XXXV

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«Maledetta sia questa spada! Non c'è stato nemmeno un istante in cui, dopo essere stata sguainata per la prima volta, non abbia avuto bisogno di essere subito ricoperta da carne e sangue!» Senza lasciare il trono, Svafrlami gettò la Tyrfing sul pavimento della sua sala magna a Holmgard. «Addirittura da quello di mia madre e della mia promessa sposa, oltre a essere stata causa del terrore e della fuga di mia sorella! Perverso serpente sanguinario, mi hai avvelenato! Impedisci al mio albero di moltiplicarsi in rami e frutti. Povera Hnoss! Non se lo meritava quell'orribile fato. Pare che il mio fidanzamento sia stato consacrato sotto Ehwaz invertita.»

Fissò il fuoco di una delle lucerne. Si indeboliva. Bastò distogliere lo sguardo e la notte divorò il giorno.

«Ci sono persone che non sanno scherzare.» Si fece presente una voce pregna d'ambiguità.

«La mia vita non è uno scherzo, Loki.» Gli occhi della puzzola luccicarono nelle tenebre, come a presagire un'infida trovata. «Il male che tu e tua figlia mi fate apre in me piaghe zeppe di vermi.»

«Non gira sempre egual la cieca dea; or ride e t'accarezza, ed or t'è rea» canticchiò la bestiola. «Mica centriamo noi tutto il tempo?» Afferrò la lama maledetta coi denti. «Alzati, Svafrlami, e riprendi la tua spada. Crescere è una faccenda seria. Ma so che è quel che desideri, non è vero? Crescere senza sosta.» Yggdrasil crebbe dietro Loki in rami intricati e frutti sfavillanti. «Espandi il tuo regno fino al punto che non ci sarà più spazio per un altro! È giunta l'ora di deglutire scettri e corone, eppure resterai affamato. Io ti fornirò più di quanto possa essere consumato dal fuoco.»

Sia Loki che il frassino svanirono nel nulla. La Tyrfing ricadde sul pavimento e l'urto del metallo sulla pietra riecheggiò nel salone. Le lucerne si riaccesero.

Svafrlami si alzò dal trono, camminò fino a dove era crollata la spada e la riprese in mano, stringendola forte.


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Il cavallo è una gioia per i principi in presenza dei guerrieri; un destriero è un sole d'orgoglio quando i ricchi sulla sella spandono parole su di esso. Ed è anche sempre fonte di benessere per l'irrequieto. Il fedelissimo Stenkil accarezzava la criniera del suo cavallo, che sbuffava e sembrava più agitato del solito, e rammentava i versi di un antico poema runico. L'esercito di Gardariki e quello di Sumla erano schierati in posizione di battaglia l'uno di fronte all'altro. Il re Haddingus non osava fare la prima mossa ed era probabile che quella situazione divertisse Svafrlami, che si era piazzato al centro dell'avanguardia, senza armatura. Le rune della Tyrfing erano dipinte sul suo torso nudo con una tinta a base di sangue.

«Sono stati nove i giorni di lutto a Gardariki dopo la brutale dipartita della principessa di Pallteskja» disse Rurik, che era diventato jarl Rurik e aveva ricevuto l'incarico, insieme a jarl Stenkil, di comandare la retroguardia dell'esercito. «Ora eccoci di nuovo sul campo delle armi. Lo sapevo che, tosto o tardi, il nostro sire avrebbe ritrovato quel calore al petto che lo avrebbe incitato a riprendere la spada.»

«Il sangue versato da molti valorosi guerrieri non cancellerà il sangue di un'innocente gettata fra le braccia di Hel» rispose Stenkil.

«Non sta a noi giudicare chi è innocente e chi non lo è. I giudizi dei re sono spesso crudeli, ma se non agisse in tal guisa, sarebbe considerato un uomo debole e si ribellerebbero contro di lui come hanno fatto jarl Ormr e jarl Kolr.»

«Ma abbiamo avuto la prova che la sua è una spada maledetta. Perché Eyfura è fuggita? Conosci le voci sull'omicidio della regina madre. Ora non ho più alcun dubbio che siano veraci.»

«Non sappiamo che cosa il re abbia visto prima di uccidere la principessa Hnoss. Potrebbe aver scorto un destino funesto in cui lei lo tradiva e lo uccideva. Non è infrequente vedere potentissimi sovrani soccombere di fronte a fanciulle dal grazioso aspetto ma dal cuore oscuro. L'iniziazione dell'albero ha concesso al nostro re poteri che vanno ben oltre la nostra comprensione.»

