36. Sdentato il drago

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«Froy!» assottiglio le labbra fingendo un sorriso davanti ai bambini, «Finiscila di bere i succhi o li finirai».

Sto per strappargli la confezione di cartone dalla mano, ma lui precede la mia mossa e si scosta come un'anguilla.
«Non ci provare» mi minaccia, «Sono troppo buoni».

Alzo gli occhi al cielo, «Hai una crisi d'infanzia?».

Mi lancia un'occhiata truce, «No, oggi ho mangiato poco. Avevo la nausea».

Mi batto una mano sulla fronte, facendomi più male di quanto volessi. Ridacchio sottovoce mentre massaggio il punto arrossato, «Hai la nausea, ma ti scoli un oceano di succo. Non fa una piega».

«Non mi giudicare» si stringe nelle spalle, «Sono strambo, forse».

«Togli il forse» lo prendo in giro scherzosamente.

Sta per mostrarmi il dito medio, quando si accorge dell'ondata di bambini seduti ai nostri piedi, che ci fissano come fossimo lucciole.

«Eccomi» Genelle corre nella nostra direzione sommersa da una quantità infinita di sacchi di juta color paglia secca.

Il biondo le va incontro, aiutandola.
L'urlo acuto dei bambini si alza nel vento insieme ad uno stormo di uccelli. Strizzo il viso in una smorfia, salutando i miei poveri timpani.

Perché i bambini devono sempre urlare?

«Maestra!» Harper alza la sua piccola manina con fare educato.

Il vestito color verde acqua si attorciglia sopra alle ginocchia, rivelando alcune piccole sbucciature addolcite da cerotti colorati.

Mi ricorda me.

«Chiamami Amanda, tesoro» le sorrido, «Parla pure».

Annuisce con impeto, sistemandosi il cerchietto dorato sulla testa, «Posso stare con te in squadra?».

I miei occhi brillano, «Certo».

«Avrò preso pulci e zecche lì sotto» Ginni mi si affianca trascinandosi sull'erba fresca.
I capelli neri sono spettinati e gonfi, completamente in pendant con il viso sconvolto.

Rido, «Credo che il seminterrato non venisse aperto da cento anni».

«È stato un fottuto film dell'orrore. Stavo per farmi la pipì addosso dalla paura, nel vedere la mia stessa ombra» sussurra a denti stretti, rabbrividendo al solo pensiero.

«Non essere così drammatica» minimizza Froy.

Mossa sbagliata, amico.

«Drammatica?» appoggia la mano gracile sul suo petto tonico, spingendolo appena, «Un seminterrato è già inquietante di per sé, se aggiungi il fatto che sia in una chiesa, diventa subito The Conjuring».

«Io l'ho visto» interviene una vocina ai nostri piedi.

Sgrano gli occhi come se mi avessero appena colpita in faccia con una padella.
Quando sposto lo sguardo sui miei amici, li trovo esattamente nella mia stessa posizione.

Forse ce lo siamo immaginato.

«Come?» la mia voce fatica ad uscire dalle labbra.

Un bambino dai capelli nerissimi annuisce con un sorriso stampato in faccia, «The Con-Confiuring» fa una pausa d'intrattenimento, «L'ho visto con mia sorella».

Ma che cazzo. Come traumatizzare un bambino.
La mia mascella cade a terra scavando una buca profonda un oceano.
Sento il cuore martellare nel petto. Il rumore sordo si appropria delle mie orecchie, scorrendo nelle vene bollenti.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora