48. Answer the phone. Amanda, you're no good alone

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«Del buon vino offerto, come secondo giorno di vacanza, non è per niente male» ammette Scott, guardando la bottiglia con soddisfazione, «Potrei abituarmici».

Ridacchio, «Probabilmente si aspetteranno una bella mancia» abbasso la voce per non farmi sentire.

«Ti è andata di sfiga, mi dispiace. La sera che offri tu, sarà un pasto degno da cerimonia nuziale» mi prende in giro, puntandomi addosso la forchetta da dolce.

Assottiglio lo sguardo, «Posso sempre farti lavorare come lavapiatti per saldare il debito. Ti ci vedo con dei guantoni e una spugna».

«Ho le mani troppo grandi, finirei per spaccare qualcosa» si giustifica, guardandomi dritto negli occhi.

«Pff, sei solo preoccupato per la tua manicure» lo stuzzico, mettendomi in una posizione più imponente, accavallando le gambe.

Mi osserva con studiata attenzione, strizzandosi il labbro inferiore tra le dita, «A volte mi dimentico della tua lingua biforcuta. Sei sexy da morire quando mi rispondi a tono».

Dipingo un sorriso sornione, «Vuoi che lo faccia più spesso, Scott?».

Amo vedere questa espressione sul suo viso: finto stupore che dura un millesimo.
È una successione di vari elementi. Prima le pupille si dilatano, poi le narici respirano, la bocca si schiude e la gola si contrae.
Infine, sorride spigliato.

E risponde con tono roco, «Come una volta? Sei sempre stata brava a farmi perdere il controllo. Hai gli occhi più espressivi che conosca».

«Non può esserci un "come una volta" dopo tutto quello che c'è stato tra noi due».

Schiocca la lingua sul palato, «Ti riferisci a ieri sera, oppure intendi tutte le volte che abbiamo fatto sesso?».

Uno spudorato. Soltanto uno senza vergogna come lui potrebbe dire certe cose in un ristorante colmo di persone, alimentato da un lievissimo brusio.
Che sfacciato traditore mi ritrovo per fidanzato...

Abbasso lo sguardo, sentendo le guance andare a fuoco.
«Vedi...» socchiude le labbra, «So essere molto più convincente di te e tenere a freno quella bocca tanto bella e dolce».

Rialzo gli occhi lentamente, afferrando il bicchiere per bere un sorso di vino, ma lui copre il boccale con il palmo, impedendomi di muoverlo.
Gli anelli tintinnano ovattati contro il vetro, solleticandomi i timpani.

«Dai, vieni qui» sussurra tornando serio, «Apri la bocca» mi mostra la forchettata di torta.

La accolgo volentieri, assaporando con gusto l'amaro del cacao e il dolce dello zucchero.
Me ne concede altre, fino a quando non sono costretta a rifiutare per iniziare il mio ancora intatto.

«Cosa ti va di fare più tardi?» domanda.

Mi stringo nelle spalle, «Non lo so, sarebbe carino bere qualcosa in uno dei locali della spiaggia. Vicino a casa ce ne sono parecchi, non dobbiamo nemmeno prendere la macchina».

«Per me va benissimo» acconsente, «Vuoi cercare quello che più ti ispira su internet o andiamo a sentimento?».

Sposto lo sguardo sul cortile del ristorante, «In realtà pensavo di chiedere al cameriere. Magari conosce delle chicche».

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora