38. Buongiorno una banana!

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Muovo appena la punta delle dita, sentendole incredibilmente intorpidite. Formicolano per alcuni istanti.
Cerco di muovere un braccio, ma sono ancora troppo assonnata per poter parlare con il mio cervello, che è in letargo da una vita intera.

Quindi rimango immobile. Il leggero venticello mattutino si insinua fra le tendine della finestra, arrivando dritto al mio corpo. Picchietta la pelle ad un ritmo costante, generando una piacevolissima sensazione.

La schiena si riempie di brividi caldi, sottili come chicchi di grano.

«Hai freddo?» la voce di Scott arriva alle mie orecchie come un tuono in lontananza.

Per un istante mi ero dimenticata di tutto, del fatto che sia nel suo letto, che non sia nella mia casa e che entrambi siamo nudi e visceralmente appiccicati.

Non sono abituata a dormire come madre natura mi ha concepita.
Scott, invece, sembra essere molto tranquillo a riguardo.

Non si fa scrupoli.

Prima ancora che io risponda, il suo braccio muscoloso si avvolge attorno alla mia schiena, facendo sì che la mano callosa sfiori appena il mio seno. Graffia con le pellicine delle dita la mia pelle scoperta, causandomi un profondo sospiro all'altezza del petto.

I miei occhi sono ancora chiusi. Il viso appoggiato al suo petto e una mano aggrappata al fianco destro.

Il suo corpo è bollente. Diffonde un calore talmente forte da sembrare rovente come una pietra lasciata per troppo tempo al sole.

Anzi, è marmo. Marmo scolpito dalla mano di uno degli artisti più bravi, che ha creato il suo corpo quasi come avesse paura di lasciarsi indietro qualche dettaglio. Come se avesse paura di non rendergli giustizia.

So che il riccio mi sta guardando. Sento i suoi zaffiri indicarmi le guance già arrossate.
E istintivamente, come ogni volta che il mio corpo viene guardato da lui, queste diventano ancora più scure, fino a fare invidia al vino più rosso e dolce.

Fuoco genera fuoco, no?

Inspiro il profumo delicato della sua pelle ambrata, rilassandomi quando inizia a massaggiare la mia bassa schiena con due dita.
Le fa scorrere come stesse tracciando dei piccoli segmenti su un foglio di carta, mantenendo sempre la stessa intensità.

Potrei stare così per ore.
Solo lui ed io.

Fortuna che sono sdraiata a pancia in giù, altrimenti chissà dove sarebbero finite le sue mani peccaminose.

Scott è attento, vigile come un gufo. Sa che parte di me sfiorare, dove toccarmi per farmi sentire tutto il suo calore.
Lo fa senza nemmeno che io me ne accorga. Agisce di nascosto, al buio anche quando siamo illuminati da un sole cocente.
Non si fa sentire, è silenzioso, ma incredibilmente deciso. Determinato e sicuro.

Scott è vivido.
Ma anche sfocato.
Entrambi.

È tanto. Forse troppo. Ma mai abbastanza.

«È ancora presto» il suo fiato caldo mi scioglie la gola, «Restiamo a letto?».

Annuisco lentamente, sentendo i capelli raggrupparsi all'altezza della guancia, causandomi un leggero prurito.
Ignoro il mio corpo, facendo scorrere la mano sul suo torace rigido e scalfente. I polpastrelli si incastrano sulle costole sporgenti, aggrappandosi ai pettorali ben marcati.
Mi aggancio al suo collo, impigliandomi per qualche istante con la collana in argento, che sembra voler bloccare la mia avanzata.
Io però non mi fermo, attorcigliando le dita sul lato breve, vicino all'attaccatura dei capelli che sicuramente adesso sono spettinati e ancora più voluminosi del solito.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now