6. Paghi uno, prendi due

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«Quando ci siete voi le mie serate sono una bomba!» Froy, al mio fianco, mi passa l'ennesima bottiglia di vodka liscia, di cui verso il contenuto immediatamente nel bicchiere che ho tra le mani.

«A settembre mi prendi a lavorare?» faccio gli occhi dolci, beccandomi una sua occhiata di ammonimento.

«Non farmi quello sguardo» servo il cocktail al cliente, «Sei come una sorella per me, ma potrei pensare di provarci» sorride sornione, pizzicandomi leggermente un fianco.

Froy è uno degli amici maschi più stretti che ho.
Genelle ed io lo conosciamo da una vita, dato che abbiamo frequentato le stesse elementari e superiori.
Suo padre è il proprietario di moltissime catene di pub lungo la costa e Froy gestisce il Blue Palms, uno dei locali più famosi di Santa Monica.

Ogni tanto, quando siamo di passaggio lo aiutiamo dietro al bancone, anche se in teoria sarebbe leggermente illegale.
Comunque sia, non ci permette di rimanere più di cinque minuti, giusto il tempo di divertirci un po'.

Lo ammiro molto.
Si divide tra College e lavoro ad un ritmo incredibile, riuscendo a gestire alla perfezione entrambe le cose.
Mi ricorda molto Maia come carattere, sempre con il sorriso sulle labbra e la voglia di vivere.

«Però così sono gelosa» Ginni, sbuca dall'altra parte del bancone, facendo una smorfia.

«Mi metto con entrambe, va bene?» Froy ridacchia, buttando una bottiglia vuota nel sacco nero di plastica, per poi alzarsi i capelli scuri in un ciuffo.

Sono concentrata nel preparare un mojito, quando l'ennesimo ordine arriva alle mie orecchie, anche se in maniera confusa per colpa della musica.

«Una spremuta» mi blocco a mezz'aria, con ancora la fettina di lime tra le dita.

Che?

«Non facciamo spremute, mi dispiace» lascio perdere questo tipo strano, aggiungendo l'ultimo tocco di zucchero alla mia opera d'arte.

Non sono per niente male come barista.

«C'è sulla lista, Amanda» ho un tumulto interiore quando sento pronunciare il mio nome.

Ma soprattuto perché è Scott a pronunciarlo, con quelle labbra piene e di un rosso mela splendente.
Mi pietrifico sul posto, sentendo il gelo scorrermi nelle vene.

Mi segue?

I suoi occhi furbi mi scrutano con attenzione, appagato dal fatto di avermi colta alla sprovvista.

Non avevo riconosciuto la sua voce.
Stupida musica.

Deglutisco svariate volte, sentendomi in trance mentre sulle sue labbra si posa un sorriso.
Saetto subito lo sguardo sui denti, per poi spostarlo sulla figura, seduta su uno dei tanti sgabelli di fronte al bancone.
Indossa una semplice camicia bianca, che esalta perfettamente i muscoli tonici del petto e delle braccia.
Ho un fremito quando noto i suoi capelli riccioluti legati in un codino disordinato, a scoprirgli la fronte.

Manda giù la saliva o soffochi.

«Froy» lo richiamo, senza riuscire a distogliere lo sguardo da Scott.

«Froy!» grido più forte, ma la musica è troppo alta.

Dannazione.

«Vermouth rosso, soda e Campari» sussurra, estraendo un pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni.

Ah, ma allora è davvero un drink.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now