XLIII

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Spero che la pazienza di Odino con me non giunga alla fine, il re Od non prendeva parte né ai combattimenti né ai banchetti nel Valhala. Invece se ne stava per tutto il tempo in disparte nel giardino del palazzo degli einherjar. Talvolta ho l'impressione di essere stato portato qui per caso, perché non sono degno di trovarmi in questo luogo.

Presero a crescere delle scintille che lambivano alcuni fiori dai petali dorati.

«Rallegrati, mio buon re, e torna a combattere, poiché il nostro trionfo non verrà rimandato a lungo!» Ma quella voce alle sue spalle apparteneva alla sua compianta moglie! Credeva che una volta nel Valhala, i caduti scelti da Odino non avrebbero mai più potuto rivedere i loro enti cari, dovendo dedicarsi esclusivamente a prepararsi per il Ragnarok: tuttavia si girò e innanzi a sé splendeva una femmina rivestita da fasci solari, le cui fattezze erano ancor più ammalianti di quelle della sua consorte.

«Ma voi – » Dopo la morte le belle donne diventavano forse simili alle dee?

«Io sono Freya. Il ventre che accolse il tuo tesoro.»

Socchiuse le labbra e spalancò gli occhi. Non riusciva a muoversi. Delirava oppure era possibile che la vera identità di sua moglie fosse la dea dell'amore? Non posso dire che siffatta rivelazione non faccia alcun senso, giacché costituiva una validissima spiegazione per le caratteristiche meravigliose di sua figlia, che era quindi una semidea, non soltanto la figlia di una volva; o meglio, non era Freya la più potente fra tutte le volve?

Quello non poteva essere uno scherzo di Loki, che non si sarebbe mai avvicinato così tanto al Valhala.

«Mia signora.» Non poté fare altro che non mettersi in ginocchia, vicino alle quali nacquero nuovi fiori.

«Alzati, carissimo. Odino mi ha parlato del dolore che ti martoria l'anima; è anche per cagion di questo che sono venuta. Perdonami perché non ho potuto fare prima, ma una dea come me ha sempre tanti doveri da adempiere. Pure tu dovresti rimanere attivo. È ora di rimetterti in piedi, Od.»

«Signora, potreste dirmi dove si trova Hnoss?» La obbedì e si alzò.

«Nel mio palazzo, il Folkvangr.»

«Non potete immaginare quanto questo mi sollevi! Ero straziato dalla paura che potesse trovarsi a Helheim!»

«Non avrei mai permesso a Hel di conficcare i suoi artigli nella carne di mia figlia. Gli stessi che presto dovrà sottrarre anche dal suolo di Midgard.»

«Quindi si appropinqua la fine di Svafrlami?»

«Ho formalmente richiesto a Odino perché diriga contro Holmgard un esercito di anime maledette. Una volta vicine alle sue mura, non potranno resistere al sentore della paura. Svafrlami è temuto dai suoi stessi soldati, che non disertano per timore di essere rintracciati dall'orribile re nato morto, che verrà presto annichilito insieme alla sua città.»

«Ma chi sarebbero queste anime maledette?» Od aggrottò le sopracciglia.

«Sono il risultato di una maledizione che ho inflitto a una banda di berserker e a tutti coloro che li hanno seguiti nel loro misfatto. L'errore più grande della loro esistenza è stato commesso poco dopo il rientro di questi lupi nelle foreste di Gardariki, poscia tredici anni di assenza, proprio quando il momento non poteva essere peggiore, il paese sempre più colpito da inspiegabili morti di animali e da scarsissime messi. Pensavano di trovare un regno rigoglioso, dopo aver saputo delle conquiste di Svafrlami, e invece lo hanno trovato distrutto. Il branco e le misere ombre che sciamano attorno ai villaggi di Gardariki non hanno quasi nulla da mangiare. Eppure ciò non giustifica il loro delitto: l'uccisione del mio cinghiale sacro. Ora è giusto che coloro che mi hanno offeso facciano qualcosa a mio vantaggio.»

«Che genere di maledizione avete scagliato su di loro? Non sono sicuro di aver compreso tutto.»

«I berserker hanno perso ogni onore. Un tempo guerrieri indomabili al servizio di Odino, ora possono combattere imbevuti della loro furia soltanto contro coloro che provano paura. Se si trovano di fronte a due uomini, uno spaventato e l'altro no, uccidono solo quello intimorito, ignorando l'altro! Mentre coloro che non erano berserker prima, lo sono diventati. Possono trasformarsi in predatori indomabili, sempre e soltanto quando la preda emana il sentore della paura. Parlo del terrore che può risvegliarsi in chiunque, financo nei propri cari, per qualsiasi motivo.»

«Ma Svafrlami è in grado di provare paura?»

«Egli nasconde nel suo cuore più paura di qualunque altro essere umano. Altrimenti non avrebbe voluto produrre una spada che gli procurasse l'invincibilità.»

«E perché non li avete guidati voi stessa verso Holmgard?»

«Coloro che erano berserker non hanno smesso di esserlo. Pertanto sono sotto l'autorità di Odino. Ma il nemico del Lupo ha accettato il mio appello contro il carnefice di nostra figlia, pur essendo costui un suo discendente. Ciò dimostra che gli Asi e i Vani restano uniti. Tutto quello che non vorrei, e sono sicura che nemmeno Hildolfr lo desideri, è rivivere l'orrore della prima guerra che ha devastato l'universo.»

«Cosicché Svafrlami e la sua spada maledetta verranno infine gettati nella dimora dei morti e saranno divorati da bestie fameliche. Il suo regno è già dominato dalla nebbia che gli ha ricoperto gli occhi.»

«Quando Svafrlami raggiungerà la sua destinazione finale, non ci sarà nessuno ad accompagnarlo. Nessun valoroso einherjar risiede nel suo salone.» Freya si avvolse con il suo mantello di piume. «Colà vi sono soltanto schiavi della paura. Chi lo sosterrà quando arriverà il suo Ragnarok?»

Il volto della dea si allungò, acquisì un becco ed ella si trasformò in un falco. Volò via lasciando cadere alcune piume iridescenti. Od ne afferrò un paio con la mano.

Stette a guardarle per un attimo. Da vicino erano luminose e variopinte come il ponte di Heimdall. Indi chiuse le dita ed entrò nel Valhala risoluto a combattere.


Il Verme del SangueWhere stories live. Discover now