35. In grassetto e corsivo

14K 541 236
                                    

«Perché sono qui?» sul volto di Froy si dipinge una smorfia di tensione. Il muscolo spesso della mascella guizza in avanti, facendosi strada lungo la pelle dorata dal sole estivo.

Alzo gli occhi al cielo, «Perché ti piacciono i bambini» dichiaro, cercando di convincerlo.

Avrei dovuto ipnotizzarlo prima di trascinarlo con noi. Nessuna persona sana di mente farebbe gratris una cosa del genere. Significherebbe torturarsi da soli.

Scuote la testa, «No» nega con impeto, «Io odio i bambini ed ora che ci penso, sei stata tu ad obbligarmi».

Okay, potrei averlo fatto. Ma in mia difesa, è stato lui a venire sul serio, con le proprie gambe.
Nessuno è stato rapito o torturato.

«Avanti, Froy» Ginni lo spintona giocosamente per un braccio, «Correremo, mangeremo e suderemo come fontane. Insomma, sarà divertente».

Forse è stata una pessima idea offrire il nostro aiuto alla signora Anderson.
I bambini del catechismo sono dei piccoli demoni, non stanno mai fermi e si mettono ogni cosa in bocca o sulla faccia.
Noi tre non sappiamo praticamente badare a noi stessi, figuriamoci ad altri essere viventi. Spero sia un pomeriggio tranquillo. Mi mancava passare del tempo insieme a loro.

«Sicuramente» borbotta tra i denti, alzando gli occhi marroni al cielo, «Quanto dobbiamo restare qui?».
Mi stringo nelle spalle, porgendogli uno dei tanti fischietti colorati.

Spero siano stati sterilizzati.

«No» il biondo mi guarda terrorizzato, «Io non mi metto quei cosi in bocca. Te lo scordi».
In effetti, forse è meglio non usarli. Chissà di chi sono. Non voglio prendermi la rabbia.
«Essere trascinati qui è già abbastanza» conclude.

«E va bene, ne faremo a meno. Però, vi prego, siate collaborativi e facciamo passare questo pomeriggio» li supplico, stringendo le mani tra di loro, quindi posando gli indici sotto al mento.

Ginni annuisce entusiasta, facendo muovere come fronde scure il caschetto perfettamente liscio.
La gote leggermente arrossata è tirata in un sorriso genuino, che si raccoglie attorno alle guance rotonde, tremendamente carine.

«Come fai ad essere così felice?» le domanda Froy, guardandola come fosse un alieno.

Genelle porta il buonumore ovunque vada. Sono rare le occasioni in cui è triste o giù di morale.
È una persona molto positiva e non si lascia mai sopraffare dalle cattive vibrazioni.

«Beh...» liscia ulteriormente il caschetto con le dita, «Finalmente siamo tutti insieme e sono contenta di poter stare qui con voi e poi i bambini non sono così male».

«Da quando sei così sdolcinata?» domanda lui.

Ginni sgrana gli occhi, «Ma che vuoi?».

«Ti hanno fatto il lavaggio del cervello, vero?» la afferra per le spalle spigolose, scuotendola come una sacco di patatine.

«Così mi fai vomitare» si lamenta la mora.

Froy alza il viso verso il cielo, cercando qualcosa di invisibile, «Prendete lei al mio posto, vi prego» grida, indicando me.

«Che stronzo» faccio il dito medio, «Grazie, ti voglio bene anche io».

«Ma è così, solo che tu sei più sacrificabile» si giustifica.

«Tu sei pazzo» Ginni si libera con una gomitata tra le costole.

Froy si piega leggermente in avanti, fingendo di essersi fatto male. «No, tu sei pazza».

«Siete entrambi pazzi» arrivo alla conclusione io. «Ora a lavoro!» esclamo con coinvolgimento.

«Ma quale lavoro» borbotta il biondo, «Non ci pagano nemmeno».

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt