Capitolo 37. Nessun rimpianto

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In piedi, davanti alla finestra del suo studio, Philip Turner osservava il paesaggio uggioso che si diradava di fronte ai suoi occhi come le tele di una ragnatela. Era notte fonda, eppure non aveva mai smesso di piovere. Era notte fonda, e lui pensava a Megan. Era notte fonda, e suo fratello non si era ancora fatto vivo. Non aveva mai temuto la reazione di Andrew, ma quella volta aveva portato via la donna che amava senza chiedergli il permesso e si aspettava che il fratello fosse su tutte le furie. Ma nonostante questo, i pensieri di Philip erano rivolti altrove; pensava a un volto quasi diafano, cesellato da un abile scultore a cui qualcuno doveva aver messo in mano una piuma, anziché uno scalpello, così da rendere il viso di Megan morbido e delicato. Strinse forte il pugno e lo appoggiò sul davanzale, premendo la fronte al vetro freddo. Non aveva creduto di poter arrivare a provare tanto amore per una donna che non sarebbe mai potuta essere realmente sua. Non aveva mai immaginato che si potesse soffrire così tanto per un amore non corrisposto. Perché sapeva che Megan non lo amava, né lo avrebbe mai fatto. E come poteva biasimarla, dopotutto?

Lui era la stessa persona che, quando lei era giunta al palazzo, le aveva ricordato quale fosse il suo posto. Una serva, l'aveva chiamata, solo una serva, un'insignificante serva che... che non era affatto solo una serva. Nel giro di poche settimane era diventata molto più di questo. Per Philip, Megan era adesso l'ossigeno, il motore della sua vita, l'ultima immagine che i suoi occhi vedevano prima di addormentarsi e la prima che gli dava il risveglio all'alba. E non riusciva a capacitarsi di come e quando potesse essere accaduto. Sapeva solo che, nonostante il dolore che lo corrodeva nel profondo, che gli impediva di pensare lucidamente, conoscerla e averla accanto erano stati i doni più preziosi che avesse mai ricevuto. Sentiva che non gli serviva altro per essere felice. Anche se lei sarebbe sempre stata legata a Andrew, anche se avrebbe partorito un figlio suo e lui sarebbe finito nel pozzo dei ricordi sepolti, anche se sapeva che questo e solo questo sarebbe accaduto, non avrebbe mai rimpianto il momento in cui aveva posato gli occhi su quella ragazza per la prima volta. Ricordava di averla trovata carina, senza ombra di dubbio; ma la bellezza che era scaturita dal suo cuore, dalla sua mente brillante, non erano paragonabili a quella del suo viso. Quasi senza accorgersene, mentre osservava distratto il tragitto delle gocce di pioggia lungo il vetro della finestra, Philip sorrise mestamente. Bastava che il nome di lei gli si formasse in mente perché le sue labbra si curvassero all'insù, come quando da ragazzino si era sentito attratto da una donna per la prima volta. Solo che adesso era cresciuto, adesso era un uomo, e tutto appariva amplificato; ogni sensazione, ogni parola, ogni suono e ogni odore non sembravano più quelli di tanti anni prima. E Megan non era un'attrazione passeggera, destinata a spegnersi entro breve tempo. Era la sua maledizione, era la sua benedizione. Lui sarebbe di sicuro finito all'inferno per il suo desiderio proibito, ma non gli importava. Non gli importava proprio.

         -Ah, Megan.- Si prese la testa fra le mani e si voltò nel momento esatto in cui udì dei colpi leggeri alla porta. Senza attendere oltre, si diresse lentamente verso di essa e abbassò la maniglia. Avvolta in un mantello di lana, Megan sollevò lo sguardo e incrociò il suo.

   -Che cosa ci fai qui?- le domandò, incapace di distogliere l'attenzione dal suo viso e dal bagliore che leggeva negli occhi di lei. Sapeva che avrebbe dovuto controllare che nessuno si fosse accorto della presenza di Megan nel suo studio, ma non poté non mettere al primo posto la preoccupazione di vederla tanto agitata. Respirava quasi affannosamente e un rossore si era diffuso sulle sue guance, fino a renderle calde quanto il sole di primavera. Se avesse potuto sfiorarle, Philip si sarebbe reso conto di aver fatto un paragone più che azzeccato. Le fece cenno di entrare e si richiuse la porta alle spalle.

    -Meg?- insistette ancora, imponendosi di non toccarla. Lei prese un respiro profondo e schiuse le labbra.

-Quella stanza è terribilmente fredda- mormorò. -Mi sembra di impazzire.

- IN REVISIONE - Il tuo respiro sulla pelle Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt