XIII

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La ferita al braccio prodotta dalla spada di Ormr era stata superficiale, perciò non lo aveva preoccupato affatto. Ma Kari, che oltre a essere un'eccelsa guerriera aveva conoscenze mediche, entrò nella camera da letto del re per fornire una conferma riguardo a qualcosa di cui sospettavano tutti:

«Ho esaminato la lama della spada di Ormr e oramai non ci sono dubbi: è stata davvero bagnata nel veleno di un eitr.» Dopo chissà quanto tempo d'incoscienza, era da un paio di giorni che aveva ritrovato la consapevolezza di sé stesso e ascoltava tutto, ma gli mancavano le forze per esprimersi. «Ora possiamo solo sperare che l'antidoto faccia effetto.»

«Hai scommesso bene. Complimenti» la congratulò Eyfura.

«Lo sospettavo per i sintomi. Il re avrebbe potuto essere morso senza accorgersene, ma non ci sono segni di zanne sulla sua pelle. È stato il traditore ad azzannarlo.»

Provò a insultare Ormr, ma una brusca contrazione dello stomaco gli tranciò la voce. Si acchiocciolò in un conato disgustoso e sputò alcune bolle di saliva asprigna. Perlomeno non aveva più tachicardia e palpitazioni, ma persisteva la secchezza delle fauci.

«Figliolo mio.» La madre gli poggiò sul petto la mano leggera, ma il peso delle palpebre si impose e tornò all'oscurità. «Vuoi dirci qualcosa?»

Ansava e spalancò gli occhi. Si disperò per la vista annebbiata, per il formicolio ai piedi e per gli arti intorpiditi. Presto sarebbe di nuovo sprofondato nell'oblio di sé stesso? Per gli dei, che sia stata la stessa Freya a ispirare questa donna nella preparazione di questo benedetto antidoto!

«Aveva riaperto gli occhi, ma ecco che li ha chiusi un'altra volta.» La voce di sua mamma era venata di delusione. «Mi domando quali orribili sensazioni stia provando, poverino. Sono sicura che ci veda e ci senta! Ciò si evince dal suo sguardo.»

«Abbiamo agito tempestivamente, quindi la cura non richiederà molto tempo» disse la scudiera bionda.

«Hai fatto benissimo a muoverti subito. Non avrei voluto perdere il re mio figlio appena dopo averlo riavuto.»

«L'eitr è una specie che possiede un veleno potentissimo, con un'azione rapida. Ho preferito non rischiare di restare ad aspettare per accertarmene. Comunque gli effetti collaterali dell'antidoto non sono affatto devastanti se confrontati con i danni del veleno.»

I giorni di convalescenza furono devastanti per Svafrlami non solo a causa dell'agonia fisica.

Malgrado la sua terribile iniziazione, con tutto ciò che aveva sperimentato appeso all'albero, era ancora un essere umano, una creatura vulnerabile. Non riusciva a rassegnarsi che un semplice veleno per poco non lo avesse spedito al Valhala. Forse per quello aveva visto una valchiria?

Sua madre non lo lasciava mai solo. Rimaneva al suo fianco giorno e notte. Allorquando si accorgeva che ella si era addormentata, che era sdraiata su un pagliericcio accanto al suo letto, il re di Gardariki piangeva.

In una sera tempestosa, prese la ferma decisione di non lasciar scorrere più alcuna lacrima.

Eikintjasna non era mai venuta a fargli visita; e per questa ragione l'aveva dapprima insultata dentro di sé, per poi concludere che la vecchia aveva fatto bene. A chi sarebbe servito vederlo in quelle condizioni pietose?

Fuori rimbombavano i tuoni. Furonvi momenti in cui si chiese se la strega non si trovasse lì, presente in spirito, le sue rughe avvelenandosi di mordace rimprovero. Ma quanto era fragile e ridicolo! Ormr lo aveva battuto. Hai sprecato la mia ascia! La stridula voce della volva, accompagnata dagli spruzzi di saliva che balzavano dalle labbra screpolate. Uno di questi, caldo e salino, si sparpagliò sul suo volto.

«Dannata vecchia!» Aveva riaperto gli occhi e ascoltato la sua stessa voce. Un crampo di dolore gli percorse la schiena, ma riuscì a sollevare il tronco.

«Svafrlami, figlio mio!» Pure sua madre aprì gli occhi e si lanciò su di lui per abbracciarlo.

