31. Terza stella a destra

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Ho sbagliato.

Avrei dovuto inventarmi una scusa all'ultimo minuto, prendere un biglietto per il Messico e tornare dopo qualche mese, con la pancia piena di burrito e un tatuaggio a forma di peperoncino sul cuore, ma no... sono stata ricattata da quell'abbindolatrice e malefica donna che è mia madre.

Tutti siamo caduti nella sua trappola.

«Puoi fingere di divertirti, almeno?» Duncan sbuca alle mie spalle, facendomi quasi perdere la presa sul bicchiere rosso di plastica.

«È difficile farlo, considerando che il limite minimo di età è di due anni e quello massimo di centodue» sbuffo, iniziando a mordicchiarmi le pellicine dell'indice.

Mio fratello ridacchia, rubando uno stuzzichino dalla tavola imbandita, «Mi sembra di essere ad un circolo di anziani, con la sola differenza che qui il punch è analcolico» dichiaro, seguendo il suo esempio, quindi degustando una tartina al tonno e maionese.

«Ma non servono alcolici ai circoli» esclama, stringendo le labbra in una linea dura, per poi scoppiare in una risata leggera.

Nego con il capo, «L'amico del marito della nonna di una mia compagna di classe, una volta è tornato a casa ubriaco» spiego, incastrando a fatica le parole fra la lingua, per colpa delle risate, «A quanto pare, ha vinto una bottiglia di whisky giocando a poker» mi stringo nelle spalle.

«Mi sono perso al grado di parentela» bofonchia Duncan, alzando gli occhi al cielo, «Ti ricordo, che non potresti comunque bere alcolici, peste» si avvicina a me, incastrando una mano fra i miei capelli sciolti, ordinatamente ripiegati in piccole onde sulle spalle.

«Ti suona famigliare Malibù?» gli rivolgo uno sguardo complice, sorridendo sotto i baffi.

Quella sera... Scott ed io ci siamo baciati per la prima volta.
Ed è stato semplicemente magico, un sogno, illuminato da milioni di stelle e cullato dal canto del mare.
Scott è stato mio per alcuni secondi e lui si è preso cura di me, stringendomi come se la brezza marina mi avesse potuta portar via.

«Zitta, arriva mamma» borbotta, forzando un sorriso appena prima che nostra madre ci si pari davanti.

«Sono davvero felice che abbiate rinunciato ai vostri impegni per essere qui. Tutti ci tenevamo» sorride, guardandosi attorno emozionata.

Mi sciolgo immediatamente, allentando la tensione, «Non ci hai per niente minacciati, comunque» scherzo, ripensando al suo sguardo assassino, quando le ho detto che avrei passato il pomeriggio con Ginni.

«Festeggiamo il quattro luglio tutti insieme fin da quando tuo fratello era nella mia pancia e non sarà una sciocca festa in barca ad interrompere la mia tradizione» mette in chiaro, portandosi il ciuffo della coda alta sulla spalla.

«Sì, signor capitano» mi metto sull'attenti, ricevendo uno sguardo felino dai suoi occhi variopinti.

«Quasi dimenticavo» si schiarisce la gola, intrecciando le mani fra loro, «Ho chiesto gentilmente a Scott di passare a prendere gli ultimi ingredienti per la torta ai mirtilli» proclama, facendomi aggrottare immediatamente le sopracciglia folte.

È davvero incorreggibile.

«Mamma!» la ammonisco, rilasciando uno sbuffo dalle labbra semichiuse, «Sarei potuta andare io. Non dovevi disturbarlo» asserisco, afferrando il cellulare, pronta a chiamarlo.

Magari non è ancora partito o perlomeno posso raggiungerlo.

«Io ti ho cercata, ma non c'eri da nessuna parte e allora gli ho fatto una telefonata» si stringe nelle spalle, guardandomi come se non ci fosse nulla di male.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora