39. Mordo come un lupo

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Scott

È una serata afosa. Il colletto della camicia sembra volermi stringere le corde vocali, tanto che sento il pomo d'Adamo fare male. Schiarisco la gola, sbottonandomi con un gesto sciolto i primi due bottoni.
Il mio petto abbronzato risplende sotto alla luce colorata delle candele.

Prendo dei grandi sorsi dal drink che Amanda mi ha generosamente ceduto, sentendo la testa pulsare.
Troppo amaro per i suoi gusti.

Lancio uno sguardo fulmineo al biondino, notandolo completamente immerso degli occhi di Genelle. La guarda catturato, spostando gli occhi scuri sulle sue labbra, come se volesse assaggiare qualcosa di proibito.
Non sarà mica... ma che m'importa. È già tanto che ci troviamo allo stesso tavolo, dopo tutto quello che è successo.

Devo ammettere, tuttavia, che non sia così male. Ma cosa più importante: Amanda e lui sembrano semplicemente buoni amici.
Lui non la guarda in quel modo. Me ne sarei accorto se fosse il contrario. E probabilmente non ci troveremmo in compagnia.

«Scott» la voce soave di Amanda mi riporta immediatamente alla realtà.

Volto la testa nella sua direzione, trovandola a pochi centimetri di distanza. Rimango ammaliato dalla chiarezza dei boccoli dorati, così ordinatamente arricciati da scheggiarle il viso asciutto in una maniera gelosamente perfetta. Le labbra carnose si sporgono in avanti, ricoperte da un rossetto talmente rosso da farle sembrare ciliegie.

Le ho assaggiate. Sono buonissime.

Alzo un sopracciglio, spostando lo sguardo ruvido sui suoi magnifici occhi verdi.
Ha notato la mia lunga occhiata, ma non riesce a fare altro che sorridere e il naso le si arriccia in un'espressione infantile.

D'istinto, aumento la presa sulle sue spalle, contraendo le dita per poter sfiorare con più profondità la sua pelle morbida e divinamente scoperta.

Si fa più vicina, poggiando una mano sul mio petto ampio. La mia pelle si copre di brividi all'istante, facendomi quasi vergognare.

Solo con lei.

Il mio corpo ha la meglio solo con lei. Detesto non poterlo controllare, ma il sapore della perdizione è così dolce che non provo nemmeno a trattenermi.
Amanda non me lo permette. Con lei è impossibile fare un passo indietro. L'ho capito da molto tempo, ormai.
Sono indiscutibilmente, visceralmente, felicemente perso in lei.

È una bella sensazione. Mi fa stare bene.

«Ho sete» sporge il labbro inferiore, «Mi prenderesti un drink?».

«Questa volta lo berrai?» domando, rivolgendole un'occhiata dolce.

Si stringe nelle spalle, «Ci proverò, ma non ti posso assicurare nulla».

Ridacchio, «Hai in mente di farmi ubriacare, stasera?».

Trattiene un sorriso, avvicinando quelle labbra, che hanno l'ombra di una trappola, al mio orecchio, «Sono ancora piccola».
Sfiora il mio collo con il naso. Inspira il mio profumo, socchiude le labbra, le bagna con la lingua. Bacia la mia pelle, proprio nel punto più sensibile.
Dietro all'orecchio. Vicino ai ricci ribelli.

Sento il suo respiro farsi pesante.
Cerco di trattenere gli istinti che mi divorano, pregandomi di toccare la sua carne in punti in cui solo io posso fare.
Sento i pantaloni gonfiarsi incredibilmente e per poco non scuoto la testa con disappunto, indignato dalla mia stessa reazione da ragazzino alle prime armi.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora