5. In filo veritas

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Tra poco sarà il compleanno di Duncan ed è per questo motivo che ora mi trovo con Maia al centro commerciale, in cerca di qualcosa di carino da regalargli.

Questa mattina mi ha chiamata, un po' agitata, chiedendomi di accompagnarla, dato che sicuramente conosco i suoi gusti meglio di lei.

E io ho accettato molto volentieri, considerando che innanzitutto mi fa piacere la sua compagnia e poi devo comprare anche io qualcosa, anche se ovviamente sono io il miglior regalo che possa ricevere.

«Credi sia meglio la tazza o il cuscino?» domanda lei, osservando attentamente i due oggetti disposti nella vetrina.

«Decisamente cuscino» esclamo, «Romperebbe la tazza dopo due secondi» ridacchio, pensando già alla scena.

Quella più sbadata della famiglia resto comunque io.

«Allora cuscino sia» afferma, aprendo la porta dello studio fotografico.

Dopo aver inviato la foto che vuole far stampare alla ragazza al computer usciamo dal piccolo negozio, percorrendo la galleria colma di persone.

«Ti va se gli compriamo un profumo e ci dividiamo il costo?» chiede, indicandomi la profumeria proprio vicino a noi.

È carina come idea. In fondo un profumo di marca è un bel regalo.
Almeno camufferà la puzza.

Scherzo.

«Ci sto» annuisco, seguendola.

Maia è proprio una brava ragazza, è così solare e spontanea.
Ha sempre il sorriso sulle labbra e vede il lato buono delle cose.
Duncan è davvero fortunato ad averla al suo fianco, ma anche lei la è.
Mio fratello è un pezzo di pane, sempre gentile, riflessivo, non giunge mai a conclusioni affrettate, non prima di aver sentito anche il parere altrui.

Si sono trovati a vicenda.

«Dolce e Gabbana?» mi porge il pezzetto di carta dove vi ha spruzzato il profumo, facendomi arricciare il naso.

Disgustoso.

«È fortissimo» trattengo un colpo di tosse, strofinando il naso sul tessuto della felpa, per inspirare il mio profumo dolce.

Non me lo aspettavo così travolgente.

«Direi bocciato» ridacchia alla mia reazione, dopodiché mi porge un'altra striscetta.

Il mio olfatto andrà a quel paese.

«Questo è già meglio» proclamo, osservando i vari flaconi posti sui ripiani di vetro.

Non far cadere niente.

«Cosa ne pensi del One Million?» si reca dalla parte opposta, puntando gli occhi grandi su una parte dello scaffale.

«Sì, mi piace tantissimo» ammetto, ripensando a tutte le volte che, quando mio fratello abitava ancora con noi, glielo rubavo dal bagno e lo spruzzavo su tutti i miei vestiti.

«Allora prendiamo questo. Da cento millilitri, no?» annuisco, sorridendo per la sua gentilezza.

«Ti va se prendiamo un gelato?» domanda, mettendo il sacchetto nella borsa.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora