59. Vieni, posa la testa sul mio petto, ed io t'acquieterò con baci e baci

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Scott

Mi sveglio tardi, un fortissimo mal di testa che galleggia proprio al centro della fronte, tra le sopracciglia.
Ho gli occhi così pesanti da riuscire appena a tenerli aperti per vedere dove cammino.
Sono sfinito.

Era l'ultima cosa che avrei voluto fare, ma mi sono preso un giorno libero in anticipo.
So perfettamente di non essere nelle condizioni fisiche e mentali di lavorare ed ho bisogno di riposare, di rimettere in ordine le cose nella testa.

Stamattina è stato difficile scendere dal letto. Avrei voluto soffocarci dentro per tutta la vita. Mi sono sentito patetico quando l'ho borbottato ad alta voce e, nonostante la nausea costante, mi sono obbligato ad alzarmi, seppur con un peso sul petto e dietro al collo a martellarmi le meningi.

È tutto il pomeriggio che provo a fare spazio, a trovare un senso logico a tutto ciò che è successo, ma i pezzi non sembrano combaciare.
Anzi, più passa il tempo e più io sono combattuto, confuso, amareggiato, triste, disperato e ogni altro sentimento che non pensavo avrei più provato così intensamente nella vita. Non per mano di Amanda.
Ogni propulsione di emozione si attecchisce al mio cuore ad ogni attenzione che le dedico, proprio come se mi stesse prendendo in giro e volesse farmi invaghire fino alla totale perdizione.

Mi sono perso, effettivamente.

Ho cercato di razionalizzare quello che è accaduto ieri notte: il bacio, la non litigata con Amanda, le paure che mi hanno divorato prima di andare a dormire e il segno rosso sul calendario appeso in cucina che stamattina ho marcato una seconda volta, facendolo diventare bordeaux.
L'ho fissato per dieci minuti, forse anche più. Avrei voluto cancellarlo, ci ho provato. Il risultato sono stati il graffio sulla carta plastificata e l'inchiostro accumulatosi sotto alla mia unghia.
Non è cambiato assolutamente nulla. Anzi, ho reso quel pezzo lucido ancora più brutto e triste.

Eppure, non sono riuscito a fermarmi nemmeno a metà dell'opera. È stato un susseguirsi di azioni così meccaniche e insensate, da farmi quasi scricchiolare gli arti come fossi un automa. Qualcuno da fuori mi comandava ed io eseguivo senza opporre resistenza, come un vero codardo.
Me ne sto pentendo ancora.

Tuttavia, il pensiero principale è sempre lo stesso. Non mi abbandona mai. Cerco di sviarlo, ma lui è sempre in grado di trovarmi. Oramai è diventato la mia ombra.

È come se Amanda dovesse partire domani, la sensazione è identica, nonostante non l'abbia ancora provata. Eppure, la immagino così bene da rivivere un déjà vu che non finisce mai e si intensifica sempre di più.
Chissà... forse ho dimenticato, forse non voglio nemmeno ricordare come ci si sente, perché è talmente brutto e doloroso da farmi venire la nausea e chiudere forte gli occhi.

Se fino a qualche giorno fa avrei giurato di essere forte, ora farei qualsiasi cosa per far rimanere Amanda qui con me, anche al costo di chiederle di rinunciare a tutto e scegliere noi, perché la verità è che riesco a stare bene solo finché lei resta al mio fianco, finché so che lei ha bisogno di me e io ho bisogno di lei.

Dovrebbe rinunciare a tutto quanto per me?
Io lo farei. Per lei, per noi, per quello che possiamo costruire insieme e per tutta la bellezza di un qualcosa di solo nostro.
So che anche lei lo vuole, che anche per lei è difficile e ci stiamo perdendo, ma so anche che ci sono cose che vuole progettare da sola, per sé e non sono così egoista da distruggerle i sogni solo per essere felice. Sarebbe come fare l'opposto che amarla.
Diventerei egoista e privarla di un'opportunità del genere è ingiusto, cattivo.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now