XXXVI

19 4 0
                                    

Alcuni lupi erano tornati. Altri erano appena arrivati. Il giovane Angantyr cavalcava un uro e, nonostante la tenera età, superava in statura perfino suo padre, la cui combriccola aveva i carri traboccanti di pelli, ma anche di spezie, abiti di seta e velluto e scrigni contenenti luminosi gioielli, come gli anelli nelle mani di sua madre, che, per quanto trascorressero gli anni, non invecchiava di un solo giorno. Nei suoi primi ricordi, aveva già quell'aspetto, con la differenza che ora era molto più ricca.

Attorniata dalle sue scudiere, un piccolo bosco di lance e belle chiome profumate che si dilatava in movimento, indossava un mantello di piume di falco, tutta una bellezza che contrastava con la desolazione circostante. Eranvi alberi caduti, pozzanghere putride, villaggi abbandonati e il cadavere di un bue su cui strisciava un serpente.

«Incredibile! Fin da quando abbiamo lasciato l'Asia, ovunque abbiamo sentito parlare del grande impero di Gardariki. In ogni locanda sentivamo commenti a riguardo. A Costantinopoli, jarl Gestumblindi mi ha detto che Svafrlami, a causa delle sue conquiste, è divenuto più ricco dei re degli Angli e dei Franchi, e che la sua gloria adesso si eguaglia a quella del basileus o addirittura la sorpassa! Eppure quel che vedo, Eyfura carissima, è peggiorato assai rispetto allo scenario che abbiamo lasciato indietro tredici anni fa.» Il feroce Arngrim non era l'unico a tapparsi le narici per frenare il tanfo di carne avariata, ma ad Angantyr quell'olezzo non dispiaceva, anzi, era come trovarsi vicino a un festino; mancava solo il fuoco per abbrustolire la carne.

A quanto pareva, quel sentore non disturbava nemmeno Hervard, il più grande dei figli di Arngrim dopo di lui, che, impettito sulla sella del suo ronzino, portava appesi ad essa una decina di rotoli di pergamena scritti in greco e in saraceno.

Hjorvard era chino sul suo mulo e i suoi biondi capelli scompigliati erano gettati sulla fronte. La sua bocca assunse una piega nauseata.

Il piccolo Bui guardava di qua e di là, come se aspettasse qualcosa, spalancando e socchiudendo gli occhi un po' torbidi.

«Tutto l'ampliamento della miseria è certamente dovuto a mio fratello.» Un oscuro nevischio martoriava il suolo, ma i capelli della principessa di Gardariki erano ancora simili alla luce del sole delle terre fertili che circondavano la Babilonia.

«Hai sentito che ha ucciso la sua giovane sposa? Questa è una cosa che non farei mai.»

«Trattandosi di lui, ciò non mi sorprende affatto. Nemmeno tu dovresti essere sorpreso, dopo tutto quello che ti ho raccontato. Povera e folle fanciulla.»

Ma ad Angantyr il fato della principessa di Pallteskja non faceva alcuna pena. Da quel che ho sentito su di voi, zio Svafrlami, accarezzò le corna della sua bestia, posso essere certo che mi piacerebbe tanto conoscervi.

Il Verme del SangueWhere stories live. Discover now