44. Keep slowing your heart down

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Scott

Mi sento bene come non mai. Ho la testa completamente leggera e il corpo libero.

Gli shot che ho bevuto stanno cominciando a fare effetto e mi sembra così strano pensare di essere ubriaco. Non ricordo nemmeno l'ultima volta che ho avuto una sbronza.

Stasera sarà la mia prima volta.

Amanda schiaccia il corpo gracile sul mio, spingendo il fondoschiena contro i miei fianchi. La porto ancora più vicina, affondando l'orecchio tra i fili pungenti dei suoi capelli sciolti. Sembrano spighe di grano.
Prendo una grossa boccata del suo dolce profumo, sentendo i polmoni sospirare dal piacere.

Faccio scorrere le mani sulle sue braccia sudate, scendendo verso le costole.
Le conto con le dita, smussandone il contorno spigoloso. Le abbraccio il ventre e lei sussulta, perché le mie mani non si fermano lì a lungo.

Sono così avide e giocherellone da definire con precisione impressionante il fiocco delle mutandine persino attraverso lo strato del tessuto liscio del vestitino che indossa.

«Scott» mi ammonisce con perdizione.
La sua voce è debole e non riuscirà di sicuro a fermarmi.

Nemmeno io riesco a comandare il mio corpo. Ho la mente troppo appannata e il bisogno di toccarla mi sta corrodendo le ossa.
Senza contatto fisico, lei ed io non esistiamo.
Se non siamo vicini, o alle volte anche attaccati, non stiamo bene.

Siamo come due atomi solitari, a cui viene dato un nome solo se uniti.

Questo bisogno è qualcosa di meravigliosamente irrazionale ed impulsivo.
È speciale.

Lascio un bacio umido sul suo collo, facendola rabbrividire. Piega la testa, chiedendo di non fermarmi.
Succhio la pelle salata, arrossandola nel punto esatto in cui stava guarendo.

Sarebbe maschilista definirlo un marchio, quindi perché voglio che lo vedano tutti?

Voglio solo che si sappia che lei sta con me e che anche solo guardarla potrebbe essere un peccato.
Lei può diventare rossa e comportarsi come il fuoco solo quando si tratta di me.

Sono geloso di lei. Di noi due.

Sono meschino o irrispettoso se lo penso?
Non lo so, ma sicuramente non glielo dirò.
Non riuscirei neanche a pronunciarlo. Suonerebbe diverso da come lo penso. A parole non si capirebbe tutto ciò che intendo.

«Cosa?» domando di proposito deciso a portarla oltre ogni limite definito come soglia di liceità.

Mugugna sottovoce, «Non ti fermare, ti prego».

Fortuna che c'è la musica a coprire i nostri capricci. Questo locale è talmente pieno, che dubito qualcuno stia facendo caso a noi.
Per una volta, mi sento a mio agio schiacciato dalla folla.
Anzi, la ringrazio perché mi permette di toccare Amanda in luoghi che alla luce del sole farebbero scalpore.

Riesco a concentrarmi solo su di lei, che sembra far sparire tutto il resto.
«Sicura che non debba fermarmi?».

Annuisce lentamente, la testa che gira e le cosce che tremano.
«Sicura».

Riprendo da dove mi ero fermato, mettendoci più forza. Mi fanno male le labbra e la lingua inizia ad intorpidirsi. Amanda gioca con i miei capelli, tirandone le punte.
Il mio petto è un materasso per la sua schiena.
Indugia così tanto da romperne le molle e farmi quasi perdere il controllo.

Sento il bisogno di spingere i fianchi in avanti, di sentire meglio il contorno del suo culo sodo e delle gambe lisce.
Voglio ancora più calore.
La voglio e basta.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now