35. La verità in uno sguardo

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- Non puoi farlo, Philip - sussurrò senza riuscire a smettere di guardarlo. Le tremavano le mani, le tremava il cuore. Il sangue le era affluito alle guance, accalorandole, bruciandogliele.

Lui cercò il suo viso e glielo prese tra le mani. Con gentilezza, senza fretta, come se avesse paura di poterla distruggere con le sue sole dita. - Non posso fare cosa?

- Baciarmi. Non puoi farlo... - La voce le morì in gola quando lo sguardo di Philip si abbassò sulle sue labbra. - Per quanto il mio cuore vibri dal desiderio di farlo, Meg, non lo farò- rispose. -Perché non è la cosa giusta?

-Perché non ti farebbe stare bene.

Lui distolse gli occhi dalla sua bocca e poi le diede le spalle. Megan avvertì la sua assenza come un macigno sul cuore che veniva spostato e rigettato contro quell'organo che le permetteva di vivere, mentre il respiro riacquistava il proprio ritmo regolare. Philip la amava, ormai era più che chiaro. Ma lei, invece, che cosa provava? Quella sorta di attaccamento verso di lui era dovuto alla sua delusione nei confronti di Andrew o c'era davvero qualcosa, nel suo cuore, che vibrava per Philip? Come avrebbe potuto rendersi conto di essersi innamorata dell'uomo che una volta l'aveva umiliata, dicendole che non era altro che una serva e che sempre tale sarebbe rimasta? Forse si trattava del fatto che non credeva fosse possibile amare due persone contemporaneamente. O forse si era sbagliata e i sentimenti che aveva provato per Andrew non corrispondevano alle reali emozioni che il suo cuore le aveva gridato fin dal principio? C'era qualcosa di sbagliato in tutto quello, anche se non riusciva a capire cosa potesse esserci di colpevole nell'amore verso una persona diversa.

Tutto il suo corpo urlava. La sua mente era in delirio, la gola le si era seccata.

Si accarezzò il grembo e gettò lo sguardo oltre la sua spalla; se avesse potuto guardarlo in faccia sarebbe riuscita ad accorgersi della tristezza che accompagnava ogni linea del suo viso, ma lui rimase voltato e Megan non lo toccò, né gli parlò. In fondo al cuore sapeva che non era a lui che andava data la colpa. Non era nemmeno di Andrew, né del suo gesto sconsiderato. E non era neanche sua, nonostante temesse il contrario. Forse era solo del destino, o della vita. E lei, lentamente, si rese conto di quanto desiderasse sfiorare il braccio di Philip, di stringergli la mano, di farsi abbracciare. Non era più solo per cercare un conforto dal dolore, dalla malinconia; era perché lo voleva realmente. E non c'era traccia di alcun pentimento nella piega che avevano preso i suoi pensieri, come non ce n'era di rimprovero verso se stessa. Non stava tradendo Andrew Turner, non stava tradendo se stessa. Stava solo assecondando ciò che il cuore le urlava da giorni e giorni, da prima, forse, che tutto il suo mondo andasse in frantumi.

Così, mentre fuori dalla finestra ogni rumore cessava, Megan fece scivolare la mano lungo il braccio di Philip, stringendolo un po'. Sotto le dita percepì il suo irrigidimento, e il cuore le batté un po' più forte. Non disse nulla, però. Si sporse appena e appoggiò la fronte alla sua schiena. Philip non si ritrasse a quel gesto, né tentò di allontanare la sua mano che, calda e confortevole, stringeva la sua come fosse un'ancora di salvezza. Mentre la sua gola si inaridiva, il tempo parve fermarsi e lui abbassò le palpebre, beandosi della dolcezza di Megan, e della sua vicinanza, sperando che Dio lo perdonasse per amare la donna che aveva rubato il cuore del suo stesso fratello.

-Dobbiamo tornare a casa, Megan- sussurrò quando finalmente ritrovò il coraggio di respirare. -Andrew sarà su tutte le furie.

