58. Half love, half regret

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𝐂𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐜𝐚𝐨𝐬 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐢...





Amanda

Usciamo dal bagno barcollando, ma soltanto perché Ginni mi sta facendo ridere così tanto da avere gli occhi pieni di lacrime.
Mi aggrappo a lei per cercare di non volare per terra, però non sembra essere la giusta scelta, perché anche lei pecca di stabilità.

«Ho sete» mi urla all'orecchio, «Froy alla fine ha bevuto tutto il mio drink».

Annuisco, «Andiamo al bar, vieni».

Ho già capito che dovrò accompagnarla a fare pipì almeno altre dieci volte, stasera. Sto incominciando a pensare che abbia un serio problema di incontinenza che quando è in serata si alza alle stelle.

Mentre camminiamo cerco con lo sguardo il tavolo dei ragazzi per avvisarli della nostra breve tappa, ma c'è talmente tanta gente, che non riesco nemmeno ad orientarmi.

In realtà non so precisamente dove sto andando, sto seguendo le persone in quella che penso sia la direzione giusta. Manderò a Scott un messaggio, tanto ci mettiamo poco, sono sicura che non se ne accorgeranno nemmeno.

«Tu cosa vuoi? Vado a fare la fila per lo scontrino».

Mi stringo nelle spalle, «Non so, fai tu».

«D'accordo. Rimani qui, arrivo subito».

Si allontana fino a scomparire anche lei, quindi mi metto da parte, infilando una mano nella borsetta per cercare il telefono e fingermi impegnatissima prima che qualcuno cerchi anche solo di venirmi a parlare.
Detesto questo tipo di approccio in discoteca, soprattutto quando mi ritrovo ad essere sola, perché i maschi non si fanno alcun tipo di scrupolo e sanno essere veramente insistenti.
Sopratutto, non ho nessuna voglia di fare interazione sociale, tantomeno con uno sconosciuto.

Ho lo sguardo posato sul pavimento, ma improvvisamente, le piastrelle nere si colorano di un paio di scarpe da ginnastica bianche.
Qualcuno si è fermato proprio davanti a me e non sembra essere soltanto di passaggio. È fermo, solo e punta nella mia direzione.

Sospiro per un breve istante, formulando nella testa una scusa per andarmene senza mezzi termini, poi alzo lentamente gli occhi, continuando a guardare altrove.

«Ciao, Amanda» la voce di un ragazzo estremamente famigliare ma comunque non identificabile mi fa sobbalzare.

Prima ancora di chiedermi come mai qualcuno conosca il mio nome, alzo di scatto lo sguardo e lo sconosciuto diventa improvvisamente qualcuno che conosco.

«Asher?» quasi sussurro, con una reazione che sta a metà tra il conforto e l'afflizione.

Non pensavo che fosse anche lui qui, da quando sono entrata non l'ho nemmeno intravisto.
Come ha fatto a vedermi? Ma soprattutto... perché me lo ritrovo proprio davanti?

«Anche tu qui» commenta, abbozzando un sorrisetto.

Alzo un angolo della bocca, imbarazzata e leggermente a disagio.

«Sei con Ginni?».

Annuisco, «Ci sono anche Froy e il mio ragazzo».

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now