il cambiamento di clima le strappò un'altra imprecazione dalle labbra.
Accelerò ancora, sorpassando la folla e ignorando il respiro che stava dolorosamente trattenendo nei polmoni.
La sensazione della pioggia che le tamburellava sulla testa le diede il nervoso, e immaginò che i suoi capelli dovevano trovarsi in uno stato pietoso, con le ciocche appiccicate alla faccia.
Megan, mantieni il controllo, le avrebbe suggerito sua madre con lo sguardo.

Cominciò a pensare che l'uomo non stesse seguendo proprio lei, ma che fosse interessato a qualcun altro. Poteva anche darsi che stesse semplicemente passeggiando sotto la pioggia. Forse era tutto frutto della sua immaginazione.

- IN REVISIONE - Il tuo respiro sulla pelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora