42. Salse piccanti per lingue taglienti

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Sono ancora seduta sui gradini di casa, quando il rombo di un motore mi fa subito alzare il viso.

Devo ammettere di aver pensato di nascondermi dentro qualche cespuglio o intrufolarmi dalla porta sul retro per fargli una vera e propria sorpresa, ma ho pensato che sicuramente sarebbe andato qualcosa storto, come prendermi un cazzotto in faccia o diventare un covo di rovi.

Quindi mi sono limitata a comprare delle prelibatezze d'asporto e appollaiarmi davanti alla sua porta.
Ho parcheggiato nella strada accanto, non si accorgerà di me, se non all'ultimo.

Forse sarebbe una buona idea chiedergli delle chiavi di scorta.

Tremo sul posto al solo pensiero; sia per la felicità, che per il mio essere così precipitosa.
Voglio dire, avere le chiavi della sua casa non è cosa da poco. Giusto?
Non dico di volerle per un determinato motivo. Non lo so... non si sa mai...
Insomma, potrebbero tornare utili nel caso di emergenza o bisogno.

Tuttavia, non credo di avere il coraggio per chiedergli una cosa simile. O almeno, non ancora.

Oltretutto... a cosa mi servono se siamo sempre insieme? E poi, quando partirò dovrò comunque ridargliele.

Attendo Scott in silenzio, trattenendo appena il fiato. La sua macchina si ferma esattamente davanti all'inizio del viale.
Stringo ancora più forte le ginocchia al petto, sorridendo d'istinto.

Spero che il cibo sia ancora caldo. Da quanto mi ha detto, non fa un pasto che si possa definire tale da parecchio tempo.

Il suo turno è finito mezz'ora fa. Oggi è stato impegnato tutto il giorno, tanto che non è riuscito a cenare. Forse, mangiare messicano non è l'ideale alle undici di sera.
Avrei dovuto pensarci prima alla questione "digestione".

Lascio perdere le paranoie e osservo davanti a me. Tutto quello che riesco a vedere è un'ombra che si muove nell'abitacolo. Poi sento il rumore della portiera che si apre e la sua chioma riccioluta spuntare sopra la carrozzeria.

Non si è ancora accorto di me.
Perfetto.

Fremo dalla voglia di urlare il suo nome, ma mi trattengo, perché potrei svegliare i vicini e non voglio spaventarlo. Immagino sia esausto dopo questa giornata pesante.

Mi sento in colpa per non avergli detto niente. Ci siamo messaggiati e ho dovuto rifiutare il suo invito a restare a dormire, pur di fargli una sorpresa.
È stato terribile mentire e mantenere il segreto, soprattutto per una come me.

I passi di Scott sono stanchi e meccanici. Le gambe si muovono lentamente, come se i muscoli tirassero e le scarpe fossero mattoni.

Rimango un po' delusa nel vedere il suo volto illuminato dal cellulare.
Non sta facendo minimamente caso a me, nonostante mi trovi a nemmeno dieci passi di distanza.
Dovrò salutarlo, se non voglio che inciampi sul mio corpo e ruzzoli per terra.

Schiudo le labbra e muovo la lingua per pronunciare il suo nome, quando vengo fermata dalla suoneria del mio telefono.

Si tratta di una notifica.
Un messaggio.

Il tintinnio è breve ma rumoroso, dato il silenzio che ci circonda. Mi fa sobbalzare dalla sorpresa.

Scott alza di scatto gli occhi, quasi spaventato.
Quando mi vede, una scintilla gli attraversa le pupille e l'espressione cupa che aveva sul viso cambia completamente tono.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now