«Questo è vero, ma la spada è venuta dopo. Il re ha torturato e offeso quei nani, dopodiché tante cose sono cambiate.»

«Adesso è fatta. La spada ha comunque bisogno di qualcuno che la maneggi.» Rurik strinse la presa sul manico della sua ascia, sul quale era rappresentato un combattimento fra nani e lupi.

Presto sarebbe iniziata un'altra pugna sanguinosa, in cui avrebbero combattuto sotto il comando degli ululi di un famelico re lupo.


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«Orsù, uomini! Non siete stanchi di attendere? Haddingus è un codardo! È giunto il momento di assalirlo!» Svafrlami fece suonare i corni e i soldati esultarono. Si lanciò all'attacco a galoppo innanzi agli eccitati fanti armati d'ascia e scudo, alla sua carica unendosi altri cavalieri, con in mano mazze dotate di rostri affilati. Il sovrano era il solo a impugnare una spada, la cui lama risplendeva con la luce della runa Isa.

Presto il campo si colmò di cadaveri.

«Ancora una volta, ho vinto.» Il re di Gardariki discese dal suo cavallo per camminare in mezzo ai corpi esanimi. «Ora i fertili campi di Sumla sono miei.» L'erba e i fiori erano schiacciati dai cadaveri di uomini e animali, incluso quello del re Haddingus, sorvolato da mosche e conficcato al suolo da un'ascia che Svafrlami riconobbe. Avrebbe voluto ucciderlo lui, ma Rurik lo aveva raggiunto prima.

Intanto qualcun altro gironzolava da quelle parti, oltre ai soldati che raccoglievano gli elmi, le armi e le corazze dei nemici ancora in buone condizioni.

Sì, eccolo di nuovo, sbatté le palpebre: era Odino, con il volto adombrato dal cappello a larghe falde. Ancorché alcune persone mi disapprovino, e sostengano che sono un pazzo o il cane Garm in persona, so che non c'è niente che non vada bene. Non mi interessa quel che dicono, perché se sono l'unico che vede qui il Padre di tutte le cose, questo avviene perché egli mi approva, e ho bisogno solo della sua approvazione.

Per la prima volta, l'occhio di Odino si posò su Svafrlami. L'altro era un'orbita vuota contenente una runa bianca. Il re di Gardariki sperimentò un brivido alla schiena che gli strinse i fianchi per sfiancargli le gambe, ma si mantenne fermo. Il sovrano di Asgard sparì.

Certuni affermano che il fuoco alimentato dalla collera sia cieco, ma la mia collera è uno strumento di Odino, che grazie a me avrà sempre nuovi guerrieri nel Valhala, alzò gli occhi verso il cielo e si sentì trasportare in alto. Uno strepito d'armi e armature si appropinquava. Rimase a bocca aperta perché poté vedere di cosa si trattava: un esercito celeste arrivava ad alta velocità.

Ne comprese la cagione, quale testimone della diversità dei colori e della ricchezza delle tuniche e degli arnesi; si diceva che le aurore colorate nell'estremo nord fossero prodotte dalle valchirie quando avanzavano insieme.

Non riuscì a distinguere le singole figure. Era un raggruppamento compatto, omogeneo nella sua potenza, fiancheggiato da fulmini.

In un baleno, alcune armature sembrarono ricoperte di sangue, spezzati gli scudi e gli elmi infranti, e altre guerriere forate e sanguigne aveano le corazze.

Tutto ciò però, se non scomparve dopo un nuovo lampo, riprese a risuonare limpido: centinaia di scintille balzavano dalle punte delle loro lance e spade e cavalcavano su splendidi destrieri, tranne una su un lupo grande come uno stallone. Percorrevano l'aria con impeto e la vittoria irradiava dai loro pettorali.

Trovarsi lì in mezzo era come venire scorticato da un turbine d'acciaio. Tornò giù percorso da un brulichio di dolore, che però cessò subito. Uno dei suoi armigeri celebrava il trionfo, con due teste di nemici pendenti a ogni lato della sella. Qualcun altro sghignazzava.

Angoscia, dovresti cercare un nuovo bersaglio, poiché la morte di Hnoss non è avvenuta invano. È stata un segno che niente dovrà distrarmi! Né moglie, né volva, né madre, né sorella! Gonfiò le narici. L'aria attorno, nonostante la morte, profumava di viole. A proposito di mia sorella, chissà dove si sarà infilata Eyfura! Sento che è ancora in vita. Dal mio trono, potrei localizzarla facilmente, ma, a pensarci bene, ho altre cose più importanti da vedere e da fare.

Il Verme del SangueWhere stories live. Discover now