15. Questione di lingua

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«Sei sicura di voler uscire? Se ti fa male possiamo restare a casa» mamma guarda il mio piede fasciato con compassione.

Scuoto il capo, «Sto bene, non mi fa male» ammetto, coprendolo con due calze, per far sì che sia più protetto.

«Va bene. Allora andiamo» lascia Genelle e me sole in camera, permettendoci di continuare a prepararci.

Stasera andremo a cena con i nostri genitori in un ristorante sulla spiaggia, dopodiché noi cinque ci faremo un giro per i pub sulla spiaggia, a bere qualcosa.

«Metti quello rosso. Ti sta divinamente» mi consiglia Ginni, allacciandosi il laccetto dei tacchi.

«Va bene, grazie» le sorrido, afferrandolo dalla valigia.

Quando siamo entrambe pronte scendiamo al piano inferiore, trovando tutti già pronti.

Il ritardo è il mio migliore amico.
Oramai non ci faccio nemmeno più caso, ma tendo a contagiare anche Ginni.

Questa casa è davvero splendida e inusuale.
All'interno sembra di essere in montagna grazie al soffitto in travi e l'arredamento in legno, ma affacciandosi sul balcone si può vedere l'Oceano Pacifico.

Cerco subito Scott con lo sguardo, trovandolo appoggiato con il fianco alla poltrona vicino al tavolino centrale.
Rimango con il fiato sospeso quando mi accorgo di quanto sia elegante e... sexy.

Indossa una camicia bianca, stretta e con i primi tre bottoni slacciati, accompagnata da un paio di pantaloni neri, che gli fasciano le gambe muscolose alla perfezione.
I capelli ricci sono umidi e meno voluminosi, ma molto più scuri e brillanti.

Anche lui osserva il mio modo di vestire, infuocando ogni parte di me e quando abbiamo finito di studiarci, finalmente le nostre iridi si incontrano e lo fanno con veemenza, alla ricerca di un contatto immediato.
Alzo un angolo della bocca e lo stesso fa lui, ma in maniera più lieve, facendo però comparire delle leggere rughette sul lato destro della guancia.

«Ora che ci siamo tutti possiamo andare» Lindsay si alza dal divano, stirandosi le pieghe della gonna blu con le mani.

Andremo a piedi al ristorante, dato che dista solo mezzo chilometro.

L'aria fresca della sera è piacevole, ma ho prevenuto e mi sono portata una giacchetta di jeans dietro.
Sono una persona abbastanza freddolosa, infatti ho praticamente sempre i piedi e le mani gelate.

«Siete uno schianto, ragazze» Duncan ci guarda attentamente, sorridendoci come un vero gentiluomo.

Anche lui non scherza affatto, considerando che indossa una maglia elegante bianca e un paio di pantaloncini beige.
Per non parlare del fatto che si è raccolto i capelli all'indietro con il gel.

«Concordo» aggiunge Scott, infilandosi le mani in tasca prima di avvicinarsi a me, «Sei molto elegante stasera» sussurra al mio orecchio, piegandosi leggermente per colpa della differenza di altezza.

Una folata di vento mi inebria del suo profumo, mischiato alla forte salsedine proveniente dal mare, il cui rimbombo si sente in lontananza.

Il suo fiato caldo solletica il mio collo, «Anche tu» ammetto, continuando a camminare.

«Come sta il piede?» domanda e nel muoverci la mia spalla scoperta si scontra contro il suo braccio, facendomi percepire il tessuto morbido della camicia.

PATENTE E LIBRETTO, SIGNORINA.Where stories live. Discover now