Capitolo 32- Tra le sue braccia.

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—Dimmi che hai visto Megan da qualche parte, Philip.—

Quelle parole furono accompagnate da un'imprecazione tipicamente maschile.
Philip si volse verso il fratello, dopo essere repentinamente scattato in piedi. Era notte inoltrata, si era già coricato per dormire, e indossava solo dei leggeri calzoni di cotone che gli lasciavano scoperti i piedi e il corpo dalla vita in su.

—Non l'ho vista— disse, un'espressione confusa dipinta sul viso. —Che cosa è successo?—
Andrew batté forte il pugno contro lo stipite della porta, digrignando i denti.
Il fratello, messo in allerta da quel gesto rabbioso, gli si avvicinò guardingo fermandoglisi a un palmo dal naso.

—Drew?—

—Ho baciato Roxanne, Philip! E lei lo ha scoperto.—
Il volto del conte era diventato paonazzo.
Gli occhi di Philip si assottigliarono fino a diventare una linea quasi invisibile.

—Che cosa hai fatto?— gli domandò a metà tra l'incredulità e la rabbia che, pian piano, cominciò a crescere dentro al suo petto.

—Che cosa hai fatto?— insistette ancora premendogli i palmi delle mani contro il torace.
Andrew scosse la testa, mentre un intenso disappunto induriva il viso di Philip.

—Non ero in me— tentò di giustificarsi lui, spostandogli con indifferenza le mani dal petto.

—Non ero in me e non so come io abbia potuto essere tanto sciocco da cedere alle parole di quella… Quella… —

—Prostituta?— lo incalzò Philip con una smorfia sprezzante.

—Hai ceduto alle parole di una prostituta, maledetto bastardo. Ci sei andato a letto? —

Il silenzio da parte di suo fratello lo mandò su tutte le furie.
Philip sentì un groppo enorme formarsi all'interno della sua gola, mentre il dolore che Megan doveva aver provato si riversava sulla propria pelle come se lo avesse vissuto di persona.

—Hai giaciuto con una prostituta, ancora una volta!— sibilò tornando a piantargli i palmi sul petto. Lo spinse indietro con violenza, facendo aderire la sua schiena solida contro la parete accanto alla porta. Non gli importò che fosse rimasta aperta; tutti avrebbero dovuto sapere che razza di mostro fosse Andrew Turner. Anche se, quando lo guardò intensamente negli occhi in cui si rifletteva un'innegabile e sincera amarezza, Philip provò un moto di compassione. Il conte ne aveva passate tante, la sua vita era stata perennemente divisa tra dolore e ingiustizie, corrosa da un amore malato per quella che era stata sua sorella, Elizabeth, e Andrew non era mai stato libero di esternare i suoi sentimenti. L'unica persona con cui aveva potuto farlo era stata Megan, e lui si era convinto che il loro fosse uno di quegli amori puri e grandi di cui parlavano sempre le ballate e i musicisti.
Ma quelle rivelazioni mandavano all'aria ogni convinzione che Philip si era fatto.
E l'unica cosa che desiderava fare, in quel momento, era prendere a pugni Andrew fino a lasciarlo tramortito e agonizzante sul pavimento.

Il primo pugno arrivò prima che il conte potesse rendersi conto delle intenzioni del fratello.
Gli spaccò il labbro inferiore e, quando il sangue colò lungo il mento, Andrew ci passò lentamente un dito per spazzarlo via.
Guardò Philip senza dare l'impressione di volergli restituire il gesto, poi lasciò andare un sospiro doloroso.

—Me lo merito, Philip.—

—Sei un bastardo, Andrew. Ti meriti tutti i pugni che ho intenzioni di darti.—

Sulle labbra di Andrew comparve l'accenno di un sorriso.

—Ti ammiro, fratello— sussurrò lasciandosi scivolare a terra. Incassò il viso tra le ginocchia, negandosi alla sua visuale.

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