16. Fragole fresche

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«Fate silenzio» ci ammonisce Duncan, aprendo lentamente il portone di casa.

Ci ammutoliamo immediatamente, entrando nel salotto in punta di piedi.

«Buonanotte» ci sussurriamo a vicenda, dato che la camera di Duncan e Maia si trova al piano inferiore, mentre le nostre al primo.

«Vado a nanna anche io» Ginni mi posa un bacio sulla guancia, dopodiché si dirige in camera, togliendosi a metà del tragitto i tacchi.

Rimaniamo solo Scott ed io, fermi nel mezzo del corridoio, come se dovessimo dirci qualcosa, ad aspettare che uno dei due faccia la prima mossa.

«Vieni con me» mi incita con il capo, mentre si fa strada per il corridoio.

Lo seguo, fino a quando non arriviamo alla porta finestra che permette di accedere al balcone.
La spalanca e subito una ventata di aria fresca si insinua tra i miei capelli, facendoli muovere in onde morbide.

Usciamo, venendo risucchiati dal buio della sera, illuminata da pochissime stelle.
Svolta verso sinistra, continuando a camminare e solo dopo alcuni passi mi rendo conto di una corta scalinata che porta verso l'alto.

«Attenta agli scalini» mi avvisa, voltandosi per vedere se sono ancora dietro di lui, ma soprattuto se non sono finita già a terra.

Annuisco, percorrendoli lentamente.

Ci metto un paio di secondi per capire che ci troviamo su una specie di tetto terrazzato, rettangolare e non molto grande, ma davvero carino.
Un divanetto ed un piccolo tavolino sono posti sulla sinistra, attaccati alla parete breve della casa ed illuminati da una lampadina soffusa.

È accogliente. Sembra di essere in un una piccola veranda, ma all'aperto.

«Wow» sussurro, guardandomi attorno esterrefatta.

Sarebbe fantastico avere un posticino del genere in cui rifugiarsi per staccare la spina.
Resterei a guardare le stelle tutte le notti.

«Guarda, si riesce a vedere l'Oceano se ti concentri» alza il braccio in avanti, puntando l'indice verso quella direzione.

Mi avvicino a lui, appoggiando le mani sul cornicione freddo.
Aguzzo gli occhi, vedendo la grande massa acquosa e potente in lontananza, accompagnata dal borbottio continuo delle onde.

Le luci della città viste da qui sono da mozzare il fiato.
Sembrano grandi stelle, nate dalla terra come fossero fiori.

«È bellissimo, Scott» ammetto, chiudendo gli occhi per un istante, godendomi il vento piacevole.

Sento la mente liberarsi e i pensieri fuggire via con la brezza marina, che li porta lontano da me, alleggerendomi il petto.

L'aria si appoggia alla mia pelle bollente, carezzandola quasi fossero dita, leggere come piume, ma in grado di lasciare segni indelebili.

«Amanda» il sussurro del ragazzo al mio fianco mi riporta alla realtà, che non è poi così lontana dal sogno, dato che quando abbasso distrattamente lo sguardo, vedo proprio la sua grande mano posata sul mio braccio.

I polpastrelli callosi indugiano sulla mia carne, ricoprendola di brividi ben visibili.
Lascia una scia debole dal polso fino al gomito, marchiandomi la pelle.
Le gambe si fanno gelatina e devo aggrapparmi con tutte le forze al pezzo di marmo per non cedere.

In un istante passa dall'essere al mio fianco, al ritrovarsi dietro di me, senza però far scontrare i nostri corpi, che mantengono la distanza.
La sua presenza mi soffoca come se mi stesse abbracciando con tutte le forze, impedendomi perfino di respirare.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now