Lei gli strinse un po' di più la mano. -Non mi importa di come sta Andrew. Mi ha fatto troppo male perché mi senta in dovere di compatirlo.-

Nella sua voce c'era un tono terribilmente amaro, qualcosa che Philip non aveva mai sentito né si sarebbe mai aspettato da lei. Ma non la biasimò per la durezza delle sue parole; sapeva che suo fratello aveva agito scosso da un desiderio carnale, un desiderio che non lo aveva fatto ragionare con sufficiente lucidità. Forse meritava di soffrire, ma non di essere ripagato con la stessa moneta. Per quanto il suo corpo vibrasse per il bisogno di baciare ogni centimetro della pelle di Megan, non avrebbe infranto il suo legame fraterno. Amava suo fratello, e amava Megan. E non poteva scegliere nessuno dei due. L'ondata di tristezza che lo avvolse gli fece digrignare i denti. -Ti prego, allontanati.

Megan inspirò a lungo prima di farlo. Avrebbe potuto rimanere dov'era, non obbedire, e invece fu come se due mani invisibili la afferrassero per i fianchi e la strappassero dolcemente dalla schiena di lui. Perché in fondo, sapeva, la cosa giusta era tornare a Gallows Hill e fingere che quei due giorni trascorsi in compagnia di Philip non fossero mai esistiti. Con essi sarebbe tornato il dolore per il tradimento di Andrew, sarebbero tornati l'umiliazione e il tormento di vivere sotto lo stesso tetto dell'uomo che le aveva spezzato il cuore. Ma per il figlio che cresceva nel suo ventre avrebbe accantonato i suoi dolori, avrebbe guardato Andrew Turner dritto negli occhi e lo avrebbe perdonato. Di Philip non sarebbe rimasto altro che il ricordo del conte arcigno e autoritario che l'aveva baciata contro la sua volontà, che le aveva bruciato il respiro e polverizzato l'anima sotto gli occhi di suo fratello. Non avrebbe ricordato la dolcezza dei suoi gesti, il conforto della sua vicinanza, o il calore delle sue mani. Avrebbe dovuto dimenticare la profondità dei suoi occhi e il bisogno impellente di sfiorarlo, di percepire il battito del suo cuore contro l'orecchio. Avrebbe dovuto gettare al vento l'amore che, all'improvviso lo aveva compreso, provava verso di lui.

Lo avrebbe fatto per suo figlio, per garantirgli un futuro prospero e una casa in cui crescere. Da quel giorno in avanti l'unica cosa da fare era mantenere le distanze da Philip. Non avrebbe mai confessato a nessuno, nemmeno a Lexie, i sentimenti che la legavano indissolubilmente al fratello di Andrew. Li avrebbe tenuti nascosti nel cuore, pregando perché un giorno qualcuno li prendesse e li gettasse lontano, dove non avrebbe più potuto ritrovarli.

-Prendo le mie cose e poi torniamo a casa- disse, passandosi una mano sul volto. Philip annuì rigidamente e lei avvertì un tuffo al cuore. Ti prego, Philip, perdonami per questo amore che provo involontariamente, per questo amore che mi sta consumando. Ma non posso farne a meno. Non è colpa tua, non è colpa mia, non è colpa di nessuno. Eppure io ti amo, come non avrei mai pensato di fare. Ti amo e, che Dio mi perdoni, non riesco a pentirmene.

Avrebbe voluto sussurrare quelle parole, poi avrebbe voluto urlare al vento e aspettare che giungessero alle orecchie di lui, ma non lo fece. Il senso di colpa l'avrebbe distrutta. E forse, dopotutto, poteva anche aver frainteso le intenzioni dell'uomo. Forse non era lei che amava. Forse si era lasciato toccare solo per solitudine. Come lei. Anche se nella profondità del suo sguardo aveva letto chiaramente le parole sono innamorato di te.

- IN REVISIONE - Il tuo respiro sulla pelle Où les histoires vivent. Découvrez maintenant