«Ce l'ho fatta! Non mi sono appeso all'albero sacro per morire a letto!» Il dolore gli arrivava fino alla nuca e non sentiva più la voce della vecchiaccia, ma un suono simile a un pizzicato d'arpa. Lì non c'era nessuno scaldo. Chissà però se non era presente Bragi, nascostosi dietro i veli della sottile poesia degli Asi, che decantava il suo ritorno su Midgard? «Oggi, onde celebrare il mio trionfo, sarà allestito un gran festino!» Era mattina presto e i fasci del sole accarezzavano le tende semiaperte delle finestre e illuminavano il materasso dal quale balzò il monarca.

Più tardi, durante il banchetto, ringraziò Kari, offrendole il primo corno di idromele, poiché era stata la responsabile della sua guarigione.

«Non dimenticherò mai il bene che mi avete fatto.»

«Non ho fatto null'altro che adempiere al mio dovere, sire.»

Il secondo corno l'offrì a sua madre, che gli era rimasta accanto per tutto il tempo. Il terzo a Eyfura, che aveva combattuto insieme a lui contro Ormr, e il quarto a Hillevi, l'altra sua leale scudiera. Il quinto lo allungò verso l'ultimo a sedersi al suo desco, jarl Stenkil, il più fedele tra i comandanti delle truppe, il quale si era concentrato durante l'assedio nella difesa delle mura:

«Tra gli jarl, siete l'unico a essermi rimasto fedele?»

«Non avrei potuto fare in diverso modo, gentilissimo sire. Dopotutto, pur non avendo idea delle vostre condizioni, rimanere fedele al re significa rimanere fedele a Odino, che non è altro che il Re dei re, e a Gardariki, che non è altro che il corpo di cui il re è l'anima. Jarl Ormr, sebbene fosse vostro cugino, credo si trattasse di un bastardo e che il suo sangue contenesse pus e veleno. Non avrei mai sostenuto un usurpatore! Non mi restava quindi che insistere nel rafforzare le difese di questa città, superando le tentazioni dei giorni peggiori, visto che eravamo poveri di scorte. Ero comunque già pronto a combattere in campo aperto quando avete deciso di lanciare il contrattacco condotto da voi in persona.»

«È un peccato che non tutti sappiano davvero cosa sia un re.»

«Ora ci preoccupa che Ormr abbia sottomesso molte terre che non sono più sotto il nostro diretto controllo.» Eyfura sollevò il mento con una smorfia di disgusto.

«Jarl Stenkil.» Svafrlami non permise alla sua eccitazione di incrinarsi, numerosi gli scaldi intorno che cantavano: Svegliati, Gróa! Svegliati, brava donna! Io ti invoco innanzi alla porta dei morti. Se ti ricordi, hai esortato tuo figlio a venire al tumulo vicino alla tua tomba. «Vi incarico di diffondere messaggeri in tutto il regno, per annunciare che il sovrano legittimo è tornato e che tutti coloro che hanno giurato fedeltà ad Ormr devono venire a Holmgard per chiedere perdono e rinnovare il giuramento di lealtà nei miei confronti, altrimenti saranno decapitati e le loro teste bruciate allo stesso modo che quella del traditore.»

«Sarà fatto come ordinate, sire.»

«Vi chiederò anche un altro favore. Domani chiamate qui il maestro carpentiere. Ho un argomento rilevante da discutere con lui.»

La mattina successiva, Svafrlami era solo in piedi davanti al suo trono. Entrò il maestro carpentiere, un uomo tozzo d'avanzata età, che emanava una particolare saggezza che il re riusciva a scorgere: «Alfine sei venuto.»

«Sire?» Esitò a piegare il ginocchio, probabilmente perché non si aspettava che il sovrano avesse quell'aspetto. «Sono venuto appena mi è stato possibile.»

«Ho bisogno del tuo aiuto.» Svafrlami additò il suo scranno, che gli sembrava sempre di più un brutto seggio, fin troppo grezzo, poco più di un'alta sedia di legno. «Questa cosa oramai non mi soddisfa più. Abbisogno delle tue istruzioni e della tua esperienza. In modo che tu possa crearmi un trono che corrisponda a quello che sono diventato.»

«Ma... certo.» Il maestro carpentiere deglutì a stento, ma ritrovò il fiato. «Sarà un grandissimo onore, sire!»

«Verrai ben ricompensato.» Per cominciare, lo invitò a tavola e mandarono giù insieme una birra scura e talmente spessa da essere masticabile.

Con il mio nuovo trono, avvierò la ricostruzione del mio regno.

Il Verme del SangueNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