17. Sabbia nel reggiseno

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«Ora mi servirebbe un documento» il signore di fronte a me sorride cordialmente, afferrando la mia carta d'identità quando gliela porgo.

«Perfetto. Te la restituirò alla fine della corsa. Ci vediamo tra un'oretta» la mette in una cartella, dopodiché fa il giro del bancone e raggiunge Ginni e me.

«Grazie mille. A tra poco» monto sulla bicicletta, abbassando leggermente la sella, per essere più comoda a pedalare e non sembrare un'aragosta zoppa.

Oggi abbiamo deciso di percorrere la pista ciclabile affianco alla spiaggia, per goderci il magnifico tramonto in riva al mare.
Il punto è che stamattina mi sono accorta di avere la ruota della bici sgonfia, motivo per cui ora ne sto noleggiando una.

«A fine giornata non mi sentirò più le chiappe» mi lamento, sentendo già le natiche far male.

«Il ghiaccio ti aiuterà, ma in compenso bruceremo tante calorie e potremo sfondarci di cibo» ridacchia Ginni, attraversando le strisce pedonali velocemente.

«Lo faccio solo per questo» schivo una mamma con il passeggino, facendo una smorfia di scuse quando mi accorgo di averle tagliato bruscamente la strada.

«Stai attenta!» mi urla, così pedalo più velocemente, scappando via.

Almeno non ho travolto il bambino.
E credetemi, ne sarei stata benissimo capace.
Sono un'imbranata.

«Lo sai di non avere dei paraocchi come un cavallo, vero?» mi canzona Genelle, così le faccio la linguaccia, aguzzando gli occhi per stare più attenta.

Dopo mezz'ora ho le gambe letteralmente a pezzi, per non parlare del sudore sulla schiena e sulla fronte, che scorre a rivoli.
Sto pedalando talmente piano che mi sembra di indietreggiare invece che avanzare.

Sono sul punto di fermarmi e riprendere fiato, quando mi accorgo di una grande discesa che porta proprio sul molo.

Mi rilasso subito quando sento le ruote scivolare sotto l'asfalto rovente, godendomi il momento di pace.

Sto acquistando un po' troppa velocità, però.
Mi aggrappo subito ai freni, ma non sembrano voler collaborare, dato che rallento di pochissimo.

Aiuto.

«Via!» inizio a gridare alla gente, «Levatevi di mezzo» li scongiuro, cercando di evitare il più grande numero di persone.

Ammazzerò qualcuno, me lo sento.

Sto quasi per raggiungere la fine del percorso, ma una persona mi si para davanti, senza accennare a spostarsi.

«Spostati!» supplico, ma sono costretta a fare un atterraggio d'emergenza sulla sabbia, quando non si muove.

La bici sfugge al mio controllo, mentre io prendo il volo, finendo con la faccia premuta contro la sabbia grumosa e bollente.

Un dolore alla coscia mi fa sussultare, così come la sensazione fastidiosa dei grumi duri che mi sbucciano i gomiti e le tibie.
Mi lamento sottovoce, mettendomi a sedere nonostante una ruota della bicicletta sia incastrata tra le mie gambe.

Ma perché tutte a me?

«O santo cielo!» la voce di Ginni mi arriva come un eco alle orecchie e solo quando alzo lo sguardo, noto alcune persone che sono accorse a me, accerchiandomi.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now