Nei suoi migliori tempi, nei suoi giovani giorni, si sentivano narrare cose straordinarie e mirabili su suo fratello. Quanta gentilezza eravi in lui! Quanto era bello il suo corpo!

«Un giorno lo ameranno tante splendide nobildonne, simili a Freya e Sif!» diceva sovente il loro padre.

Chi avrebbe mai pensato che ora un'affermazione del genere non sembrava per niente credibile! Chissà quali tormenti suo fratello non aveva patito negli ultimi giorni. Eikintjasna aveva la fama di essere una maestra inflessibile.

Svafrlami salì i gradini che portavano al trono. Lo raggiunse e baciò il volto della loro mamma, che intrecciò le dita di fronte al cuore e lasciò il seggio perché suo figlio vi si assidesse senza tentennamenti. Si diffuse uno scricchiolio di ossa, oltre che un odore nauseabondo, che assomigliava a quello di un cadavere, proveniente dal legittimo sovrano. Eppure chi avrebbe osato contestarlo? Gestumblindi e il suo paggio non ce l'avevano fatta e si erano tappati le narici.

«Non abbisogno di vermi. Al momento ho poca carne per essere rosicchiata, ed è assai dura e callosa.» Svafrlami si raddrizzò sulla scranna.

«È fantastico. Pensavo che non saresti stato in grado di completare l'iniziazione dell'albero.» Eyfura conservò aperta la bocca.

«Sono Gardariki e nessuno potrà mai mettermi le mani addosso per spingermi verso le profondità di Helheim. Ora è giunta l'ora di fare come Thor e pescare il serpente: abbiamo bisogno di una buona rete e del martello del figlio di Vidrir. Non degli inviti di Sif, che si distrasse ed ebbe i suoi capelli rubati da Loki.» Squadrò il corteggiatore della loro madre. Costui sembrava essersi dissolto nelle feci del cavallo del re.

S'ingobbì e prese congedo con la testa china e le spalle calate, lasciandosi indietro il suo forziere.

Il valletto incespicò sul lastricato del pavimento e per poco non piombò con la faccia sulla merda.

Un sorriso sfiorò le labbra di Eyfura. Ordinò a Kari e Hillevi di uscire. La seconda annuì con il capo a metà rosso, l'altra le voltò le spalle con le dita strette attorno al manico della lancia.

«Quello che mi chiedo ora è come tu sia riuscito ad entrare in città.» Ora potevano parlare in famiglia. «I poteri concessi dalla Grande Iniziazione sono davvero così magnifici?»

«A quanto pare, nemmeno Eikintjasna, quella vecchia maledetta, mi ha parlato appieno della portata dei poteri che questo rituale conferisce a colui che lo conclude. I soldati dell'usurpatore non sono riusciti manco a sfiorarmi. Ne ho uccisi una dozzina. E nel momento in cui ho urlato perché le porte si aprissero, i miei uomini mi hanno subito riconosciuto la voce, quantunque mi sembri di aver acquisito la raucedine dei corvi.»

«Peccato che si evince, da quello che hai detto, che non hai ancora mozzato la testa a Ormr» disse la loro mamma, che era di piccola taglia, ma aveva occhi che potevano assumere la stessa freddezza del ghiaccio.

«Non l'ho visto d'alcuna parte. Ma questo, ne siate sicure, non tarderà ad avvenire.» I suoi occhi rifulgevano di una luce colma di ardimento e ferocia che sembrava appartenere ai più implacabili eroi della leggenda.


Il Verme del SangueWhere stories live. Discover now