XXXVIII

18 4 0
                                    

L'esercito di Gardariki attorniava Holmgard. Un cavaliere longilineo spiccava dinanzi alle sue truppe, a torso nudo. I cazari lo scrutavano dalle colline.

«Potresti spiegarmi questo cosa significa?» chiese a uno dei suoi comandanti il khagan, tirandosi i baffi che gli raggiungevano il mento. «È possibile che quello strano uomo, che non indossa alcuna protezione, sia il re Svafrlami?» Era vero che i cazari prediligevano armature leggere e indumenti a trama larga, ma non indossare nulla? Prima di dirigersi alla pugna, il khagan orgogliosamente aveva calzato un elmo verniciato in oro e si era ricoperto con una corazza composta da piastre di ferro collegate da cinghie di cuoio, le sue spalle ornate da un mantello vermiglio con uno stallone nero cucito sopra.

«Sì, mio signore. È proprio lui.» Gesa, il nobile cavaliere che era al suo fianco, ricopriva il capo con un folto cappuccio di pelliccia d'orso. «Dicono che possieda una spada magica, che lo rende fiducioso di poter combattere contro di noi senza preoccuparsi del proprio corpo.»

«Una spada magica? E tu ci credi?» Un vento gelido gli sferzava il volto.

«Sumla, Súrsdalar e molti altri sono stati sconfitti con grande facilità.»

«Ma certo, dalle truppe di Gardariki! Io non avrò paura di un pazzo. Il grande khagan dei cazari non si lascia intimidire da leggende e fantasie!» Sollevò la lunga lancia che aveva in mano, un dono dei greci. «Attraverserò il petto di Svafrlami da parte a parte, poi getterò il suo cuore nel fuoco e lo ridurrò in cenere. Dimostrerò che è soltanto un uomo, la cui spada non sarà mai in grado di trafiggere la mia armatura. Iniziamo la discesa!»


******************************************************


«Perfino il lupo Fenrir non riuscirebbe mai a strapparmi dalle mani la Tyrfing» disse Svafrlami a jarl Rurik, che si trovava al suo fianco, nel momento i cui i cazari si scagliarono contro la sua avanguardia.

«Così come nessuno mi allontanerà mai da voi.» Costui scosse le redini del suo destriero e sul volto del gran monarca affiorò un sorriso.

Le frecce dei cazari colpirono uomini e scudi di Gardariki. Ma l'esercito di Svafrlami tosto cominciò ad avere la meglio, soprattutto grazie all'azione del suo sovrano, che recideva soldati e armature come fossero carne morbida. Ciò finché non lo raggiunse la lancia di un milite dall'elmo dorato, probabilmente il loro re, la quale gli si conficcò in mezzo al corpo.

Il possente guerriero girò la punta dell'asta nella carne di Svafrlami e costui stramazzò a terra.

La polvere gli entrava in bocca. Il fracasso dei caschi dei cavalli era assordante, sommandosi ad esso gli stridi dei combattenti, quelli dei cazari più acuti e più fastidiosi di quelli dei suoi, soprattutto quello di colui che lo aveva disarcionato e adesso celebrava.

Svafrlami non rimase a lungo disteso sul suolo. Mosse di nuovo le braccia e, con la mano destra, estrasse la lancia mentre il sangue sgorgava. Si issò in piedi con lentezza, la Tyrfing tenuta stretta dalle dita della mano sinistra. La sua ferita si chiudeva e i cazari lo fissarono sbalorditi. Gli occhi dell'avversario dal casco dorato si spalancarono in tal guisa che non sembravano più occhi a mandorla.

«Tutto qui?» chiese, avanzando con un ruggito.

Un'onda tagliente si propagò oltre la lama della spada e, senza nemmeno toccare il re dei cazari, gli scisse il cavallo e metà del corpo.

I cazari, poscia la morte del loro capo, furono presi dal panico, ma alcuni non fuggirono. Il cielo si oscurava. Centinaia di dardi continuarono a essere scagliati. Svafrlami fu trafitto da cinque. Poi dieci. Quindi venti. Indi cinquanta. E il re di Gardariki seguitava a combattere, tornato in sella al suo corsiero, senza più crollare, come se stesse ricevendo sul corpo niente di più che una pioggia battente.

Il Verme del SangueNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